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Critici (giornalisti) vs Blogger (pirati?)

Col numero di aprile, quello con la peggior copertina dedicata a Star Trek che si sia mai vista, Ciak torna sul tema del rapporto tra critica e internet e questa volta è Bad Taste a dire la sua (io la mia l’ho già detta qui). Nelle stesse ore Gabriele Niola racconta delle reazioni di alcuni…

Col numero di aprile, quello con la peggior copertina dedicata a Star Trek che si sia mai vista, Ciak torna sul tema del rapporto tra critica e internet e questa volta è Bad Taste a dire la sua (io la mia l’ho già detta qui).

Nelle stesse ore Gabriele Niola racconta delle reazioni di alcuni giornalisti alle lettera con cui Medusa annuncia le proiezioni in lingua originale (prassi ormai adottata da numerosi distributori) per motivi di antipirateria.

Due punti di vista differenti ma il tema continua ad essere uno solo: il confronto tra critici cinematografici tradizionali (si può dire quotidianisti?;)) e blogger che criticano i film (o parlano di film).

Avremo molte altre occasioni per parlarne visto che il tema è semplicemente un sottoinsieme del ben più ampio confronto tra sostenitori del “professionismo” dell’informazione e fautori dell’informazione venuta dal basso, del reporter diffuso per dirla in altre parole, un confronto che si farà sempre più acceso in futuro.

medusaavvenire.pngPS: mentre scrivo scopro che a seguito della lettera di Medusa l’Avvenire ha pubblicato una precisazione (scansione qui a fianco) dell’ufficio stampa Medusa che sostiene che “E’ ovvio che questi episodi sono da attribuire a persone che non sono né giornalisti né amanti del cinema”.

Cioè c’è certezza matematica che basti il tesserino per non essere pirati, è tra gli altri che bisogna cercare se si vuole beccare il pirata. No comment!

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it

3 thoughts on “Critici (giornalisti) vs Blogger (pirati?)

  1. Se devo essere sincero, detto in soldoni, io non credo esista una diatriba vera tra critici della carta stampata della rete, o tra critici pagati e blogger. solitamente i secondi hanno bene o male stimato di quantomeno qualcuno tra i primi. E anche se i primi solitamente non leggono i secondi la loro opinione è che “poco importa il supporto, conta la visione di cinema”. Questo in linea di massima, poi i cretini ci sono in ogni campo.

    Il settore in cui invece vedo veleno, scontro, conservatorismo e tentativo (giustificatissimo) di omicidio professionale è quello tra giornalisti di cinema quotidianisti o periodici e blogger o lavoratori dei siti. Ci sono prassi, metodi, spazi e lettori diversi e i primi non accettano la presenza dei secondi perchè gli rubano spesso l’attenzione degli uffici stampa (che sanno bene che un sito fa più visite di un giornale ed è più specializzato quindi più ascoltato) che affollano le anteprime e che in sostanza sono quel “nuovo” che può infastidire e sminuire il proprio lavoro.

    Il critico vero si è fatto un nome e un’autorevolezza e sa che qualsiasi nuovo arrivato non influirà sulla sua competenza o nomea, al massimo si aggiungerà.

  2. Infatti, parlando dello specifico del cinema, il critico è tale indipendentemente dal mezzo attraverso cui si esprime: può anche raccontarcela davanti al caminetto o una pizza e va bene los tesso. E’ che anche qui tendono a buttarla in confusione tra mezzo e contenuto, a difesa non certo della critica, ma di una categoria di lavoratori protetti (perlomeno più protetti degli altri) rispetto ad un altra.

    Poi della dichiarazione Medusa mi fa sorridere anche la parte relativa alle “selezioni severe degli americani”, che infatti i film li fanno vedere tantissimo proprio ai blogger, basta vedere chi sono i primi a pubblicare le recensioni…

  3. si infatti mi ci interrogavo anche io su quella “severità”…

    alla fine non so quanto sia un bene (sicuramente poco) però la critica nel passaggio tra pagina scritta e rete non sta cambiando molto, cambia solo il rapporto diretto con il lettore. Mentre il giornalismo come andiamo ripetendo per tutti gli altri ambiti, tantissimo. E’ per questo che credo che li seppelliremo. E non sarà una cosa indolore.

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