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Dati Cinetel/CinExpert 2023: i segnali incoraggianti in quello che è andato “peggio”

Sono ben cinque i mesi del 2023 con incassi superiori al triennio pre-pandemia: e se i presupposti risiedessero anche in fenomeni maturati nei mesi con segno meno?

Nell’assistere alla conferenza stampa organizzata da Cinetel lo scorso 10 gennaio per la consuntivazione dell’annata cinematografica, mi sono goduto la comodità della prospettiva dello “spettatore interessato”.

L’essere coinvolto (in qualità di partner di Ergo research) nella gestione operativa di CinExpert (che integra i dati Cinetel rilevando su base campionaria il degli spettatori con cadenza settimanale) ha alimentato una componente di soddisfazione nel vedere il contributo dato dallo strumento alla lettura dello scenario e della sua evoluzione, ma alcuni spunti di riflessione sono derivati dalla mera disamina dell’andamento mensile degli incassi, con il confronto fra il 2023 e la media del triennio pre-pandemico (2017-2019).

Pur trattandosi di dinamiche che gli addetti ai lavori hanno esaminato in itinere, vedere il grafico con le spezzate affiancate ed il dettaglio dello scarto fra i periodi, può essere capace di innescare una lettura “altra”. Sappiamo che l’intero 2023 si attesta su un -16,3% a livello di incassi (sempre rispetto alla media 2017-2019), mentre in termini di ingressi siamo al -23,2%.

Sappiamo anche che il nostro ritardo è assimilabile a quello della Spagna (e, su volumi differenti, di Gran Bretagna e Irlanda), mentre il gap di Germania e Francia rispetto al pre-pandemia è inferiore.

La differenza principale risiede tuttavia nel fatto che il riallineamento dei principali mercati europei è stato più progressivo, con forbice già più stretta alla fine del 2022, quando l’Italia faceva registrare il -51% (presenze) mentre la Spagna era al -38% e per Gran Bretagna/Irlanda si stimava un -29%.

Che significa? Che in Italia il vissuto della pandemia si è tradotto in cautele post-riapertura molto più marcate rispetto agli altri paesi. Il non sentirsi a proprio agio un una sala cinematografica era ancora riferito come prima motivazione del mancato rientro in sala alla metà del 2022 (fonte Sala e salotto), soprattutto da parte del pubblico over50, con ulteriore accentuazione presso il segmento femminile. Forse alcuni se ne sono scordati, ma per le sale cinematografiche le ultime misure di contenimento della pandemia sono decadute a metà del 2022…

La coda lunga di queste inerzie si è trascinata ancora per tutto il primo trimestre del 2023, dove gli incassi hanno visto un picco negativo in febbraio, con volumi dimezzati rispetto al triennio 2017-2019.

Si tratta comunque di un trimestre che ancora beneficia dell’apporto di “Avatar – la via dell’acqua” e, sul fronte delle produzioni italiane, de “Le otto montagne”, ma anche di “Tre di troppo” e di “che contribuiscono a smussare le cautele genitoriali, ma sul fronte delle commedie dicono la loro anche “Il grande giorno” e “Tramite amicizia”.

Gli altri film internazionali usciti nel periodo come “Creed III”, “Ant-man and the wasp quantumania” o “John Wick 4” lavorano più sul segmento maschile e giovane rivelatosi indispensabile per supportare la ripresa.

Molti di questi titoli fanno segnare risultati solidi anche se non “storici”, ma, insieme agli altri citati, alimentano le “cose belle” delle fasi ancora complicate del 2023. E’ anche grazie al loro contributo se sono maturate le condizioni per l’inversione di tendenza registrata fra aprile e giugno, aprendo poi la strada al raddoppio di luglio (+97%) ed al +35% di agosto.

E’ chiaro che un pezzo importante di questo boost è ascrivibile alle specificità di film come “Barbie” e “Oppenheimer”, ma i presupposti per la conversione sono maturati prima, e si radicano in un “atteggiamento non preclusivo” da parte degli spettatori “deboli” (per frequenza) o ancora non riavvicinatisi alla sala.

Non sembri una sofisticheria il parlare di “atteggiamento non preclusivo” verso l’esperienza del cinema in sala. Il “non fare” / “fare poco” / “fare meno”, in questo come in altri mercati, può legarsi a dinamiche strutturali che rendono le inversioni di tendenza fra l’impossibile ed il complicatissimo.

Per il cinema non è mai stato così, ma l’Italia ha impiegato molto più tempo per sgombrare il campo da un elemento esogeno come il vissuto della pandemia (non la pandemia in se’, che in Francia ha conosciuto picchi di diffusione anche maggiori, ma il modo di raccontarla mediaticamente e di viverla). Non è questa la sede per analizzarne i presupposti, ma va preso atto che è proprio nel primo trimestre del 2023 che questo “vincolo esogeno” è stato sostanzialmente marginalizzato.

Non si tratta di un meccanismo on/off, e dunque non ci si poteva aspettare un riallineamento immediato. Si è entrati nella fase del “dipende”. Il “dipende” di molti spettatori è stato sciolto da film come “Le otto montagne”, per altri è stato il cedere al tormento dei figli che spingevano per vedere “Me contro te – missione giungla” (per poi rasserenarsi rispetto all’esperienza in sala), senza dimenticare la grande “spallata” data da “Avatar – la via dell’acqua”.

Quindi sì: l’inversione di tendenza maturata nel secondo trimestre ha le sue radici in quanto accaduto fra la fine del 2022 ed il primo trimestre del 2023.

I mesi di settembre ed ottobre, sempre confrontato con gli incassi medi pre-pandemia, sono stati rispettivamente all’insegna della frenata e del deciso calo, ma anche dietro al segno meno di questi due mesi troviamo segnali incoraggianti, che vanno dalla splendida tenitura di “Oppenheimer”, al risultato ampiamente sopra le attese di “Assassinio a Venezia”, al milione scarso di spettatori che hanno visto “The Nun 2”, al successo di “Io Capitano” (amplificato dalla complessità del tema e dall’essere sottotitolato), a quello di “Killers of the flower moon” con la sua durata sfidante, senza trascurare l’apporto del nuovo “Me contro te – vacanze in Transilvania”, con un pubblico ancora più giovane rispetto al precedente capitolo della saga, a testimonianza del fatto che sono cambiate anche le dinamiche di accompagnamento relative ai family, con gruppi di bambini supervisionati da meno adulti (indice dei fatto di aver definitivamente superato le cautele genitoriali rispetto alla sala).

Ottobre è ovviamente anche il mese che ha segnato l’avvio della cavalcata di “C’è ancora domani”, che ha tutti i suoi meriti, ma che si colloca in un solco di diversificazione delle scelte consolidatosi anche nel bimestre precedente, cui sono mancate nuove uscite molto larghe, ma che ha lasciato spazio (es.) a “Io Capitano”, con il pubblico che ha risposto oltre le attese. L’opera prima di Paola Cortellesi è parte di un circolo virtuoso, che ha un “prima” di cui beneficia e che contribuisce ad alimentare un “dopo”.

Si potrebbero fare ragionamenti analoghi anche in relazione al mese di dicembre, il cui -29% rispetto al triennio pre-pandemico potrebbe essere letto come un passo indietro, ma che in realtà ha visto molti film performare meglio di quanto ci si aspettasse (sia in termini assoluti sia nella comparazione con quanto ottenuto in altri paesi). Non ci si nasconde che da altri film usciti sotto le feste era legittimo aspettarsi di più, ma questo ha a che fare più con l’offerta, col tipo di promessa fatta e con la capacità di mantenerla, che con la domanda, rimasta in parte inevasa, ma sottesa dalla già menzionata disposizione positiva verso il cinema in sala.

Potremmo annoverare anche questa prima metà di gennaio del 2024 fra i periodi dove ci sono cose che vanno meglio nonostante il -25% circa rilevato rispetto al 2019. Basterebbe il primato de “Il ragazzo e l’airone” di Miyazaki a parlarci di una domanda sorprendentemente pronta ad attivarsi quando l’offerta si mostra capace di cimentarsi con il più volte evocato innalzamento dell’asticella.

Tornando alla conferenza stampa dello scorso 10 gennaio, la prima domanda fatta nella sessione di Q&A evidenziava il ruolo decisivo dei mesi con il segno + nell’alimentare il buon risultato del 2023, sollevando dubbi sulla replicabilità del fenomeno, visto come fortemente radicato nella fiammata di 3 titoli specifici e sanza la garanzia di averne di equivalenti nell’offerta del 2024.

E’ innegabile che ci saranno dei “buchi” nell’offerta del 2024, anche come effetto di medio periodo degli scioperi statunitensi. Questo indebolirà il box office di alcuni mesi, ma c’è da sperare che, come nel 2023, quei mesi siano l’occasione per dare respiro ai titoli medi di cui si ha tanto bisogno, e che il pubblico li viva come l’occasione per sperimentare, correndo il rischio di sbagliare qualche scelta ma anche cogliendo l’opportunità di imbattersi in qualche BELLA sorpresa.

Ogni riferimento a Bella Baxter ed alla prossima uscita di “Povere Creature” è fortemente voluto.

Buon 2024 cinematografico a tutti.

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