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Il podcast di Cineguru: Box Office, accordi Disney e futuro dello streaming

Nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru, Davide Dellacasa e Robert Bernocchi analizzano gli ultimi dati del box office. Si parla anche dell’accordo Disney-Direct TV e delle prospettive future per lo streaming.

Nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru, Davide Dellacasa e Robert Bernocchi analizzano il weekend cinematografico appena concluso. Ancora una volta, Cattivissimo Me 4 si conferma in prima posizione al box office, seguito da Beetlejuice Beetlejuice e Speak No Evil. Settembre si preannuncia come mese sottotono per il cinema, ma l’attesa per ottobre cresce, soprattutto per l’arrivo di Joker: Folie à Deux.

Un segnale positivo arriva dall’inizio di Cinema in Festa, con una buona affluenza di pubblico. Il debutto è stato confortante e si auspica che la tendenza positiva continui nei prossimi giorni.

Durante la puntata si è discusso anche di una domanda cruciale: le persone vanno al cinema solo per i grandi film evento?

Spazio poi agli incassi negli Stati Uniti, dove Beetlejuice Beetlejuice ha tenuto bene, registrando un fine settimana con incassi da 50 milioni di dollari.

Infine, si è parlato degli accordi recenti tra Disney e DirectTV, che dopo 13 giorni hanno trovato un’intesa. Questo accordo è rilevante perché introduce un approccio nuovo, con la possibilità per DirectTV di creare bundle più piccoli, personalizzati in base alle esigenze del pubblico. È l’occasione perfetta per riflettere su come lo streaming debba evolversi in futuro.

Potete ascoltare il Podcast di Cineguru nei seguenti player.

Potete ascoltare il podcast anche ai seguenti link:

Ed ecco anche l’intera trascrizione del podcast:

Questa trascrizione è stata generata tramite un servizio di trascrizione. La versione attuale potrebbe non essere definitiva e potrebbe essere soggetta ad aggiornamenti

Davide Dellacasa

Buongiorno Robert, buongiorno a tutti.

Robert Bernocchi

Buongiorno, come va?

Davide Dellacasa

Bene, dai. Allora, da dove cominciamo? Quarto weekend di Cattivissimo Me 4, sempre in testa.

Robert Bernocchi

Ecco, come dico sempre, è un ottimo segnale per Cattivissimo, un po’ meno per il mercato, perché ovviamente se un titolo continua a rimanere in testa, evidentemente vuol dire che gli altri titoli non l’hanno scalzato e quindi non ci sono risultati straordinari sugli altri fronti. Poi ovviamente Beetlejuice sta comunque facendo il suo percorso; ha superato i 3 milioni e chiuderà sicuramente tra i 4 e i 5, quindi è comunque un risultato importante. Probabilmente, anzi sicuramente, sarà il miglior risultato tra i film usciti a settembre, però anche questo è indicativo, perché lo abbiamo detto già da fine agosto che non sarebbe stato un gran settembre. Purtroppo, le ipotesi vengono confermate. Come ci dicevamo prima, fuori onda, probabilmente ripeteremo le stesse cose anche nelle prossime due settimane di podcast, almeno fino a quando non arriverà il nostro buon sequel di Joker.

Davide Dellacasa

Il nostro sequel di Joker, insomma, da cui ci aspettiamo comunque un buon contributo. E sì, non vorremmo essere ripetitivi, dai, perché possiamo anche ripetere che sta aumentando il distacco rispetto all’incasso complessivo del 2023, ma anche questa era una previsione che avevamo fatto tempo fa, quindi non è una novità particolare. Ma non dobbiamo aspettarci molto da questi fine settimana.
Senti, tra le altre nuove uscite, c’è qualcosa che ti senti di segnalare? Qualcosa che ti ha stupito positivamente o confermato, diciamo? Gianni Amelio, forse, che è in linea con il precedente?

Robert Bernocchi

Sì, insomma, Gianni Amelio continua a fare il suo, e il suo film sarà sostanzialmente intorno al milione e mezzo totale. Tra gli esordi di questa settimana, Speak No Evil è un dato interessante, perché non è proprio quel tipo di horror da grande pubblico che abbiamo visto nel 2023. Tra l’altro, ci offre anche l’occasione di parlare di un fenomeno interessante: nel 2023, i risultati di alcuni horror erano straordinari e si pensava che fosse il genere gallina dalle uova d’oro di quel periodo, con la speranza che sarebbe continuato anche quest’anno.
In realtà, nel 2024, sappiamo bene che gli horror stanno andando, non dico male, ma con risultati più contenuti. Ovviamente, questi film hanno il vantaggio di avere budget molto contenuti, quindi non hanno grosse difficoltà a recuperare anche con altri sfruttamenti. Tuttavia, fa un po’ impressione che, dopo tanti risultati straordinari dell’anno scorso, finora abbiamo solo due film di genere horror sopra il milione di incassi. Speriamo che Speak No Evil diventi il terzo e che regga bene nei prossimi giorni e settimane.
Poi, un titolo che mi è sembrato interessante, anche se molto di nicchia, è Madame Clicquot. Ha avuto una media copia notevolmente superiore agli altri film di Sordi, senza fare nulla di straordinario o storico, però è stato interessante. Purtroppo, i titoli italiani di questo periodo sono andati molto male e temo che, come spesso succede, dobbiamo aspettare i titoli di ottobre per avere risultati importanti. Ci ripetiamo che dobbiamo aspettare.

Davide Dellacasa

Senti, è cominciata Cinema in Festa domenica, quindi il prezzo scontato ha influito solo sull’ultimo giorno del fine settimana. Le presenze sono andate bene; è stata la seconda domenica più forte per questa formula di Cinema in Festa. Chiaramente, anche qui c’è il tema dei film, come dimostrano molte altre iniziative.
Ora, in sala ci sono ancora film che offrono l’occasione di essere rivisti. Ho notato che nella programmazione di molti cinema stanno riproponendo praticamente tutti i titoli che sono andati molto forte anche negli ultimi mesi, a cominciare da Inside Out. Insomma, è un’opportunità per rivedere film che ormai tutti conoscono; qualcuno sicuramente lo rivedrà volentieri.
Per quanto riguarda l’elasticità della domanda rispetto ai prezzi, ci siamo interrogati su questo tema per anni, quindi speriamo che i risultati dei prossimi giorni confermino le aspettative.

Robert Bernocchi

fondamentali i film a disposizione. Per esempio, a giugno l’edizione non è stata straordinaria proprio perché non c’erano film a disposizione fortissimi e quindi era impossibile fare meglio. Invece, qui c’è stato decisamente un progresso.
Poi, ovviamente, quello che ci chiediamo sempre è che tipo di pubblico sfrutta l’iniziativa. Insomma, se è un pubblico già abituale che coglie l’occasione magari di recuperare dei titoli a un prezzo minore, magari anche di vedere due film in questo periodo, spendendo decisamente meno del solito, o se invece c’è un pubblico più generalista che va poco e sfrutta l’occasione. La seconda opzione sarebbe la soluzione ideale, perché è un modo per riportare le persone al cinema, sperando che poi riprendano l’abitudine. Questo sarebbe l’obiettivo fondamentale.
In ogni caso, speriamo che nei prossimi giorni si mantenga questo livello di attenzione e di frequentazione, che è sicuramente utile. Anche se fosse un pubblico che già andava al cinema, se aumenta la frequentazione, perché no?

Davide Dellacasa

Sì, il pubblico già andava al cinema, perché insomma, è un po’ quello che abbiamo ipotizzato, sebbene non sia sostenuto da dati concreti o conferme. È quello che ci è mancato quest’estate. Se inizio a fare un po’ il bilancio di come sta andando l’anno, poi vedremo nei mesi che mancano alla fine, mi sembra che l’abitudine nella prima parte dell’anno c’era, a volte più dei film. Nella seconda parte dell’anno, l’abitudine non c’è stata, indipendentemente dai film, che comunque hanno visto un abbassamento di attenzione. Ora vediamo cosa succede.
Tra l’altro, non so se hai letto su LinkedIn, perché a proposito di non sapere che genere di pubblico ci va, evochiamo sempre Michele. La settimana scorsa l’ho evocato anche su LinkedIn, e lui ha risposto che, se non sbaglio, chi guarda il tennis va al cinema, ad memoria, il 25% in più del resto del pubblico. Quindi, forse quella cosa che avevamo detto sull’US Open aveva un po’ di senso.
E poi, insomma, niente, torno a rinforzare l’idea che il mio panel domestico è molto significativo, perché io guardo il tennis e quindi rientro perfettamente nelle statistiche. Se guardo il tennis, non vado al cinema, anche perché il tennis di solito richiede parecchio tempo, soprattutto in orari scomodi nel caso degli US Open.
Sempre a proposito di panel domestico, così giusto per raccontarti un’altra curiosità: mio figlio maggiore, che di sicuro non ascolta il nostro podcast e non legge nulla che abbia a che vedere con la nostra industria, però va al cinema. Ieri sera ha detto che ha la sensazione che ora le persone vadano a vedere solo i grandi film evento e non tutti gli altri. Anche lui, non so da dove gli sia venuta questa osservazione, ha fatto un’analisi simile a quelle che ci preoccupano in questi mesi.

Robert Bernocchi

Allora, iniziando dal tennis, sono d’accordo e sono anche un po’ preoccupato. Siamo tutti contenti per Sinner e per tutti i risultati che ottengono i tennisti italiani, però è ovvio che se il tennis diventa un’altra forma di concorrenza per il cinema, questo non aiuta, anche in orari più favorevoli. Adesso non so i dati della Coppa Davis di questi giorni, che comunque ha visto dei buoni risultati per l’Italia, quindi anche in questo caso non è stato un grande sostegno per il cinema.
Sul discorso del pubblico che va a vedere solo i film evento, questo è sempre stato un tema molto interessante, perché quest’idea in realtà l’industria ce l’ha avuta per anni, anche quando le percentuali e le quote dei principali film non erano così alte rispetto a tutto il resto del mercato. Poi, a un certo punto, effettivamente, soprattutto in questi anni di pandemia, è emersa anche nel 2023, che non so se considerare ancora un anno di pandemia, se non a livello di influenza di quello che è successo nell’industria e degli scioglimenti. Però abbiamo visto che anche quell’anno è stato caratterizzato da quote molto alte per i primi 10-20 film, confermando l’idea che il pubblico andasse a vedere solo un numero limitato di prodotti.
D’altronde, ormai è logico: se escono meno film medi, è ovvio che, proprio statisticamente, il pubblico si concentrerà solo sui film forti, che è poi il vero problema del mercato. Non avremo mai la controprova fino a quando non si tornerà a un livello di offerta come nel 2018-2019. Tuttavia, in questo momento, l’offerta che c’è porta ovviamente ad aumentare le quote dei titoli più forti. L’abbiamo visto anche quest’estate, con due film che praticamente hanno fatto il mercato da soli.

Davide Dellacasa

Sì, sono d’accordo con te. È un’idea che c’era da tempo; sebbene l’idea esistesse, non era del tutto vera, ma adesso lo sta diventando sempre di più. Ci siamo forse un po’ rasserenati all’inizio di stagione, di nuovo quest’anno, all’inizio dell’anno solare, con quei gennaio e febbraio, comunque i primi mesi dell’anno, che erano sembrati interessanti. Non è andata esattamente così, ma anche qui il tema dell’abitudine è sicuramente importante.
Forse, al di là dei successi del tennis italiano, a cui non siamo abituati e sicuramente non in questa misura, vale sempre la regola che negli anni le alternative al cinema sono diventate tantissime, infinite, mi verrebbe da dire. Quindi, insomma, è complicato.

Robert Bernocchi

È vero che anche noi abbiamo un mercato in cui, l’abbiamo visto l’anno scorso, ma temo che più o meno staremo su quei numeri anche quest’anno, la media è di un biglietto a persona all’anno. Quindi, insomma, i margini di crescita ci sono. Diciamo che due o tre giornate destinate al cinema in un anno si possono trovare senza difficoltà, tra un buco del campionato di calcio, la Champions League, il tennis, insomma, qualche spazietto c’è. Anche nel pomeriggio si può trovare, volendo.

Davide Dellacasa

Infatti, su questo hai perfettamente ragione. Con quella media di biglietti staccati a testa, è vero che ci sono persone che vanno molto più spesso, magari arrivano anche a andarci una volta alla settimana. Se non è una volta alla settimana, già una volta al mese, sono persone che tirano solo la media. Dietro quel biglietto di media a testa c’è probabilmente una grande opportunità, perché, come dici tu, detto così sembra facile, ma se solo si riuscisse a raddoppiare il numero di biglietti per persona, avremmo fatto, e come! Avremmo riportato il settore a un periodo storico molto più interessante.

Robert Bernocchi

Sì, no, infatti, sono i numeri che anche prima della pandemia si diceva dovessero essere il nostro obiettivo, cioè non tanto 90-100 milioni di biglietti, ma magari 120-130 milioni. Poi è molto facile dirlo e un po’ meno farlo, per il tipo di mercato che abbiamo. Sarebbe stato un risultato logico. Adesso, ovviamente, ci accontenteremo di arrivare a 80 milioni di biglietti all’anno.

Davide Dellacasa

Sì, sono d’accordo. Senti, velocemente, neanche negli Stati Uniti ci sono state grandi novità. Diciamo che Cattivissimo Me non è più nelle posizioni di testa da tempo, ma perché è uscito prima dell’estate. Beetlejuice, invece, ha tenuto bene; dopo un grande esordio la settimana scorsa, ha ottenuto un fine settimana da 50 milioni e anche lì, mi viene da dire, il risultato di Speak No Evil è buono.

Robert Bernocchi

Sì, perché comunque ha fatto un pochino più delle previsioni. Si pensava a una decina di milioni e ne ha fatti circa 10 e mezzo, quindi va bene. Poi vedremo ovviamente come terrà e quale sarà il passaparola. Però è stato sicuramente un risultato significativo. Anche negli Stati Uniti si vede che settembre è un mese in cui non è stato fornito un prodotto molto forte, a parte Beetlejuice, che da loro ottiene risultati molto più significativi che nel resto del mondo, quindi sta trainando da solo tutto il mercato.

Davide Dellacasa

Sempre restando dall’altra parte dell’oceano, è stata una notte di premi con gli Emmy, in cui si è distinta Disney, in particolare con Shogun e The Bear. Però, sul fronte Disney, c’è forse una notizia più interessante. Accennavamo qualcosa la settimana scorsa; mi pare di aver capito che, sul fronte degli accordi, Disney abbia risolto una delle issue?

Robert Bernocchi

Sì, ha risolto. Era ovviamente scontato, perché prima o poi una soluzione bisognava trovarla. Dopo 13 giorni, che consideriamo quasi uno sciopero, è stato trovato un accordo con DirecTV, questo importante operatore di Pay TV con 11 milioni di abbonati. L’accordo precedente era scaduto a fine agosto, e questo ha significato che per 13 giorni gli abbonati di questo operatore non hanno potuto vedere i canali Disney. Non hanno potuto vedere ABC, né soprattutto ESPN, che a proposito di tennis aveva i diritti degli US Open, e nemmeno la prima partita di football americano disponibile su ESPN del nuovo campionato.
È stato trovato un accordo che è interessante soprattutto perché non replica banalmente quello che c’era prima, ma dà la possibilità a DirecTV di creare dei bundle più ridotti, più simili all’idea che c’è adesso nel consumatore, di magari focalizzarsi su particolari argomenti, in particolare lo sport, e non pagare per tutta l’offerta a cui ci aveva abituato la Pay TV, cioè una grande quantità di canali, la maggior parte dei quali magari non vedevamo, ma per cui pagavamo. Adesso, invece, l’intenzione è quella di trovare anche delle soluzioni più semplici che possono andare più vicine ai gusti attuali dei consumatori.
Mi chiedo se tutto questo forse non sarebbe stato meglio farlo fin da subito. Quando dico “da subito”, intendo diciamo dal 2019, quando hanno iniziato ad aprire le piattaforme delle major, in particolare Disney Plus. Forse in quel periodo l’idea era che adesso ci gestiamo tutto direttamente noi, perché si sapeva già all’epoca che ci sarebbe stato un calo negli abbonati della Pay TV e noi non sappiamo quando questo calo finirà, se finirà. Però, forse lì è stato un errore non pensare di trovare delle soluzioni condivise, perché queste soluzioni condivise forse avrebbero anche ridotto la crisi della Pay TV in questi anni. Crisi che poi incide su tutti, perché, paradossalmente, sì, è un business in calo, ma è un business che porta ancora un sacco di soldi, a differenza dello streaming che, ovviamente, ancora non li porta. È chiaro che ci sono due tendenze molto chiare: lo streaming è in aumento e la Pay TV è in calo. Tuttavia, rimane il fatto che la Pay TV è ancora molto importante. Ogni volta che escono le trimestrali, per quanto i profitti siano in calo e tutto quanto, sono ancora profitti molto forti e indispensabili per la salute delle major. Quindi, insomma, è ancora importante che ci siano. Vediamo se queste soluzioni aiuteranno nei prossimi trimestri le realtà della Pay TV a tenere meglio di come stanno tenendo adesso, o se invece la crisi proseguirà.

Davide Dellacasa

Sì, anche perché, insomma, al di là della fine di un’era tecnologica per quanto riguarda il cavo, che rappresenta un declino naturale, mentre dall’altra parte il business dello streaming continua a salire. Una cosa che ancora non sembra risolta in questi ultimi anni è che va bene fare Direct to Consumer, quindi da parte chiaramente di Netflix, che è andata a Direct to Consumer per prima o che comunque ha portato avanti questo modello immediatamente e poi tutte le altre a seguire. Ci sono però dei momenti o dei presidi del rapporto con il consumatore, come il televisore, i set-top box, chi è riuscito a mettere delle cose in casa o chi vende il device che hai in mano, che facilitano di molto il rapporto con le persone.
Alle volte mi viene da pensare, perché poi da consumatore avanzato è un discorso diverso, quindi il bundle magari vorresti fartelo da te, però non dimentichiamoci che avere anche un oggetto che ti fa il bundle o che comunque ti aggrega i contenuti o ti aggrega più offerte, così come ad esempio fanno le smart TV, è tutt’altro che banale. Quindi, Direct to Consumer sì, però alla fine il rischio è che, insomma, l’opportunità, non lo so, perché qui non so che cappellino mettermi da consumatore o da persona che guarda quello che fanno le major, è che un livello di aggregazione diverso da qualche parte continui a essere necessario e che ci sia un qualcosa con cui bisogna fare i conti.
L’abbiamo detto anche altre volte, quando abbiamo visto che determinate offerte di HBO, Paramount, ecc., in realtà sono anche canali di altre piattaforme. Insomma, è chiaro che avere i dati dei consumatori, controllare il pagamento, cioè tutte quelle cose che ci diciamo spesso, è utile, ma bisogna vedere se riesci comunque a continuare a crescere. Perché a quel punto devi soffrire un po’: ok, ho il rapporto diretto col consumatore, il consumatore magari per un mese mi accende, poi per un mese mi spegne, e quindi sto sempre lì a riguadagnare quello che magari avevo, con un piccolo delta che rappresenta la crescita quando c’è.

Robert Bernocchi

Sì, è utile ma anche costoso, perché significa comunque farsi carico di tante spese che, un tempo, sarebbero state a pannaggio degli operatori di Pay TV, che però avevano il grande vantaggio di poter gestire volumi più alti e quindi ridurre i costi per utente. Quello che abbiamo visto in questo momento è che, per esempio, una cosa interessante dell’accordo è anche il fatto che gli abbonati a una realtà come DirecTV possono adesso avere a disposizione magari anche singolarmente, non lo so, un Disney Plus, o avranno a disposizione, soprattutto quando aprirà il canale streaming di ESPN, che non è quello attuale, ma una formula molto più completa rispetto alla programmazione che c’è sulla ESPN via cavo. Questo nuovo servizio sarà proprio un’offerta completa con tutti i contenuti sportivi che ESPN offre attualmente agli abbonati della Pay TV.
Questa maggiore quantità di opzioni è sicuramente positiva, ma vuol dire anche che bisogna sempre trovare un equilibrio. Da una parte, è normale che Disney apra un canale autonomo di ESPN, ovviamente con la speranza che abbia successo. D’altra parte, se ha successo, è probabilmente anche perché magari chi è abbonato a ESPN con la Pay TV cancellerà l’abbonamento. Trovare l’equilibrio tra quello che si guadagna nella nuova piattaforma e quello che si perde in numeri della Pay TV potrebbe essere complicato. Non è detto che i conti tornino come previsto, quindi vedremo nei prossimi anni com’è.

Davide Dellacasa

Vedremo nei prossimi anni e con le prossime trimestrali.

Robert Bernocchi

Esatto, sempre le trimestrali a cui facciamo sempre molta attenzione.

Davide Dellacasa

Senti, va bene, dai, penso che per questa settimana ci siamo.

Robert Bernocchi

Sì, tanto la prossima abbiamo già detto e le prossime due abbiamo già detto come andrà il mercato. Però speriamo di essere sorpresi, ecco, che ci sia magari qualche sorpresa.

Davide Dellacasa

Speriamo di essere sorpresi, dai. Intanto, vabbè, lunedì vedremo come sono andati gli altri giorni di Cinema in Festa e faremo un punto anche un po’ su quello. Va bene, dai, buona settimana a tutti.

Robert Bernocchi

Buona settimana.

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