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Dine in cinemas o family entertainment center: sarà questo il futuro delle sale?

Negli Stati Uniti continua il dibattito sulle possibili evoluzioni dell’esercizio che punta a trasformare le strutture sempre più in centri di entertainment quasi a prescindere dai film . Ma sono strade percorribili anche in Italia?

Una sala dine in

Negli Stati Uniti la crisi del cinema causata dal Covid ha intensificato il dibattito su come l’esercizio si possa rinnovare e cambiare per diventare sempre più attrattivo per il pubblico. Ci siamo già occupati del tema su cineguru.screenweek.it parlando di sale premium large format, che sono solo un aspetto delle discussioni di questi mesi tra operatori e giornalisti di settore, e anche di contenuti alternativi, come proposta aggiuntiva ai film. Robert Bernocchi nell’articolo “I cinema italiani devono migliorare” fa una approfondita riflessione sulle sale e si chiede se gli esercenti stiano lavorando nel miglior modo possibile per offrire un’esperienza di alto livello ai loro clienti-spettatori. L’argomento, quindi, è di attualità.

Tornando agli Usa, i riflettori sui cinema si sono nuovamente accesi a febbraio, durante l’annuale appuntamento con il Dine In Cinema Summit che si è tenuto a Dallas. I Dine In Cinema – ovvero i cinema che, essendo dotati di una vera cucina ristorante, offrono la possibilità di mangiare all’interno della sala offrendo menù particolari e variegati, andando ben oltre il binomio pop corn/bevanda – sono comparsi negli Stati Uniti già negli anni 90. Pur rimanendo sostanzialmente una nicchia nel parco sale americano, sono lentamente cresciuti di numero. I principali circuiti quali Amc, Cinemark e Regal, ad esempio, hanno al loro interno una proposta di auditorium dine in ma negli Usa operano anche catene specializzate come la texana Flix Brewhouse o Cinergy.

Lo scoppio della pandemia con i relativi lockdown, si legge nel nuovo numero di BoxOfficePro, non ha però decretato la fine di questo formato. Appena è stato possibile riprendere le attività, gli esercenti si sono trovati di fronte a un mercato con pochi titoli commercialmente forti e restrizioni, e hanno reagito ideando nuovi menù, ampliando le offerte culinarie e di bevande con lo scopo di riuscire a coinvolgere gli spettatori anche in presenza di un’offerta cinematografica debole o discontinua. In generale nei dine in si trovano sale moderne, in grado di offrire un alto livello di comfort e che propongono il binomio food-proiezione a prezzi ovviamente maggiorati che variano a seconda del menù – si può spaziare dal breakfast, alla pizza, dal pranzo alla cena e agli aperitivi – e che garantiscono una spesa media per spettatore più alta rispetto alle proiezioni tradizionali.

Un altro fenomeno che si sta diffondendo negli Stati Uniti è quello di multiplex come Family Entertainment Center (FEC) o come Cinema Entertainment Center (CEC). Si tratta di un’evoluzione di un format che conosciamo anche in Italia e che vuole fare di un cinema un vero centro di aggregazione per il tempo libero che, oltre alla proiezione di film, offra spazi per il bowling, aree per il gaming o il laser tag (ovvero spazi per simulare battaglie a squadre), spazi per la proiezione in realtà virtuale oltre alle classiche sale giochi e ristoranti. Un circuito come Strike + Reel offre anche nelle sue strutture piste con autoscontri, percorsi avventura o pareti per arrampicate. Un’altra insegna che ha investito in questa direzione è Evo Cinemas. Cinema di questo tipo nascono ex novo oppure sono il risultato della ristrutturazione di complessi già esistenti. Ormai, si chiedono gli esercenti americani, ha senso continuare a mantenere in vita multiplex di oltre 20 schermi viste le difficoltà di mercato e la mancanza di un numero sufficiente di titoli forti per sostenerle? Ridurre il numero di sale e attrezzare le strutture nell’ottica di moderni FEC, può essere la soluzione?

Un multiplex della catena Evo Cinemas
Un multiplex della catena Evo Cinemas che punta sui Family Entertainment Center

In Italia una vera e propria riflessione su possibili evoluzioni dei cinema, stenta a decollare. Non mancano, però, gli esperimenti. Sul lato dei dine in, tra i pochi esempi si può citare la Sala Nobel Eataly dell’Anteo Palazzo del Cinema di Milano mentre sul lato FEC, il circuito Cinelandia durante il Covid ha dotato i suoi cinema di Arosio (CO) e Gallarate (VA) di due family park.

Non sappiamo se questi format possano essere una risposta alle difficoltà che le sale stanno attraversando e che il cinema, inteso come film per il grande schermo, sta ancora vivendo. Siamo d’accordo che alla base dell’esperienza cinematografica ci debbano essere soprattutto i film e gli investimenti in comunicazione da parte dei distributori e degli stessi esercenti per far conoscere i titoli al pubblico e portarlo in sala. Tuttavia, al di là delle preferenze di ciascuno di noi – personalmente non sono attratto dai dine in cinema e neanche dai FEC – quello che è interessante del dibattito americano, a nostro avviso, è il tentativo di rendere multisale e multiplex mete per il tempo libero a prescindere dall’offerta cinematografica, proponendo un’esperienza che nei Cinema Entertainment Center non per forza si debba concludere con la visione di un film. Forse l’esperienza della visione in sala come siamo stati abituati a viverla fino ad oggi è destinata irrimediabilmente a cambiare e anche se soluzioni vincenti e risolutive delle difficoltà non ci sono, stare immobili sperando che si possa tornare alla centralità dei cinema come nel passato è forse l’errore più grande che si possa fare.

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