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Cronache del Cinema e dello Streaming #5 – I primi 10 milioni di abbonati di Disney+ (and counting)

La cronaca dei primi 10 giorni di vita di Disney+: dal successo di The Mandalorian e dei viaggi in Olanda, alle reazioni della concorrenza e all’umbundling to rebundle, che è poi una versione di un fenomeno già visto nelle rivoluzioni portate da internet.

19/11/2019 – Il proliferare delle piattaforme di Streaming sta facendo tornare di moda la pirateria? Se lo domanda giustamente Il Post in questo articolo partendo da una premessa di cui abbiamo già discusso:

“Con l’introduzione di Disney+ e Apple TV+, il processo di frammentazione dei servizi di streaming disponibili negli Stati Uniti – e presto anche in Italia – è arrivato al suo apice: chi vuole vedere tutte le serie più discusse del momento, ora come ora, deve sottoscrivere tra i sei e i sette abbonamenti, per un totale di oltre 60 dollari al mese e di circa 730 all’anno. Una cifra paragonabile all’abbonamento completo a una pay tv…”

Per rispondere si fa riferimento, tra le altre cose, ad una ricerca pubblicata lo scorso settembre da Sandvine che analizzando i siti che generano maggior traffico sulla rete ha potuto riscontrare dopo un periodo di stagnazione/calo una ripresa dei famigerati torrent:

«Quando Netflix ha aggregato i contenuti video, abbiamo visto un declino nel file sharing nel mondo, specialmente negli Stati Uniti dove il catalogo di Netflix era ampio. Man mano che i nuovi contenuti originali si sono distribuiti con le esclusive agli altri servizi, i consumatori hanno fatto ricorso al file sharing per avere accesso a queste nuove esclusive dal momento che non vogliono o non possono pagare soltanto per poche serie».

Il dato trova conferma anche nella ricerca condotta dall’ospite quasi fisso di questi miei riassuntoni, Michele Casula, che ha commentato su Linkedin confermando questa evidenza con i dati della ricerca Sala e Salotto. Empiricamente è evidente ai frequentatori dei social negli ultimi giorni che non tutti hanno scelto la strada di fare un viaggio in Olanda per vedere The Mandalorian, ricorrendo a mezzi in disuso da tempo.

19/11/2019 – Unbundling to Rebundle. Con l’arrivo di Disney+, prima tra le piattaforme delle major a sbarcare sul mercato e a fronteggiare Netflix sul terreno della distribuzione diretta dei contenuti si sta delineando chiaramente il ruolo dei vari operatori nel settore. Netflix e Disney(+) contemporaneamente produttori e distributori, Apple e Amazon più concentrati sulla valorizzazione dei loro touchpoint digitali, forti dell’invidiabile rapporto diretto che hanno con i consumatori finali e della perfezione delle loro piattaforme distributive, mentre WarnerMedia/At&T e NBCUniversal/Comcast che sembrano già proiettate in un futuro in cui invece di distribuire programmi e canali distribuiscono “app”. Lo dicevo la scorsa settimana commentando la presenza di Netflix su Sky, che sembra già proiettata in un futuro di bundling e trovo conferma nelle parole di John Stankey alla Recode Conference, riassunte in una frase:

“We’re basically unbundling to rebundle, […] At some point there will be platforms that re-aggregate and rebuild. … We’d like [HBO Max] ultimately to be a place where re-aggregation occurs,”.

18/11/2019 – La fine del Paramount Act? Tutte le principali testate di settore USA hanno riportato la notizia che il dipartimento di giustizia USA pensa che sia arrivato il momento di rivedere la normativa antitrust che ha congelato più di 70 anni fa il rapporto tra produzione/distribuzione ed esercenti. Oggi attravero i servizi di streaming le produzioni arrivano direttamente al consumatore e determinate rigidità non hanno più senso. Si prepara un dibattito interessante, ma è sicuro che:

“We cannot pretend that the business of film distribution and exhibition remains the same as it was 80 years ago.”

18/11/2019 – Parrot Analytics ha aggiornato la sua classifica della demand expression deggli show sulle diverse piattaforme e canali USA e The Mandalorian occupa già una posizione importante, la terza, nonostante sia uscita da appena una settimana.

12/11/2019 – Disney+ è andata online negli USA e sono stati così resi accessibili la sua grande library e soprattutto il primo episodio (via via sta arrivando il secondo) di ognuno dei suoi nuovi show originali tra cui spicca, per aspettative e per accoglienza, The Mandalorian. Il servizio ha avuto qualche piccolo inconveniente tecnico alla partenza, su cui qualcuno ha dovuto forzatamente ironizzare quando vorrei vedere loro a reggere l’urto di 10 milioni di abbonati nel primo giorno (già perché il servizio ha fatto 10 milioni di abbonati nel suo primo giorno, alcune piattaforme non li hanno mai raggiunti) ma la situazione sembra essersi rapidamente stabilizzata, tanto è vero che anche nel nostro paese tutti si sono ricordati che Disney+ era già attivo in Olanda da qualche tempo e, essendo The Mandalorian arrivato anche lì, hanno pensato bene di organizzare viaggi reali o virtuali per andarsi a godere la prima puntata, nel frattempo è uscita anche la seconda, di questo attesissimo originals. I riscontri alla serie sono davvero ottimi e la serie sembra riuscita nell’impresa solo parzialmente ottenuta dai film di trovare un punto di contatto tra vecchi e nuovi fan, oltre ad avere il “pregio”, per Disney, di aver già definito quale sarà il più desiderato regalo del Natale 2019. Su Screenweek abbiamo pubblicato la prima parte di una recensione a catena della serie inaugurata da Roberto Recchioni che ad un certo punto scrive:

The Mandalorian, che è uno show creato da una personalità che, con gli anni, ha saputo ottenere in maniera discreta, un potere e una libertà d’azione senza pari e che ha deciso di sfruttarla per un progetto del cuore. E che forse è proprio per questo che è venuta così bene. Perché The Mandalorian non è altro che uno Star Wars privo di tutti quei compromessi dettati dalle ricerche di marketing che sono imposte alle grande produzioni cinematografiche, anche a quelle di un colosso come la Disney.” 

Trovo questo passaggio molto interessante per motivi diversi e, in questo contesto lo trovo funzionale ai ragionamenti sull’evoluzione del settore e il ruolo intenzionale o meno che giocano le piattaforme, in questo caso Disney+, in relazione anche al rapporto con gli autori.

A conclusione di Game of Thrones dissi che per me rappresentava il punto più alto, in termini di rilevanza, di una “serie tv” e che il prossimo fenomeno analogo lo avremmo avuto, se mai lo avremo, sulle piattaforme di streaming e che Mandalorian poteva essere il primo di questi casi. Forse due puntate sono troppo presto e può ancora andare tutto a tarallucci e vino però The Mandalorian, una serie prodotta per la piattaforma, sta riuscendo nell’impresa di risultare più memorabile della nuova trilogia cinematografica di Star Wars. E questo non è solo vero per i “fan di vecchia data” (o per la maggior parte di essi), ma anche, grazie a poche ma astutissime mosse, per le generazioni che la trilogia ha maldestramente tentato di agganciare soprattutto col secondo episodio. The Mandalorian è estremamente ruffiana, e la colonna sonora è forse l’esempio più lampante di questo essere concepita per piacerci, ma lo è con una tale disinvoltura e naturalezza che ci piace e compiace ancor di più l’esserne consapevoli. Probabilmente non vecchi fan non saremmo così entusiasti di sentirci a casa se non fosse stato commesso qualche errore al cinema, ma resta il fatto che la serie funziona ed è coraggiosa e innovativa anche nel formato. I primi due episodi sommati sono poco più lunghi di un’ora, e anche questa durata, unita al fatto che escono una a settimana e non si bruciano in una uscita “binge”, sembra un mix esplosivo di “memorabilita”.

Ovviamente i nuovi film di Star Wars saranno stati molto più redditizi della serie, ma la serie significa molto di più e messa in prospettiva con la library Disney è la prova della grande capacità, dimostrata ad esempio anche con le versioni live action dei cartoni, della casa di Topolino di interpretare al meglio le nuove sfide, piattaforme di streaming comprese. 

Comunque il titolo Disney ha reagito benissimo al lancio di Disney+, con un più 7% nella settimana, e Netflix non ha accusato troppo il colpo nella settimana che precede la messa in onda una delle sue serie di punta dell’autunno, ovvero la terza stagione di The Crown che, online dal 17 novembre, ha una prima puntata che potrà essere vista anche senza essere abbonati fino al 15 dicembre a questo indirizzo.

Sempre il giorno del lancio la Parrot Analytics ha pubblicato una prima parte della sua analisi della library di Disney+ segnalando quanto, nonostante l’hype per The Mandalorian, la serie con maggiore “domanda” siano invece I Simpson. Personalmente ho delle riserve sulla metodologia utilizzata da Parrot per stimare la “domanda” di contenuti, nonostante o forse proprio perché fondata anche sui social. Temo sempre che possa offrire una lettura distorta della realtà, però se presa con le dovute cautele e avendo bene in mente che tipo di dati utilizza, offre una chiave di interpretazione molto interessante, anche se su certi fenomeni intuibile da una attenta osservazione delle tendenze online.

12/11/2019 – Richard Plepler, ex amministratore delegato della HBO, sembra essere in trattativa con la Apple per produrre, attraverso la sua società di produzione, una prossima infornata di contenuti per AppleTv+. Il giorno prima si era venuto a sapere che Kim Rozenfeld, a capo della produzione della piattaforma di cupertino sia per gli show scripted che per quelli unscripted, ha lasciato il suo incarico, pur firmando un first look deal. Probabile che Apple si aspettasse qualcosa di più dai suoi originals di esordio, accolti per ora in modo tiepido dalla critica (e forse anche dal mercato).

11/11/2019 – Per la rubrica forecast della settimana secondo la società di ricerca Digital TV Research il totale degli abbonati globali ai servizi di streaming nel 2025 dovrebbero arrivare a 529 milioni. Di questi, poco più di 235 milioni dovrebbero essere di Netflix, che ne avrebbe così soltanto 70 più di adesso, 101 di Disney+, che sarebbe quindi quella a crescere di più in questi anni, ma al secondo posto dovrebbe essere Amazon Prime con quasi 136. Chissà se andranno veramente così le cose, però mi domando come mai queste aziende che fanno i forecast non prendano tutte lo stesso anno a riferimento, così per fare una gara fatta bene.

11/11/2019 – Per la rubrica sondaggio della settimana ecco un grafico di Statista che visualizza in modo intellegibile i dati di un survey dell’Hollywood Reporter sugli effetti della perdita di taluni show sugli abbonati Netflix.

Sotto metto anche il grafico dell’articolo originale, così come sfida intellettuale per chi ama la visualizzazione dei dati.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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