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Risultati contrastanti per Warner Bros. Discovery e Disney

Sono uscite le trimestrali delle due società, che hanno portato a una reazione molto diversa in Borsa. In generale, problemi analoghi a quelli fatti segnare da Comcast e Paramount…

E’ periodo di trimestrali, ieri addirittura nello stesso giorno sia quelle di Disney che di Warner Bros. Discovery. Ma iniziamo da un paio di major che avevano già comunicato i propri dati.

L’ultimo trimestrale Paramount ha visto ‘migliorare’ i conti dello streaming (nel senso che la perdita è passata dai 343 milioni dell’anno scorso ai 238 di questo trimestre, finora quest’anno si sono persi quasi 1,2 miliardi). In aumento del 46% i ricavi degli abbonamenti e del 18% quelli della pubblicità (compresa quella di Pluto TV). Gli abbonati a Paramount+ sono saliti a oltre 63M (+2,7M nel trimestre).

In generale, i ricavi dell’azienda sono aumentati del 3%, ma gli utili sono in calo del 9%. La crisi della pubblicità ha avuto il suo impatto sui conti delle televisioni (ricavi a 4,5 miliardi, in calo di circa 400 milioni rispetto al terzo trimestre 2022), nonostante i buoni risultati del football americano sulla CBS. In perdita (-49 milioni di dollari) il settore cinema, soprattutto per i costi alle stelle dell’ultimo Mission Impossible (che non ha funzionato come sperato). Wall Street comunque ha gradito, visto che le quotazioni del titolo sono salite di oltre il 10%. Evidentemente, si aspettavano numeri peggiori.

Perdite importanti anche per lo streaming di Comcast, ossia Peacock, che perde 565M nel trimestre, leggermente meno peggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-614M). Per quest’anno, Peacock dovrebbe provocare una perdita di 2,8 miliardi.

Paradossalmente, nonostante gli oltre 900 milioni incassati nel mondo da Oppenheimer, i ricavi totali sul fronte cinema (504 milioni) rappresentano il 25% in meno rispetto allo stesso trimestre del 2022, che vedeva due pesi massimi come Minions: Come Gru diventa cattivissimo e Jurassic World – Il dominio. Cali anche per quanto riguarda la pubblicità (-8,4%) e per la tv via cavo (490.000 abbonati in meno), mentre ancora forti i ricavi dei parchi tematici (+17%). In questo caso, Wall Street non ha apprezzato e il titolo è calato di più del 6%.

E veniamo al “Super wednesday” di ieri, con le comunicazioni sia di Warner Bros. Discovery che di Disney.

Non c’è dubbio che, a essere stata accolta peggio (almeno da Wall Street), sia stata la trimestrale Warner Bros Discovery, che ha portato a una flessione del titolo in Borsa del 19%. Come fa notare Sean McNulty nella newsletter The Ankler, è una trimestrale a due facce. Da una parte, non c’è dubbio che siano stati fatti passi in avanti a livello finanziario, con la riduzione del debito (2,4 miliardi ripagati in questo periodo) e con un free cash flow che è stato di 2,1 miliardi nel terzo trimestre (rispetto a un FCF negativo di 200 milioni nell’analogo periodo dell’anno scorso).

Inoltre, molto importante che WBD diventerà il primo grande gruppo (a parte Netflix) a poter chiudere un anno con dei profitti per lo streaming, come annunciato dalla società, dopo che il terzo trimestre ha portato a un utile di 111 milioni di dollari. Inutile dire che sono sempre profitti molto inferiori a quelli che un’azienda così importante, con tanti contenuti fortissimi, potrebbe ottenere semplicemente vendendo i propri contenuti a terze parti (come Netflix o Amazon). Ma d’altro canto, se non si inizia ad andare in utile, anche di poco, non si potranno mai raggiungere profitti adeguati agli investimenti fatti.

D’altro canto, è vero anche che il fronte streaming vede ormai un calo degli abbonati (-700.000 a livello mondiale, frutto di una riduzione di 1,4M negli Stati Uniti e di un aumento di 700.000 abbonati nel resto del mondo). E se è vero che è previsto lo sbarco in Sudamerica e in tanti Paesi europei nel 2024, questo comporterà comunque dei costi nuovi e importanti.

Ma la situazione più preoccupante arriva dalle televisioni lineari e in particolare dalla pubblicità, che ha visto un calo del 13% rispetto allo scorso anno e addirittura del 25% negli ultimi due anni. Se è vero che il mercato della pubblicità ultimamente ha avuto dei problemi, va anche ricordato che le ultime, recenti trimestrali di Google e Meta hanno comunque mostrato una crescita su questo fronte. Insomma, non è tanto la pubblicità in generale a portare meno introiti, ma evidentemente gli inserzionisti stanno trascurando i mass media tradizionali.

Lo stesso problema colpisce anche Disney, ma decisamente con una trimestrale accolta meglio e che ha portato a un aumento del prezzo delle azioni superiore al 3% nelle contrattazioni post chiusura.

In effetti, i Network lineari di Disney hanno portato a ricavi per 2,628 miliardi nel trimestre, a fronte dei 2,892 miliardi dell’analogo periodo del 2022, anche se a livello di margine operativo i risultati rimangono identici (805M contro gli 806M precedenti). Ma è chiaro che il tema delle televisioni lineari sarà centrale per queste aziende e probabilmente torneranno le voci di possibili vendite di realtà che sono in declino.

Vendite che non dovrebbero riguardare ESPN, che ha fatto segnare nella trimestrale un miglioramento sia nei ricavi (3,818 miliardi contro i 3,784 miliardi del quarto trimestre 2022) che nel margine operativo (987M rispetto a 850M). E’ evidente che Disney crede ancora in questa realtà e nella sua centralità e – come ipotizzato in passato – al massimo potrà cercare un partner, ma è veramente improbabile una vendita totale. Chi invece verrà ceduta, sarà Star (che ha visto un calo degli utili, da 17 a 12 milioni) e tutte le attività in India, come già annunciato nelle scorse settimane.

Come valutare invece i risultati dello streaming? E’ sicuramente molto positivo che la perdita operativa questo trimestre sia passata dai 1,406 miliardi precedenti a 420 milioni (comunque una cifra ancora importante). La Disney conferma di attendersi che le sue attività streaming portino dei profitti nel quarto trimestre 2024, anche se “i miglioramenti potrebbero non essere coerenti di trimestre in trimestre”.

Per quanto riguarda gli abbonati, sostanzialmente stabili i numeri di Disney+ negli Stati Uniti e in Canada (46,5M contro i 46M del trimestre precedente), con invece una forte crescita a livello internazionale (esclusa Hotstar e quindi l’India), con un miglioramento di quasi sette milioni di abbonati (66,1 contro 59,7M), per un totale di 112,6M contro i 105,7M del trimestre scorso. Hotstar continua nel suo calo di iscritti dopo la perdita dei diritti del cricket e siamo ormai a 37,6M contro i 40,4M precedenti. Ma tra poco non sarà più un problema della Disney, come scritto sopra. E positivo che in tutte le regioni mondiali aumenti l’ARPU (7,50 nella zona nordamericana, 6,10 a livello internazionale, senza considerare l’India), ricavo medio per abbonato che comunque dovrebbe crescere ancora nei prossimi trimestri grazie al recente ’aumento dei prezzi.

Dove, ovviamente, la Disney è ancora fortissima è nel segmento “Experiences” (che comprende anche i parchi a tema), con ricavi mondiali passati dai 7,253 miliardi precedenti a 8,160 attuali e margine operativo di 1,759 miliardi contro i 1,342 miliardi di un anno fa, con una crescita in questo senso del 31%. Peraltro, i miglioramenti non sono arrivati solo dai parchi, ma anche dalle crociere, sia per quanto riguarda il numero di clienti che il prezzo medio pagato.

Insomma, i numeri di queste quattro aziende mostrano situazioni in miglioramento per alcuni aspetti, ma anche problemi strutturali (la televisione lineare in particolare) di non facile soluzione. Ma delle soluzioni vanno trovate, anche drastiche se necessario…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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