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Pietro Valsecchi: più contenuti per i giovani e meno rigidità per la fruizione online.

Il patron di Taodue bacchetta i produttori e tutti gli ostacoli che si frappongono all’avanzamento dell’offerta di cinema, tra cui il sistema delle finestre e la difficoltà a intercettare i gusti dei giovani sempre più legati a nuovi canali per il consumo dei film, come i dispositivi mobili.

Il 2012 si delinea sempre di più come un anno in netta flessione per il cinema italiano. Gli ultimi dati Cinetel parlano di 78,7 milioni di biglietti staccati fino a fine ottobre, pari al -11,3% rispetto allo stesso arco di tempo del 2011, mentre l’incasso totale è stato di 464,6 milioni di euro, con un decremento di 9,1 punti percentuali. Ma la colpa, secondo Pietro Valsecchi è da attribuire anche alla sua categoria, quella dei produttori: “I veri cecchini del cinema”. Il titolare di Taodue lo ha detto in un’intervista rilasciata a Lettera43, in cui ha condannato la “casta” vigente anche in questo anello della filiera cinematografica, che soffoca l’iniziativa giovanile ma che al contrario non ha il coraggio di imporsi sugli autori, a cui Valsecchi suggerisce senza mezzi termini di fare come Moretti, aprirsi una società e cominciare a rischiare in proprio. La critica, però, si estende a tutta una serie di rigidità che impedirebbero al cinema italiano di rispondere alle sfide poste dal mercato e dall’avanzamento tecnologico.

“Il problema – afferma il produttore – sono i contenuti che proponiamo. I contenuti sono contenuti: se i ragazzini li trovano sui tablet, bisogna chiedersi dove va la loro fantasia, che cosa li fa divertire e piangere”. Il tema del recupero del pubblico giovanile sta in effetti guadagnando il centro del dibattito tra gli operatori del settore, e secondo Valsecchi il successo su tale fronte passa per i nuovi dispositivi atti alla fruizione di contenuti audiovisivi, specialmente online, e in parte anche per un discorso di promozione che renda più accessibile l’esperienza in sala, soprattutto in termini di costi. Né bisogna nascondersi dietro all’idea che le nuove generazioni si siano ormai abituate all’offerta illegale della Rete. “Anche i 50enni scaricano”, sottolinea, ma neppure la pirateria selvaggia impedì al suo film Che bella giornata, con Checco Zalone, di continuare a generare incassi anche due mesi dopo l’uscita nelle sale.

Altro mito da abbattere, e altra questione ormai all’ordine del giorno dell’industria cinematografica, la rigidità delle windows, gli intervalli che scandiscono la vita di un’opera dopo l’arrivo sul grande schermo: “La sala deve essere la vetrina di un film, ma poi bisogna smetterla con questa storia delle finestre. Il film oggi dovresti metterlo dovunque, quasi contemporaneamente”. L’opposizione degli esercenti a questo concetto, secondo il produttore, è frutto di una scarsa fiducia nel futuro dei cinema, su cui stanno investendo poco. La tendenza verso l’on demand, d’altra parte, apparirebbe inesorabile, a meno che non si riesca a trovare una formula che renda più allettante e unica l’esperienza in sala: “Io pagherei volentieri 5 euro per vedere un film a casa mia. Se devo uscire, invece, voglio uno spettacolo che mi dia la voglia di prendere l’auto”.

Massima fiducia, infine, viene espressa verso il lavoro di Marco Müller al Festival di Roma e una rassicurazione: Checco Zalone non uscirà a Natale, che sarà campo di conquista per I 2 soliti idioti, ma arriverà nel 2013 con un’idea più convincente, incentrata su di un viaggio per l’Italia.

 

Fonte: Lettera43

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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