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Cronache della riapertura: la Scandinavia e il “caso” Svezia

Proseguiamo il nostro viaggio tra le riaperture delle sale con uno sguardo a cosa sta succedendo in Scandinavia

Proseguiamo con il nostro giro del mondo alla scoperta di come sta venendo gestita la riapertura dei cinema al di fuori dell’Italia. Dopo avervi parlato della Cina e degli Stati Uniti, oggi affrontiamo la Scandinavia. Aiutati da uno stile di vita che a monte prevede meno contatti e da una densità di popolazione piuttosto bassa, Norvegia, Danimarca e Finlandia hanno gestito con successo l’emergenza e, ora che l’indice di riproduzione R0 è crollato a meno di uno, si stanno muovendo verso la riapertura. Molto diverso il caso della Svezia, che non ha mai messo in atto un vero lockdown e non ha mai ordinato la chiusura dei cinema. Ma andiamo con ordine.

Norvegia

La Norvegia ha dato il via libera alla riapertura dei cinema dal 7 maggio. Come abbiamo già visto in precedenza, questo non significa che gli esercenti siano scattati sull’attenti pronti ad aprire. Le misure di sicurezza sono state giudicate troppo restrittive per essere sostenibili economicamente. Ad esempio, il governo ha imposto un massimo di 50 spettatori per sala, indipendentemente dal numero di posti. Tra ciascuno spettatore deve esserci almeno un metro e una fila su due deve restare vuota. È permesso che gruppi di massimo cinque persone si rechino al cinema, ma devono far parte dello stesso nucleo famigliare.

In totale, nella prima settimana dopo il via libera, solo il 15 % delle sale norvegesi ha riaperto, una trentina su 200. I 7187 biglietti venduti nel primo weekend di riapertura, dal venerdì alla domenica, non sono un risultato esplosivo, ma per lo meno incoraggiante verso le sale ancora chiuse. Tra i film proiettati ci sono il film Pixar Onward, l’action con Vin Diesel Bloodshot e The Gentlemen di Guy Ritchie. Tutti film rimasti poco in sala prima dell’entrata in vigore del lockdown.

Ivar Halstvedt, precedentemente a capo delle catene SF Kino e Odeon, ha detto che sarà “un’apertura soft e un’opportunità per gli esercenti di riconnettersi a poco a poco con il pubblico dopo quasi due mesi. Prenderemo a esempio la Svezia”.

Danimarca e Finlandia

In Danimarca i dati sulla diffusione del virus sono talmente confortanti da aver convinto le autorità ad anticipare le riaperture. Inizialmente era previsto che musei, teatri, cinema, parchi e zoo riaprissero l’8 giugno. Zoo e musei invece hanno potuto già riaprire, dato che l’indice R0 è sceso a 0,6 il 18 maggio.

La Danimarca ha già riaperto asili, scuole primarie e medie a partire da metà aprile, dall’11 maggio i centri commerciali e dal 18 anche ristoranti e luoghi di culto. Per i cinema, invece, attualmente si parla sempre dell’8 giugno. Vedremo se verrà accelerata anche la riapertura delle sale.

Il primo giugno è la data che vedrà la riapertura di alcuni servizi pubblici, come librerie, teatri e centri sportivi, in Finlandia. Si parla di teatri, ma non di cinema per ora.

Svezia

La Svezia è un caso a parte nel panorama europeo. Il Paese non ha mai implementato un vero lockdown e, in particolare, i cinema non sono mai stati costretti a chiudere. Ad esempio, Svenska Bio, la seconda più grande catena di sale in Svezia, con 47 cinema e 200 schermi, ha tenuto aperti i battenti. “Noi svedesi siamo nati con il distanziamento sociale”, ha dichiarato il fondatore della catena, Peter Fornstam. “Sono felice che abbiamo tenuto aperte le sale e siamo rimasti operativi, ma vorrei che tutti lo fossero”. In effetti Filmstaden, la catena di sale numero uno in Svezia, ha scelto di chiudere.

Anche qui le regole prevedono un massimo di 50 persone per sala, il lavaggio delle mani e il distanziamento. Fornstam ha anche ideato l’iniziativa Bio on Demand, con la quale gli spettatori possono noleggiare direttamente la sala per se stessi e i famigliari o gli amici.

In Svezia la risposta all’emergenza è stata unica: asili e scuole primarie sono rimasti aperti. Teatri, musei e stadi hanno chiuso, i ristoranti no. Il metodo svedese è stato lodato dalla destra americana, ma, come fa notare Lars Trägårdh, professore di storia dell’università Ersta Sköndal Bräcke, è un modello difficilmente esportabile. “È interessante vedere come quella che noi chiamiamo ‘libertà sotto responsabilità’ stia venendo presa a esempio dalla destra libertaria negli Stati Uniti. Il grosso problema è che la Svezia, alla fin fine, è costruita su una fortissima alleanza tra lo stato e l’individuo”. Traduzione: gli svedesi seguono le raccomandazioni delle autorità. Resta il fatto che l’assenza di lockdown potrebbe aver influito sull’alto tasso di mortalità, il più alto al mondo con 6,08 decessi per milione di abitanti al giorno.

In vista della possibilità di riaprire i cinema in Italia a partire dal 15 giugno stiamo realizzando una serie di articoli sulle riaperture in giro per il mondo. Trovate tutti gli articoli “Cronache della riapertura” a questo link.

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