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Moviegoers: i risultati della ricerca UECI-ANEC realizzata da Ergo Research e Cineguru

Durante il webinar Come Torneremo al Cinema, Michele Casula e Davide Dellacasa hanno presentato i dati raccolti da Ergo Research e Cineguru

Si è svolto la scorsa settimana il webinar Come Torneremo al Cinema, durante il quale il nostro editore Davide Dellacasa e Michele Casula di Ergo Research hanno presentato i risultati della ricerca di mercato Moviegoers – Il cinema torna al cinema, promossa da UECI e ANEC per tastare il polso del mercato cinematografico e fornire dati relativi al ritorno in sala del pubblico. La ricerca prende in considerazione tutti i segmenti di pubblico, “dai CINE-MAD ai CINE-MENO”, stimandone tempi e condizioni per il riavvicinamento alla sala.

Perché Moviegoers

La scelta di utilizzare il termine anglofono “moviegoer” anziché “spettatori” non è un vezzo. Nasce dalla necessità di smarcarsi dalla relativa passività di “spettatori” per evocare il dinamismo dell’andare a trovare il film a casa sua: il cinema.

È su questo percorso che ci siamo soffermati nella ricerca: sulla velocità con cui avverrà, sulle cautele da smarcare, sugli elementi che possono favorire opportune accelerazioni. Non una mera osservazione ma uno strumento operativo volto a favorire i processi decisionali di esercenti, distributori e di tutta la filiera, unita nell’intento di tornare presto alla “vecchia normalità”. Anzi no: di superarla.

I risultati della ricerca

La presentazione della ricerca è stata suddivisa in cinque punti chiave: la definizione del campione, le intenzioni del pubblico relativamente allo scenario pandemico, l’impatto dei vaccini sul ritorno in sala, i protocolli di sicurezza fra necessità e vincolo, i generi come vettori della velocizzazione e la centralità della sala.

Per quanto riguarda il primo punto, sono state eseguite 2.000 interviste a 15-64enni che sono stati al cinema almeno una volta fra 2019 e 2020. Si tratta di 24,2 milioni di spettatori che esprimono circa 91 milioni di ingressi (compresi quelli per gli under 15).

Per quanto riguarda invece le intenzioni e lo scenario pandemico, durante il periodo pasquale poco meno della metà degli spettatori (48%) si sarebbe sentita a proprio agio di fronte ad una possibile riapertura dei cinema entro pochi giorni. Sette spettatori su dieci (con forte apertura verso i giovani) prenderanno invece in considerazione il ritorno in sala dal bimestre maggio-giugno.

Un dato positivo è che la sala tranquillizza più del salotto. L’idea di “organizzare incontri in casa con più di otto persone (senza mascherina) fa sentire meno tranquilli dell’esperienza in sala al chiuso. Il 51% dei moviegoer è convinto che vedere un film al cinema “rimarrà insostituibile e si tornerà presto alle abitudini pre-covid”. Ma molti spettatori “possibilisti” rispetto all’esperienza del cinema in sala nei diversi periodi indicano come condizione il fatto di voler essere personalmente vaccinati.

Le mascherine: rassicurazione o freno?

Veniamo alla percezione delle misure di sicurezza. La sala “non più che mezza piena” è vissuta come un ottimo compromesso dai moviegoer. Ma 8,3 milioni di questi sono convinti che difficilmente torneranno regolarmente al cinema “fino a quando non sarà possibile stare in sala senza mascherina”. Pesa meno l’assenza di cibi e bevande all’interno della sala, mentre l’obbligo della mascherina è più difficile da mandare giù.

Il mercato è ripartito a buon ritmo, con il supporto principalmente di titoli internazionali arthouse (Nomadland su tutti), che tuttavia sono vettori di avvicinamento per un segmento motivato ma circoscritto e relativamente lontano da altri generi. Le commedie italiane e le declinazioni nostrane del genere sono un potenziale acceleratore del ritorno in sala per circa 1/3 degli spettatori, anche in questo caso relativamente distanti dagli altri generi. I film “al femminile” fanno riferimento ad un bacino di quasi 3 milioni di spettatrici, di cui 1,1 milioni sono donne tra i 15 e i 34 anni.

Il genere horror è un vettore di velocizzazione per circa 5,8 milioni di spettatori di cui 2,4 tra i 15-34enni (sia uomini che donne). I generi considerati come vettori della velocizzazione del ritorno in sala sono: thriller, film internazionali d’azione, film internazionali di fantascienza, family e animazione.

La sala è il luogo delle prime visioni

Infine, un altro dato rincuorante: la sala si conferma come il luogo delle prime visioni. Pur essendo cresciuto il consumo di film e serie TV on-demand durante la pandemia, solo l’8% dei moviegoer ha effettuato noleggi ad un prezzo maggiorato (PVOD), un segmento equivalente a 2 milioni di spettatori. Il 36% di chi ha avuto una esperienza di noleggio PVOD si è fermato a un’unica visione. Insomma, a essere deficitaria non è la qualità del film ma l’esperienza associata alla fruizione domestica.

“Il momento dell’unione”

Il presidente dell’ANEC Mario Lorini ha commentato i risultati della ricerca Moviegoers sottolineando quanto sia “importante capire quali aspetti possono incidere per il ritorno degli spettatori in sala. Il mondo cambia e noi vogliamo affrontare queste sfide per capire e definire il nuovo ruolo che l’esercente dovrà avere”.

Gli fa eco Luigi Lonigro, il presidente dei distributori ANICA: “Oggi sono molto felice perché credo che con questo appuntamento si possa in realtà definire una nuova strada, la strada del futuro ma anche del presente”. E aggiunge: “Gli spettatori sono cambiati, sono diventati più esigenti. Per riportarli in sala serve un grande sforzo professionale”. “Questo è il momento dell’unione”, conclude Lonigro. “Sarà necessario mettere da parte i piccoli interessi corporativi nel nome della crescita del mercato. Un mercato che può garantire posti di lavoro, investimenti e che può dare più spazio a tutti”.

È d’accordo Gianluca Curti, presidente di CNA – Cinema e Audiovisivo: “Questo è il momento di unire le forze, il mercato ce lo impone. È necessario unire gli sforzi di tutta la filiera”. “In pochi mesi si è compiuto un percorso di dieci anni per quanto riguarda i cambiamenti”, continua, ma “la speranza è di riuscire a superare le nuove sfide che questo nuovo mondo ci impone”.

Intervenendo via video-messaggio registrato, l’onorevole Lucia Borgonzoni, sottosegretaria al Ministero della Cultura, ha promesso: “Stiamo lavorando sui ristori per la prima parte del 2021, si tratta di circa 30 milioni”. E aggiunto: “Ritengo che le sale siano dei presidi sociali fondamentali per il nostro territorio e servono dei provvedimenti proprio per questo. Se muoiono le sale, muore anche la magia. Muore il momento di aggregazione della comunità”.

Si riparte con fatica, ma si riparte

Il direttore generale dell’ANEC Simone Gialdini ha indicato la data del 20 maggio come quella della vera ripartenza: “Sono passate cinque settimane dalla riapertura, il tempo necessario per preparare i film. E i film stanno arrivando”. “Gli interventi a sostegno delle sale stanno arrivando, c’è un impegno che può accompagnare al ripartenza”, ha aggiunto. Concludendo: “Dobbiamo arrivare a inizi agosto a essere a pieno regime. Le misure vanno sfumando, dal 7 giugno il coprifuoco sarà a mezzanotte, dal 21 sparirà, A breve ci sarà l’opportunità di partire con le consumazioni nelle sale. Tutto questo per consentire al pubblico di riavvicinarsi al cinema nella piena gioia di rivivere l’emozione del grande schermo”.

Per Gabriele D’Andrea, direttore marketing e distribuzione theatrical di Lucky Red, “siamo sulla strada giusta”, ma bisogna fare i conti con il fatto che “non siamo un paese estivo. Faremo un po’ più di fatica ma ce la faremo, la ricerca mostra che la gente vuole tornare al cinema”. Il 25 maggio verrà lanciata la campagna Solo al cinema, “un progetto in divenire. Dobbiamo crescere nel tempo come mercato, attività, paese”. Il primo weekend di luglio, ricorda inoltre D’Andrea, ci sarà l’esperimento delle Notti Bianche del Cinema, promosse da Alice nella Città, ANICA, ANEC, U.N.I.T.A., 100autori e Fondazione Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello.

Tirando le somme dell’incontro, il direttore della Direzione generale Cinema Nicola Borrelli ha colto l’occasione per rispondere a questi dubbi, sottolineando quanto il decreto finestre non sia il problema. “Partendo dal fatto che il Ministero ha fatto moltissimo e lo sta continuando a fare, la vera variabile è come reagirà il pubblico. Dovremmo concentrarci su cosa mettere a disposizione del pubblico. Le strategie dovrebbero prescindere dalle piattaforme, non sono due cose in competizione, almeno per quella parte di pubblico che in sala vuole andare”. “Eppure continuiamo a concentrarci su questo, senza pensare a che tipo di fruizione diamo a chi va in sala. La filiera dovrebbe cercare di incidere su questi aspetti, piuttosto che preoccuparsi del decreto finestre”. Borrelli ha concluso tirando in ballo direttamente la filiera: “Molte leve di intervento non sono in capo al Ministero, ma nei vostri modelli di business. Iniziate a fare una riflessione seria e approfondita anche su questi aspetti”.

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