You are here
Home > Analisi > Per i cinema d’essai -49% di spettatori

Per i cinema d’essai -49% di spettatori

A Mantova, durante gli Incontri professionali, è stata tracciata una fotografia di questa tipologia di sale. Programmazione e dialogo con il pubblico tra i temi dell’analisi di Ergo Research

Qual è lo stato dei cinema d’essai in questa fase critica post pandemica? Se ne è parlato durante il convegno “Non c’è cinema senza sala – Festival e sale cinematografiche, un percorso comune” che si è svolto a Mantova il 5 ottobre nell’ambito degli Incontri di cinema d’essai e durante il quale è stata tracciata una fotografia di questa tipologia di esercizio. La Federazione Italiana Cinema d’Essai, infatti, ha coinvolto in un’indagine i propri associati, sollecitandoli su elementi strutturali, trend di mercato e sull’evoluzione del rapporto con il pubblico. Ergo Research ha fornito il sopporto nella strutturazione del questionario, nell’analisi dei risultati e nella predisposizione del report.

L’invito alla compilazione (a cura della Fice) ha coinvolto da maggio 2022 tutti gli esercizi che risultavano associati del periodo 2019-2022 (oltre 300). Anche la raccolta dei questionari e il data-entry sono stati curati dalla Fice che ha condiviso con Ergo Reseach un file anonimo con le sole risposte. Sono stati elaborati 130 questionari; è quindi un quadro parziale quello che emerge. Il 16% degli esercizi si trova in Lombardia, il 15% in Emilia Romagna e il 12% nel Veneto (assenti Abruzzo e Basilicata).

La fotografia

In media ciascun esercizio Fice ha circa 4 dipendenti; il 60% delle strutture è monosala e la prima o unica sala ha circa 280 posti a sedere, le altre possono ospitare poco più di 100 spettatori. A livello tecnologico, due terzi delle strutture Fice hanno solo proiettori 2K, mentre un terzo ha anche proiettori 4K (circa una su dieci li ha entrambi).

La pandemia

L’impatto della pandemia si è fatto molto sentire tanto che, dopo le riaperture, oltre il 50% degli esercenti ha diminuito il numero di spettacoli settimanali che, nel 40% dei casi rimangono meno di 10; solo il 21% del campione propone oltre 30 spettacoli settimanali. Tasto dolente il numero di spettatori. In media, prima del Covid l’affluenza si attestava sulle 41mila presenze; dopo le riaperture siamo a 21mila spettatori con una flessione media del 49%, leggermente inferiore all’andamento del mercato. Va segnalato, però, che solo il 37% del campione ha riaperto appena è stato possibile (fine aprile 2021), un ulteriore 42% ha atteso il bimestre successivo e il 21% ha optato per la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. L’orizzonte temporale disomogeneo della riapertura (fra aprile e ottobre 2021) e il periodo di compilazione del questionario (a partire da maggio 2022) non hanno consentito quindi per tutti un confronto fra gli ingressi con base 12 mesi. Per il 92% di chi ha partecipato alla ricerca, il numero di spettatori è decisamente diminuito; solo l’1% segnala un aumento leggero.

Programmazione e rapporto con il pubblico

Per quanto riguarda la programmazione, i due terzi del campione propongono cinema d’essai o prevalentemente cinema d’essai con qualche titolo commerciale. Un terzo, però, si affida più stabilmente a film dalle potenzialità di incasso maggiori.

Il rapporto con il pubblico è fatto di dialoghi e contatti. Il 59% degli intervistati ha un database dei propri clienti che, nel 66% dei casi, è composto da più di 1.000 iscritti con i quali si comunica prevalentemente via mail (84%) e via social network (42%).Il contatto avviene prevalentemente una volta alla settimana. «La ricerca di cui sono state presentate le prime evidenze – dichiara a cineguru.screenweek Michele Casula di Ergo Research – è in realtà un work in progress, frutto della forte volontà di ascolto espressa dalla Fice e della fiducia degli esercenti coinvolti. L’esercizio di auto-diagnosi che ciascuno ha fatto in relazione ai primi 12 mesi post-riapertura contribuisce a delineare un quadro d’insieme dove, dietro al ritardo complessivo (la flessione media è del -49% rispetto al 2019), si individuano due estremi che vanno dalle sale in forte difficoltà (-70% e oltre) a quelle che hanno contenuto la flessione entro il 30% (addirittura con un 6% che ha dichiarato una crescita). Lo stimolo è quello di individuare e condividere le best practice delle sale “virtuose”. Fra i temi da approfondire il mix della programmazione, la facilità di accesso ai titoli, la diversificazione dei ricavi (anche attraverso la somministrazione di cibo e bevande), ma anche la cura del rapporto con il pubblico, con il 41% degli intervistati che ancora non alimenta un data base di frequentatori delle proprie sale, rinunciando ad aggiornarli periodicamente sulla programmazione. Non siamo di fronte a facili ricette ma a piccoli tasselli che possono accrescere l’efficienza di un mercato che non può permettersi di sprecare opportunità».

Top
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI