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Gabriele D’Andrea, il nostro nemico è la sala vuota

Il listino presentato alle Giornate Professionali, le window e nuovi modelli di business. A Sorrento abbiamo intervistato l’head of theatrical distribution and marketing di Lucky Red

Per riuscire a cambiare rotta, la filiera cinematografica dovrebbe riuscire a rivedere determinate dinamiche e modelli di business e non pensare solo alla cronologia dei film nei vari sfruttamenti. Gabriele D’Andrea, responsabile della distribuzione di Lucky Red, parte dal listino per il primo semestre 2022/2023 ma poi entra nel merito della situazione attuale del mercato che sta vivendo una fase nuova che non è detto possa poi riportarci alla situazione pre pandemia: «Per l’anno prossimo – esordisce d’Andrea – come da tradizione abbiamo un listino e una proposta eclettica di film che spaziano su generi e pubblici diversi; film pensati per la sala cinematografica e con una ricerca costante di autori e di titoli che possano interessare il pubblico. Ci sono due anime nel line up di Lucky Red, una più autoriale e l’altra rivolta a un pubblico più mainstream e ampio».

Quali sono i film più autoriali del line up?

 «Sicuramente Close, il nuovo lungometraggio di Lukas Dhont che ha vinto il Grand Prix al Festival di Cannes; Decision to Leave di Park Chan-wook che, sempre a Cannes, ha vinto per la miglior regia. Avremo Masquerade – Ladri d’amore di Nicolas Bedos che sarà il nostro film di Natale e The Lost King di Stephen Frears. Cito anche Profeti di Alessio Cremonini. In collaborazione con Universal e Focus Features distribuiremo Marcel the Shell With Shoes on, visto in Alice nella città. Dal punto di vista più commerciale distribuiremo What’s Love prodotta da Working Title che ha vinto il premio come miglior commedia alla Festa del Cinema di Roma. In listino abbiamo anche Retribution con Liam Neeson; il nuovo film di Luc Besson, Dogman, che uscirà tra aprile e maggio. Per il prodotto italiano porteremo in sala Il mio amico Massimo, il doc su Massimo Troisi di Alessandro Bencivenga che uscirà come evento a metà dicembre. Seguirà il film coprodotto con Gabriele Mainetti, Denti da squalo di Davide Gentile. Sempre insieme a Mainetti porteremo in sala Il più bel secolo della mia vita di Alessandro Bardani, riadattamento dell’opera teatrale, con protagonista Sergio Castellitto».

Masquerade – Ladri d’amore, film di Natale di Lucky Red

Continua anche la collaborazione con Universal?

«La nostra collaborazione per il primo semestre 2023 riguarda tre titoli: The Plane che Universal distribuirà per noi mentre Lucky Red distribuirà per Universal due titoli di Focus che sono Marcel the Shell e Spoiler Alert di Michael Showalter. Abbiamo anche una collaborazione con Bim che prosegue e prevede la distribuzione theatrical di alcuni titoli».

Nel contesto di questo mercato, che aspettative avete per il 2023?

«Il 2022 per noi è stato un anno estremamente positivo con film andati oltre le aspettative. Partendo da Ennio, Esterno Notte, Finale a sorpresa, Watcher, la rassegna sui film dello studio Ghibli e anche Il principe di Roma, commedia italiana che è riuscita a posizionarsi in una fascia media di incasso, intorno al milione di euro. Abbiamo avuto ottimi riscontri anche dal film di David Cronenberg, Crimes of the Future. Un anno soddisfacente per noi e per i nostri partner. Venendo al mercato, è evidente che i film medi indipendenti sono la tipologia di prodotto che sta incontrando più difficoltà insieme ai titoli italiani. Non sempre questi film riescono a diventare quell’evento che richiama il pubblico in sala. Questo vale anche per i film arthouse che mediamente incassano meno di quanto ottenevano pre Covid. Sappiamo che anche su film anche molto buoni dovremo lavorare moltissimo per stabilire una connessione tra pubblico in sala e visione al cinema. Non c’è più nulla di scontato e ogni titolo dovrà avere un lancio di marketing importante, anche rischioso in termini economici, ma necessario per stabilire una relazione con il pubblico. O ci si trova in listino un film con un concept molto forte, oppure bisogna spendere ogni energia per catturare l’attenzione del pubblico con scelte promozionali che investano non solo i media ma anche la sala cinematografica. Solo così si possono dare possibilità ai film».

Una scena di The Plane, action con Gerald Butler

Che valutazione si può dare del rinnovo del tax credit per gli investimenti di lancio dei film italiani?

«Sicuramente è un provvedimento fondamentale per i film italiani che però rappresentano una quota minoritaria del mercato rispetto ai film internazionali che non godono di questi benefici. Questo decreto aiuta una parte del settore ma non può essere risolutivo delle difficoltà generali che stiamo riscontrando. Quello che servirebbe è anche un impegno dei distributori di tutta la filiera per cercare modelli distributivi diversi. Vedo film che escono in un numero spropositato di cinema, spesso si toglie spazio a film che stavano incassando e che avrebbero meritato teniture più lunghe. Una logica distributiva più virtuosa e misurata, sia nel numero di film in uscita che in quello dei cinema in cui vengono proposti, potrebbe aiutare un maggiore equilibrio di mercato, la creazione di spazi per film che riescono maggiormente a intercettare i gusti del pubblico e dunque una maggiore redditività che porterebbe benefici sull’intero processo».

Di troppi film in uscita in un numero molto elevato di sale si parla da tempo ma il problema è sempre sul tavolo.

«Il tema che sta monopolizzando il dibattito è quello delle windows, un dibattito utile ma che rischia di diventare il “Godot” della nostra industria. Ci sono altri argomenti che affliggono il nostro mercato e che sono nella nostra sfera di controllo: la sovra-distribuzione e diffusione di titoli con limitate possibilità commerciali era un problema presente anche prima del Covid, certo. Paradossalmente, però, la situazione è peggiorata. Non c’è stato alcun ripensamento su questa prassi distributiva che si è inasprita e aggravata. Ogni fine settimana escono 10-14 film. Se il decreto cinema deve produrre una sproporzione di uscite rispetto alla quantità dei cinema e del pubblico di poterle assorbire, significa che un provvedimento di per sé molto giusto, potrebbe creare distorsioni del mercato e questo non va bene. La complessità del nostro settore, in cui c’è una differenza enorme tra cinema che hanno una fascia di redditività alta, rispetto a quelli di fascia media e bassa, dovrebbe portare a meccanismi distributivi più sofisticati. Come possiamo distribuire 60-70 film al mese con un pubblico che si è drasticamente ridotto? Qual è la logica dietro a questi modelli? Dovremmo concentrarci anche su questi temi; sembra, invece, che se non risolveremo la questione delle finestre non sarà possibile andare avanti. Ma non è così. Il nemico è la sala vuota, non ci sono altri avversari da battere».

Sarà possibile tornare a una situazione pre Covid per il cinema?

«Se pensiamo di stare attraversando una fase transitoria, rischiamo di restare fermi e immobili nell’attesa di tornare a prima della pandemia. Stiamo vivendo una nuova fase storica e serve adattarsi e non sperare che il passato ritorni. Non è solo un tema cinematografico, c’è anche un tema antropologico e sociale: due anni di Covid ci hanno spaventato, impigrito, allontanato gli uni dagli altri, è stato introdotto lo smart working, il delivery è cresciuto a dismisura, siamo diventati animali meno sociali e più domestici: prima avevamo la certezza che con una normalizzazione del quadro pandemico le cose sarebbero migliorate, oggi possiamo dire che questa certezza è venuta meno e che la nuova realtà presenta incognite e insidie che abbiamo l’urgenza di affrontare».

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