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Il riavvio (non solo) del cinema è una maratona, non uno sprint

Per tutte le attività economiche colpite direttamente dal lockdown la ripartenza è una gara di resistenza più che uno sprint, a maggior ragione per il cinema.

Non c’era bisogno delle parole dell’analista di Comscore, Paul Dergarabedian, riprese nel titolo e citate in questa storia dell’Associated Press riprotata dal New York Times sulla situazione dell’esercizio americano, per darci la consapevolezza che la nuova normalità del settore cinematografico sarà una gara di resistenza, non certo uno sprint di pochi mesi.

In realtà è anche presuntuoso e autoriferito pensare che quella della maratona, con annesso balletto, sia una dinamica che riguarda il cinema e non l’intera economia.

Chiunque gestisca una attività (colpita in modo più o meno pesante dalla crisi del Covid-19) sa benissimo, dal giorno in cui ha dovuto chiudere bottega, che è un problema di tempo: mancano i ricavi, mentre i costi possono essere compressi solo fino ad un certo punto. Ogni giorno che passa senza ricavi (o con entrate inferiori alle uscite) peggiora quello che sarà il risultato a fine anno e si consumano, per sopravvivere, risorse che tra l’altro servono per rendere possibile la ripartenza delle attività e per sostenerla fino ad un nuovo equilibrio economico.

Tutte le attività colpite sono in apnea e hanno cassa a sufficienza per arrivare fino ad un certo punto. Ognuno ha il suo punto di non ritorno o orizzonte degli eventi. Lo sono i ristoranti che facevano 400 coperti al giorno e ne fanno 40, tanto quanto quelli che ne facevano 40 e ne stanno facendo 4, così come ogni altro genere di attività che deve gestire un triplice triplice equilibrio: economico, finanziario e la prospettiva di una riapertura in perdita per un periodo più o meno lungo.

Ci (ri)scopriamo tutte startup, con l’occhio ad un altra curva rispetto a quella che ha catturato l’attenzione collettiva dei mesi passati, quella del cash burn rate, in attesa che i clienti tornino ad occupare abbastanza sedie o poltrone da invertire la tendenza.

Questa situazione riguarda non solo i cinema e le realtà a loro più vicine, i distributori cinematografici, ma anche tutto l’indotto del settore, cui appartiene anche chi scrive. Un indotto che in questi mesi ha fatto sentire la sua voce trovando forse per la prima volta consapevolezza del ruolo collettivo di “volano” della comunicazione cinematografica. Editori digitali, agenzie grafiche, di comunicazione, media, di eventi, uffici stampa, che sono tutti un ingranaggio chiave di diffusione di quella “cultura” astratta  che diventa viva solo nel momento in cui raggiunge il grande, reale, pubblico.

Proprio parlando di vicinanza al pubblico questi operatori sono stati affiancati in questi ultimi giorni anche dai Festival del Fumetto, eventi troppo spesso trattati con sufficienza dal mondo del cinema più celebrato, almeno fino al momento in cui non serve raggiungere quel pubblico “pop” che riempie le sale dei blockbuster, ma che per  voglia di esplorare è invece anche un avido consumatore di tutte le forme di narrazione e generi.

Un mondo molto più vasto di quello che si poteva immaginare nei primi giorni della crisi quindi, che spazia oltre i confini di produzione, distribuzione e cinema e abbraccia tutto l’ecosistema intrattenimento, che ha per la prima volta provato a radunare per intero l’evento Cinema Italiano Coast to Coast di Posso.it, e che guarda il riavviarsi di questa macchina tanto complessa quanto necessaria nonostante la seduzione delle piattaforme e del ruolo che sono destinate a svolgere.

Fin dal primo giorno di questa crisi abbiamo ripetuto che per il cinema è tutto più complicato. Innanzitutto perché il cinema, inteso come “film in sala”, non può riaprire da un giorno a un altro (Luigi Lonigro all’ANSA parla di minimo 50-60 giorni) senza che sia a regime la filiera che, a monte, lo alimenta del prodotto di cui ha bisogno.

Nel nostro paese poi la situazione è aggravata dal fatto che la possibilità di riapertura coincide con un periodo, l’estate, il cui il cinema non è tra le priorità del pubblico, men che mai una abitudine, nonostante gli incoraggianti risultati del 2019.

Infine il cinema paga lo scotto di essere, come ha più o meno detto Roberto Recchioni, una sala buia piena di sconosciuti in grado di scatenare un atavico terrore, quando guardandolo razionalmente può essere molto più sicuro degli apertitivi con annessa movida, per non parlare di altri generi di assembramenti propagandistici.

Di fronte a queste difficoltà solo il singolo imprenditore può essere consapevole di quale sia il suo punto di rottura e, di conseguenza, di quando sia possibile per lui uscire dall’apnea e cominciare a correre questa maratona. Nelle scorse settimane abbiamo visto che per alcuni aprire e a queste condizioni ora è impossibile, mentre altri hanno appena annunciato di essere pronti a ripartire, anche se con pochi cinema.

Contemporaneamente l’uscita di nuovi trailer e finalmente l’annuncio di una nuova data di uscita per uno dei primi, tra i film più attesi dell’anno che avevano dovuto saltare l’uscita cinematografica, ha ripreso il suo posto in un calendario di fine estate destinato ad essere occupato da altri titoli.

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Come era stato auspicato/pronosticato dal sondaggio tra addetti ai lavori realizzato con Michele Casula a inizio di questa crisi ci avviamo (se tutto continuerà ad andare bene sul fronte epidemiologico) ad una riapertura progressiva tra fine luglio ed agosto che dovrebbe andare a regime proprio a  inizio settembre, preceduta da un’estate di arene e drive in che sicuramente ricorderanno al pubblico perché l’esperienza del cinema è insostituibile.

Tornando alla storia dell’Associated Press per cui ho cominciato a scrivere questo articolo e quindi alla situazione oltreoceano, da cui tutto dipende per la regolare ripresa delle uscite cinematografiche e quindi anche per il nostro mercato, prende spunto dalle informazioni diffuse da due importanti catene di cinema nei giorni scorsi.  In particolare AMC e Cinemark.

Di AMC, che possiede oltre 1.000 cinema nel mondo, si è già parlato molto. Un analista aveva detto già a inizio crisi che AMC era virtualmente fallita ben prima del Coronavirus, la catena è stata poi al centro sia del confronto con Universal che ha seguito l’uscita in PremiumVOD di Trolls 2 che di rumors su una possibile acquisizione da parte di Amazon (o altri). Le informazioni appena diffuse confermano che AMC potrebbe non sopravvivere alla crisi, in quanto ha risorse finanziarie per riaprire i cinema questa estate, ma non per reggere oltre.

Più solida la posizione di Cinemark, che dichiara che non avrebbe problemi a sostenere la situazione, anche con i cinema chiusi, fino alla fine dell’anno, anche se pianifica di riaprirli il 19 giugno. Più interessante una dichiarazione del CEO della società Mark Zoradi, che dice che i cinema potrebbero essere “molto, molto profittevoli” anche se gli venisse permesso di riaprire con l’obbligo di mantenere il distanziamento e con una occupazione al di sotto del 50%.

Tra i tanti problemi da affrontare quello del distanziamento è il più irrilevante, di gran lunga meno importante del pop-corn, mentre è essenziale che si inneschi il circolo virtuoso “più cinema aperti – più film in sala” e che il pubblico risponda, rassicurato dalle misure sanitarie e incoraggiato dal richiamo dello spettacolo sul grande schermo.

Zoradi dice anche chiaramente che questa crisi è destinata a farsi sentire almeno per tutto il 2021, con previsioni di un -50% del Box Office per questo 2020 e comunque un calo significativo anche nel 2021. Una maratona appunto, durante la quale il settore cambierà radicalmente, ma nel quale sono convinto che la sala continuerò a giocare un ruolo determinante.

#CinemaReloaded è un messaggio di ottimismo aperto a tutti per testimoniare, condividere e sostenere le iniziative di rilancio del cinema in sala. Scopri di più e aderisci sul sito Cinemareloaded.it

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Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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