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Come sta cambiando l’esercizio

Una panoramica dal 2019 al 2023. L’importanza degli strumenti e delle risorse pubbliche e le azioni dei privati; il “fattore” comfort

Apertura

Non è facile riuscire a definire in modo preciso come l’esercizio è uscito o sta uscendo dal periodo pandemico. Non ci riferiamo ai numeri del box office ma al comparto sale attivo in Italia: ci sono state molte chiusure che hanno modificato la struttura del settore? I gestori stanno investendo nella qualità dei loro cinema? E con quali strumenti? In questo articolo abbiamo cercato di delineare alcuni cambiamenti o i fatti più significativi che si sono verificati tra 2019 e 2023.

I numeri che emergono dai grafici qui di seguito, e che si riferiscono alle rilevazioni Cinetel di fine 2022, certificano che a livello di composizione e di tipologie di cinema, non ci sono evidenti differenze tra l’anno in corso e il periodo pre pandemico. Non si sono registrati grossi sconvolgimenti per quanto riguarda i numeri generali anche se non si possono nascondere le difficoltà economiche che hanno colpito i cinema, dovuti sia alle chiusure per il Covid, alla lenta ripresa del settore, e agli aumenti dei costi di gestione legati al caro bollette che l’anno scorso, complice la guerra in Ucraina, hanno raggiunto livelli insostenibili. Rimane anche il dato non insignificante degli schermi che gli esercenti sono stati costretti a chiudere.

I cinema in Italia

I numeri evidenziano infatti una flessione dei cinema passati da 1.218 nel 2019 a 1.121 a fine 2022 (-8%, dati Cinetel), con particolare sofferenza per le monosale e indici in crescita per il segmento 5-7 schermi. In flessione del 3,7% anche il parco sale, sceso da 3.542 a 3.412 unità. Tra prima e dopo il Covid, si sono persi quindi 130 schermi. Il dato numerico è inequivocabile anche se quello italiano continua ad essere un esercizio molto articolato, presente sul territorio e con cinema di diverse tipologie, con le monosale che rappresentano ancora il 50% delle strutture.

Numero di schermi in Italia

L’aiuto pubblico

C’è poi un altro aspetto importante, che è quello della qualità delle sale. Dalla crisi si esce, infatti, non solo con il ritorno dei grandi film, con il superamento delle paure da parte del pubblico, con una produzione nazionale forte e convincente, ma anche – come si è detto e scritto ripetutamente – con il livello di esperienza che si riesce a offrire allo spettatore che deve essere motivato a uscire di casa. Per gli esercenti che hanno voluto investire in questa direzione, i fondi pubblici del Mic – Ministero della Cultura, hanno dato un grosso supporto. Nel nostro Paese, infatti, è presente un articolato sistema di finanziamenti e incentivi pubblici, che si è messo in moto in questi anni e che non si è fermato durante la pandemia.

Per i cinema, il quinquennio 2017-2021 è stato coperto dal piano straordinario da 120 milioni previsto dall’articolo 28 della cosiddetta legge Franceschini (220/2016), suddivisi in 30 milioni per il 2017, 2018 e 2019, 20 milioni per il 2020 e 10 milioni per il 2021. Si tratta di risorse a fondo perduto messe a disposizione per ristrutturazioni, ammodernamenti e riattivazione di sale chiuse o per l’aumento di schermi di un cinema. Di questi 120 milioni, i 20 milioni del 2020, durante la fase acuta della pandemia sono stati ridotti per ragioni di emergenza e si è scesi a una dotazione di 10 milioni. Nel 2023 sono state completate le istruttorie relative agli interventi del 2017 e sono in via di conclusione quelle per il 2018 e 2019 mentre non è stata ancora aperta la finestra relativa al 2021. Del plafond definitivo di 110 milioni, attualmente sono disponibili i 10 milioni relativi al 2021 e i 15 milioni circa non utilizzati tra 2018 e 2019.

Un’altra misura a supporto dei cinema è il credito di imposta sugli investimenti. Questo provvedimento è sorretto da un finanziamento di 25 milioni all’anno. Questa misura ha visto il primo decreto attuativo il 15 marzo 2018 e il secondo il 2 aprile 2021. Il 4 gennaio 2023 è stata varata una terza modifica con la copertura sugli investimenti passata da una quota del 20-40% dei costi al 30-60% e che sarà valida fino a fine 2023; dal 2024 si dovrebbe tornare, salvo cambiamenti, al 20-40%. Il 2022 ha registrato un utilizzo importante dei fondi; dei 25 milioni, quasi 20 milioni sono stati impiegati dai gestori di cinema.

A questi provvedimenti bisogna aggiungere quanto previsto dal Pnrr che ha messo a disposizione 100 milioni a fondo perduto con una copertura massima dell’80% dell’investimento con massimali diversi per tipologia di sale: 250mila euro per le monosale, 350mila per i cinema 2-4 schermi, 500mila per i 5-7 schermi, 650mila per i multiplex da 8 schermi in su.  A questi provvedimenti bisogna aggiungere i fondi regionali per le sale che si sommano ai contributi ministeriali.

Si vedono i risultati di questi possibili investimenti? Difficile rispondere in modo univoco. Alcuni cinema hanno portato a compimento i loro piani di ristrutturazione, approfittando anche delle chiusure forzate durante i lockdown, altri sono ancora in pieno svolgimento. Si può affermare che ci sono aree, come il Nord Italia, dove gli effetti migliorativi sulle sale sono più visibili rispetto magari al Sud, dove questo processo appare più rallentato.

Le azioni dei privati

Accanto alle risorse statali, ci sono poi quelle private, con le singole aziende o circuiti che mettono in atto i loro piani di intervento. È il caso di The Space e Uci che in questi anni hanno investito per proporre ai loro spettatori un livello di sale più accoglienti, confortevoli e tecnologicamente all’avanguardia. Considerando solo gli anni pandemici, dal 2021 al 2023 The Space ha completamente trasformato diversi multiplex del suo circuito. Ci riferiamo alle strutture di Quartucciu (CA), Vicenza e Bologna (2021); Torino, Silea (TV), Parma Campus e Salerno (2022); Limena (PD) e Livorno (2023). Analogo discorso anche per Uci che tra 2020 e 2021 ha inaugurato i cinema Luxe a Vicenza e a Roma, che si sono così aggiunti a quelli di Campi Bisenzio (FI) e Marcon (VE) aperti nel 2018. Ai multiplex Luxe, a novembre 2022 Uci ha aggiunto anche la riapertura del complesso di Pioltello (MI) completamente rinnovato e ristrutturato e quella del Megalò di Chieti. Ma i due circuiti leader del mercato non sono stati gli unici. Ricordiamo, ad esempio, Notorious Cinemas che a fine 2022 ha riaperto il multiplex di Sestu a Cagliari, precedentemente gestito da Uci e che sta lavorando al nuovo multiplex di Milano – Cascina Merlata (inaugurazione probabilmente entro fine ottobre); il cinema sarà il flagship del circuito per allestimenti e livello tecnologico. Cinelandia, sempre l’anno scorso, ha inaugurato la nuova multisala di Busto Arsizio (VA) mentre nel 2021 ha iniziato a operare il multiplex Arcadia di Stezzano (BG).  Ci sono stati anche importanti interventi a livello di multisale cittadine; qui citiamo come esempio quello del Barberini di Roma, interamente rinnovato e trasformato in chiave “salotto buono della città” e che ha riaperto i battenti a ottobre 2022 dopo oltre tre anni di chiusura. In chiave cinema di lusso, segnaliamo il progetto di First Class Entertaimnent che punterà su cinema boutique di 30/40 posti, dotati di tecnologia di ultima generazione; la prima apertura prevista dovrebbe essere quella del Movieplanet Lux di Torino, entro fine anno.

La sala Energia del cinema Arcadia di Stezzano (BG)
La sala PLF Energia del cinema Arcadia di Stezzano (BG)

Plf, tasto dolente d’Italia

Come si può vedere non sono mancati interventi e investimenti da parte di singoli e circuiti anche in anni difficili come quelli pandemici. Il livello qualitativo delle sale sta migliorando. Certo non in modo uniforme e su tutto il territorio nazionale ma non siamo di fronte alla situazione più critica di 10 o 20 anni fa. Anche se siamo ancora molto lontani da un esercizio in grado di offrire in ogni struttura esperienze qualitativamente di alto livello agli spettatori, sarebbe ingiusto non considerare gli sforzi che la categoria sta portando avanti per migliorarsi. Dove invece il mercato italiano sta faticando, è sul versante del segmento Premium Large Format. Per ottenere la certificazione PLF, una sala deve avere determinate caratteristiche in termini di dimensioni, maxischermi (almeno 20-25 metri di base). Le sale, inoltre, devono essere caratterizzate dal doppio proiettore, oppure da proiettori a sorgente laser o in 70mm e devono offrire un’esperienza sonora massima e immersiva anche attraverso il sistema Dolby Atmos. Altro aspetto fondamentale è quello del comfort delle poltrone.

Sale Plf

Rispetto al 2019 la situazione è cambiata pochissimo. Prima del Covid, in Italia potevamo contare su sei sale Imax a Sesto San Giovanni (MI, Notorious Cinemas), Pioltello (MI, Uci), Orio al Serio (BG, Uci), Campi Bisenzio (FI, Uci), Roma (Uci), Afragola (NA, Happy Maxicinema), sulla sala Energia dell’Arcadia di Melzo (MI) e sulla sala ScreenX di Marcon (VE, Uci). A distanza di circa quattro anni, le sale Imax sono scese a cinque, non essendo più attiva quella di Pioltello mentre le sale PLF Energia sono salite a tre considerando anche le due presenti nel multiplex Arcadia di Stezzano; rimane sempre attiva la sala ScreenX. Complessivamente, quindi, si è passati da otto sale PLF nel 2019 a nove nel 2023.

In dibattiti e convegni gli operatori si sono chiesti spesso come mai nel nostro Paese questo format fatichi ad affermarsi e a decollare. Le ragioni sono diverse. La prima è che investire in una sala PLF costa molto, come avevamo evidenziato in questo articolo. C’è poi un “problema” di pubblico. Gli spettatori italiani sembrano meno interessati, rispetto a quelli dei principali mercati europei, all’aspetto tecnologico che caratterizza questo format mentre apprezzano molto e prediligono quello del comfort. Si spiega in questo modo il successo che stanno avendo tutte le sale che sono state dotate di poltrone reclinabili ed è anche questa la ragione per la quale diversi esercenti si stanno muovendo in questa direzione. Può essere che l’Italia, essendo un Paese in cui le novità vengono recepite più lentamente, nei prossimi anni veda uno sviluppo in questa direzione, soprattutto se saranno i circuiti più importanti a crederci direttamente.

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