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Cronache del Cinema e dello Streaming #3 – Ottobre 2019

Dopo un agosto Disney+ (con gli annunci del D23) e un settembre Apple (con il Keynote) è una prima parte di ottobre in cui è soprattutto Netflix protagonista di queste cronache del cinema e dello streaming, anche se la cosa più interessante accaduta su uno schermo riguarda un videogioco.

17/10 – Secondo questo articolo di the Verge El Camino avrebbe potuto battere Joker al Box Office se fosse uscito al cinema e della stupidità di questo titolo ho già scritto sui social ma voglio ripeterlo anche qui, anche perché è un discorso che avevo già fatto più volte in vari Matinée. Chi paragona l’acquisto di un biglietto del cinema (e l’impegno che necessità l’andare al cinema) con una visione in streaming non ha capito davvero nulla, tanto che è difficile pensare che possa farlo in buona fede e non per una mancata conoscenza del mezzo che si poteva concedere a chi qualche anno indietro paragonava le view di YouTube ai potenziali incassi al cinema. Il costo marginale di una visione in streaming è tendente a zero (anche se il costo di rinunciare alle alternative inizia ad essere crescente) mentre il costo dell’andare al cinema è reale e concreto, così come il valore che si attribuisce (ed è lecito attendersi) da quel che si va a vedere. Parlando di aspettative che portano la gente al cinema in un articolo pubblicato qualche giorno prima da The Wrap rifletteva proprio sulla differenza tra due spin-off di serie tv importanti in forma di film che sono usciti in contemporanea negli stessi giorni, El Camino, appunto e Downton Abbey. Io la spiegazione più credibile al perché il film tratto da Breaking Bad non sia andato al cinema la ho trovata sui social nei commenti di molti fan della serie: è inutile, (“ridate il mio tempo” ha scritto qualcuno) come molte delle produzioni delle piattaforme di streaming.

16/10 – Per il secondo trimestre consecutivo Netflix manca, anche se di poco, l’obiettivo di crescita degli abbonati (6,8 mio contro i 7 previsti solo grazie all’estero) ma questa volta, avendo centrato quello degli earnings, non viene punita dagli azionisti. Insieme a qualche dato interessante sulle view dei film e delle serie è forse questa la cosa più interessante di questa nuova lettera agli azionisti di Netflix, relativa all’ultimo trimestre di serenità prima del lancio, nei prossimi mesi, sia di Apple TV+ che di Disney+. Uno spostamento di attenzione che potrebbe essere importante visto che dalla prossima volta il problema sul numero degli abbonati sarà di altro genere e misurarsi non sarà più il solo parametro da prendere in considerazione.

13-15/10E’ uscita la nuova stagione di Fortnite. E’ probabile che solo parte del mondo del cinema abbia notato quanto avvenuto su Fortnite in questi giorni. Anche intercettando la notizia non so però quanta consapevolezza ci sia di quello che stanno facendo i signori della Epic Games e dell’impatto che avrò sul futuro dell’industria dell’intrattenimento in generale. Lo riassume bene Roberto Recchioni nel commento citato qui a fianco. Mentre il settore continua a discutere di window e di come proteggere i cinema, ormai sotto attacco delle piattaforme di streaming che demoliscono le window mettendo la distribuzione in sala come accessorio di quella sulla loro piattaforma e non viceversa, ci sono infinite modalità di intrattenimento che stanno cambiando lo scenario e tra queste il videogioco è forse quella che più di tutte cambia il modo in cui il pubblico, a cominciare da quello più giovane, vive l’intrattenimento. Non stanno superando “i cinema”, stanno superando di un balzo i film e le serie tv. Infatti Netflix aveva detto chiaramente di considerare più un competitor Fortnite che HBO. Qualche tempo fa dicevo che Game of Thrones era il punto di arrivo delle serie TV e non sapevo quando avremmo visto un fenomeno di analoga portata e di sicuro non in TV. Forse non mi rendevo conto che un fenomeno che va oltre c’è già e non è nemmeno su una piattaforma di streaming. Vogliamo forse paragonare Fortnite a Bandersnatch? (Nel frattempo nella sua prima settimana di disponibilità online Call of Duty: Mobile è stato scaricato più di 100 milioni di volte.)

14/10 – The Irishman è passato anche al Festival di Londra e a mano a mano che si avvicina la data di “uscita” assisteremo, come fu per Roma, all’intensificarsi delle polemiche sulla sua uscita cinematografica. Tra gli altri integro qui sotto qui sotto un commento di Stefano Radice su Linkedin e qui uno di Luca Liguori su Facebook. Il tema è che si parla di necessità di rivedere le Window da anni anche se nel concreto ci sono stati pochi veri scontri tra distributori e cinema e non certo con le Major protagoniste. Ora le piattaforme di streaming si stanno comportando in modo realmente disruptive perché, come dicevo sopra, capovolgono il problema: il film è un film prodotto dalle piattaforme per le piattaforme, però è sempre un film, cari cinema noi ve lo diamo, sicuri di non volerlo? Perché il pubblico che va al cinema magari al cinema lo viene a vedere. A Roma si poteva resistere, a Scorsese si può resistere… se domani ci provassero con Zalone quanti esercenti resisterebbero? Tranquilli, farlo con Zalone sarebbe fare e farsi del male, ma con le battaglie prossime venture per gli abbonati che si profilano all’orizzonte chissà, anche perché finché ti fanno credito (vedi notizia successiva) tutto è possibile e si continua a rubarsi i talenti a botte di investimenti milionari, come ha fatto Apple, che comunque vuole anche lei portare i suoi film al cinema, con Cuarón. Sul tema “migrazioni” dei talenti dagli Studios agli Streamers qui c’è una bellissima animazione video del Los Angeles Times di cui ho messo anche uno screenshot.

The exodus of talent from Hollywood studios to streamers is stunning.

11/10 – Il New York Times dedica un bell’articolo di approfondimento su uno dei temi cui come adulti prestiamo meno attenzione del dovuto, ovvero il grande lavoro fatto da Netflix con le serie di animazione e i film destinati ai più piccoli, che sono poi uno degli asset principali del suo competitor più temibile, Disney con la sua Disney+. A capo dell’animazione di Netflix c’è Melissa Cobb, viene dalla DreamWorks Animation dove ha prodotto la serie di Kung-Fu Panda, e dichiara che “About 60 percent of Netflix’s global audience watches the service’s content for children and families on a monthly basis,“. Lo stile è sempre quello, investimenti miliardari certo, ma anche scelte molto interessanti, come l’aver acquisito da NBC Universal i diritti per serie animate su Jurassic Park e Fast and Furious. Bisogna poi considerare che serie come Stranger Things strizzano l’occhio ai nostalgici degli anni ’80, ma restano nel cuore anche dei più piccoli, i nostalgici degli anni ’10 degli anni a venire.

9/10 – The Hollywood Reporter ha pubblicato un bell’articolo sul mostruoso indebitamento degli operatori di streaming (in realtà sullo Showbiz in generale). Basta il grafico qui sotto per farsi un’idea, volendo approfondire si può leggere l’articolo. Le Streaming Wars sono una guerra a tutti gli effetti e le guerre si combattono da sempre indebitandosi, ce lo insegna la storia e ce lo ricorda anche Game of Thrones (anche se le armate mercenarie sono durate quanto un fiammifero).

5/10 – Arrivano in questi giorni una serie di notizie su Netflix e il suo rapporto con l’Italia che non mi convincono del tutto. Ne capisco i motivi tattici, così come capisco ancora di più le ragioni, ancor più tattiche, delle partnership annunciate, ma mi sembra un po’ una perdita del respiro strategico e sicuramente non un approccio disruptive. Quindi in ordine più o meno sparso non mi hanno per niente convinto l’arrivo di Netflix su SkyQ (che invece ha perfettamente senso in prospettiva Sky-Comcast) e l’annuncio dei 7 film in produzione in collaborazione con Mediaset e altrettanti produttori del panorama italiano. Anche qui mi sembra intelligente la mossa di Mediaset e dei produttori, capisco anche l’esigenza di Netflix, ma meno. Ottimo comunque che vogliano investire 200 milioni nel nostro paese e aprire una sede e non penso che sia per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate. A mano a mano che le guerre dello streaming si intensificheranno sia il prodotto che la comunicazione dovranno entrare più in sintonia con il mercato cui si rivolgono: c’è bisogno di più sintonia ed armonia con i gusti del pubblico cui ci si rivolge. I mercati vanno avvicinati, mentre altri sbagliano ad allontanarsi.

1/10 – 19/10: In breve. Se c’è una cosa di cui non voglio più occuparmi sono i sondaggi che dicono quanta gente abbandonerà più o meno Netflix dopo l’arrivo di Disney+ e Apple TV+. Tanto molto presto avremo i dati veri. Invece può essere molto interessante in prospettiva non dimenticarsi che secondo un survey (che conferma sensazioni che qualsiasi osservatore attento potrebbe fare) il 37% dei teenager passa più tempo su YouTube che su Netflix (37% dello streaming time contro il 35% di Netflix). Al di là dell’irrilevanza della differenza non capisco come possa esserci chi si sorprende di un dato del genere. Una preoccupazione per il futuro dei contenuti lungi la abbiamo da tempo anche in relazione all’incapacità che sembrano dimostrare le generazioni più giovani non tanto di fronte ai contenuti lunghi (le dirette streaming dei gamer non sono certo brevi) ma rispetto alla decodifica di strutture narrative complesse si. Un’opportunità per Quibi. Tra l’altro ESPN (Disney) farà uno show su Quibi, uno degli esperimenti che credo che meriti la massima attenzione.

Bands of Brothers passa da HBO ad Apple. In particolare la nuova, terza, stagione della miniserie , Masters Of The Air, sarà prodotta da Cupertino e non più dalla casa che ci ha dato le produzioni di maggior qualità degli ultimi anni.

Qui un bel viaggio dentro la “fabbrica” dello streaming di Disney+.

Perché i cinema propongono le proprie piattaforme di streaming? Non riesco mica a darmela una spiegazione. Sono consapevoli?

Tra le altre curiosità questi dati sullo spending in media tradizionali di Netflix… non ce ne eravamo accorti che oltre che in produzioni spendevano tanto in tutte le altre forme di comunicazione, anche tradizionale (Disney, coerentemente con l’avvio del vero confronto, gli ha tolto l’accesso alle sue).

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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