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Antipirateria: le armi sono informazione e coinvolgimento

Basta campagne con minacciosi richiami alla legalità. La Fapav inglese pone l’enfasi sull’importanza delle scelte di consumo e sulla completezza informativa nei confronti del pubblico. Inteso non come un bacino di pirati da perseguire, ma di consumatori da indirizzare verso una maggior consapevolezza del prodotto.

“La pirateria è un reato”, “rubare è vietato dalla legge”, teschi e ossa e addirittura, in altri Paesi, l’accusa di aiutare terrorismo e traffici illeciti di varia natura. L’antipirateria, come l’abbiamo conosciuta finora, ha puntato spesso e senza troppi risultati sulla colpevolizzazione degli utenti e sulla denuncia dell’illegalità di pratiche come il download. Da quando l’home entertainment ha cominciato a sperimentare una vera e propria migrazione di consumatori e proventi verso l’online, è diventato tuttavia più chiaro come la pirateria non sia da liquidare solo come comportamento criminoso. L’offerta illecita in passato ha supplito anche alla carenza di quella legale, sviluppata con ritardo da un’industria refrattaria agli inevitabili cambiamenti indotti dalla tecnologia. Ecco perché anche l’antipirateria necessita di un radicale cambio di strategia, come dimostra l’esempio inglese dell’Industry Trust for IP Awareness: sorta di corrispettivo della nostra Fapav, passata dalle campagne contro il “furto” a quelle per il supporto attivo all’industria creativa e per la diffusione della conoscenza delle alternative legali alla violazione del copyright.

 anchorman movie moments worth paying 4

L’idea al centro di questo cambiamento è semplice ma implica un ripensamento del concetto di educazione, incentrato sul valore aggiunto, anche emozionale, dell’esperienza della visione. Come ha spiegato il direttore generale dell’associazione, Liz Bales, questo è lo spirito che anima le nuove campagne di sensibilizzazione sul tema, in cui anche l’industria cinematografica è stata coinvolta in modo più attivo. Il claim dei nuovi annunci va da “You Make The Movies” (siete voi a fare i film) a “Moments Worth Paying For” (momenti per cui vale la pena pagare), ed è evidentemente incentrato a far percepire allo spettatore l’essere parte integrante di una filiera creativa e produttiva. Non meno importante, questo tipo di messaggio più conciliante e meno accusatorio è stato veicolato anche attraverso materiali, volti e personaggi provenienti dagli stessi film. “Non puoi avere qualcuno come Tom Hanks o Leonardo DiCaprio che tiene una lezione sulla pirateria, ma se rispetti il pubblico e gli offri anche un po’ di intrattenimento, allora può funzionare”, spiega Bales.

Obiettivo imprescindibile, tuttavia, rimane colmare quei gap che ancora possono impedire l’incontro tra la domanda e l’offerta legale di film. Questo è il compito dell’altra fondamentale iniziativa promossa dall’Industry Trust, cioè il sito FindAnyFilm: non solo una destinazione per conoscere meglio e raggiungere i siti di video on demand, bensì un vero e proprio portale per conoscere la disponibilità dei tittolisu tutti i canali da cui è composta la filiera dell’audiovisivo: dalla sala, a DVD e Blu-ray, al noleggio e acquisto in digitale su Internet, fino a comprendere addirittura i passaggi sulla tv free. Un quadro completo delle opzioni e dei costi a disposizione dell’utente, che si propone quantomeno di eliminare la parte di illegalità dovuta alle carenze informative. Non è certo un caso che questo tipo di iniziative si stiano diffondendo in più mercati, perfino quello italiano. Negli USA la MPAA (Motion Picture Association of America) ha lanciato  www.WheretoWatch.org che contiene, in un’unica semplice pagina, l’elenco completo degli operatori in grado di fornire contenuti audiovisivi sul web e i link ad altri servizi per la ricerca di contenuti legali online. Da noi è stata invece Confindustria Cultura a realizzare  www.mappadeicontenuti.it, dove trovare appunto una mappatura dei servizi che offrono in Rete non solo film e serie tv, ma anche musica, e-book e videogiochi.

findanyfilm

La particolarità del portale inglese sta, tuttavia, nell’estrema completezza dell’informazione fornita all’utente, che forse per la prima volta può avere un quadro chiaro e completo del ciclo di vita di un film, e magari dare senso a quelle “finestre” che di solito rappresentano una preoccupazione molto più per gli operatori del settore che per il consumatore in prima persona. Ad ogni modo, il vero salto risiede nel cambio di mentalità riguardo al ruolo e agli obiettivi dell’antipirateria:

“Sappiamo che le persone che violano il copyright sono il nostro pubblico, potenzialmente uno dei più profittevoli. Vanno al cinema più della media nazionale, comprano più Blu-ray di tutti. È più facile che abbiano un abbonamento a Sky e adorano significativamente Lovefilm e Netflix [i due leader inglesi dello SVOD]” – sostiene Bales. Il punto, dunque, sta nel trovare nuove vie per stimolare il coinvolgimento dello spettatore rispetto al prodotto che sta consumando. E trasparenza e completezza dell’informazione sembrano un ottimo punto di partenza.

Vi ricordiamo che per una panoramica aggiornata dei servizi di video on demand presenti in Italia potete consultare la sezione FILM ON DEMAND del nostro sito Cineguru.biz

 

 

Fonte: Tech Radar

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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