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Netflix vs. Amazon: la sfida passa dalla tv per bambini

Da DreamWorks a Nickelodeon passando per Disney, si accende la competizione tra portali di video ondemand per aggiudicarsi il pubblico dell’infanzia, magari anche strappando fette di mercato ai network tradizionali.

Nella competizione per la leadership del mercato del video on demand, un nuovo settore sta emergendo quale fondamentale terreno di scontro tra due player di primo piano a livello mondiale, Netflix e Amazon. Non si tratta solo, come già chiaro da diverso tempo, dell’investimento in programmazione originale, che ha visto il primo dei due concorrenti dare il via a serial firmati da grandi nomi del cinema, quali House of Cards (di David Fincher e con Kevin Spacey) o Helmock Groove (di Eli Roth), e il secondo lanciare una sorta di selezione online per pilot da convertire poi in vere e proprie serie destinate al web. Ad attirare le mire e gli sforzi finanziari dei due portali di video on demand ultimamente sembra un particolare tipo di prodotto audiovisivo, vale a dire quello destinato all’infanzia, su cui la guerra si combatte a suon di diritti aggiudicati e di partnership per sviluppare  nuovi contenuti.

spongebob

Una delle mosse più eclatanti in questo senso è stata quella di Netflix, che si è aggiudicata un accordo esclusivo con DreamWorks Animation grazie a cui potrà sviluppare nuovi programmi basati sui popolarissimi franchise dello studio cinematografico, da Shrek a MadagascarKung Fu Panda e Dragon Trainer, senza contare tutti gli altri personaggi nel catalogo Classic Media, pure a disposizione della società di  Jeffrey Katzenberg.  C’è però un fronte su cui il portale ha dovuto compiere un altrettanto rilevante passo indietro, lasciando ad esempio estinguere l’intesa con il colosso mediatico Viacom, cui fa capo anche il canale dedicato ai più piccoli Nickelodeon. Un colpo non indifferente, se si calcola che la programmazione per l’infanzia ha sempre costituito uno dei settori più proficui anche per le televisioni tradizionali, con Disney e, appunto, Nickelodeon impegnate a raccogliere 1,7 milioni di spettatori a testa e al giorno nei soli Stati Uniti, stando a quanto riportano le stime di Nielsen.

Ecco perché perdere asset come i cartoni di Spongebob non sta giocando attualmente a favore del portale guidato da Reed Hastings, come dimostra un video amatoriale girato da un genitore e messo su YouTube, che mostra un bimbo in lacrime per l’impossibilità di guardare ancora su Netflix i suoi programmi preferiti. Tanto più che l’accordo con Viacom è passato direttamente nelle mani del portale di e-commerce e dei suoi servizi di streaming, per una cifra che è stata stimata in centinaia di milioni di dollari. Netflix di contro, ha nella manica una partnership con Disney del costo di 300 milioni l’anno, che dal 2016 porterà in via esclusiva sul portale i film anche di nuova uscita dello studio cinematografico, compresi quei titoli imperdibili per  i più piccoli.

Tirando le somme, si può notare come il pubblico compreso nella fascia d’età 2-11 ha consumato nel primo quarto del 2013 più di 112 ore di tv tradizionale al mese, per quanto riguarda gli USA, contro le 4 ore e mezza dedicate allo streaming. Si tratta comunque di un risultato doppio rispetto all’anno passato, che conferma come la corsa dei portali di VOD e SVOD ad aggiudicarsi sempre più prodotti e sempre più programmazione originale dedicata all’infanzia, potrebbe risultare davvero tra i fenomeni più destabilizzanti per i network tradizionali.

 

Fonte: Time

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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