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Matinée della domenica di Cineguru #6

Comcast e Netflix protagoniste di una settimana che era iniziata con le reazioni al ritorno di John Lasseter e si è chiusa con la notizia dell’abbandono alla Pixar di Lee Unkrich, mentre noi su Cineguru ci domandavamo se mentre si guarda all’estate non ci sarebbe da preoccuparsi anche del Natale.

Buongiorno e buona domenica 20 gennaio 2019. Siamo arrivati all’appuntamento numero 6 con Cineguru Matinée, riflessioni domenicali sulle principali news sullo showbiz della settimana e volevo intanto ringraziare chi mi ha incitato a continuare con questo esperimento. Con l’articolo dedicato alle 5 settimane del periodo natalizio abbiamo concluso l’analisi dei dati della passata stagione e, a voler proseguire con lo spirito del bicchiere mezzo pieno, diciamo che potremmo essere contenti che il calo del periodo tradizionalmente più ricco dell’anno non sia poi così significativo. A parte qualche poco spiegabile recrudescenza di vecchie analisi di mercato sulle quali avevamo già espresso i nostri dubbi la settimana è stata abbastanza tranquilla per quel che riguarda il cinema di casa nostra, mentre è sul fronte internazionale e soprattutto su alcune delle aziende protagoniste delle streaming wars che è uscita qualche notizia interessante.

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Ma prima di passare a queste news e accompagnato da queste infografiche sulla popolarità dei generi cinematografici ed in particolare sulla diffusione crescente del genere horror pubblicate su Tableau e basate su dati IMDB (quindi inevitabilmente con qualche attribuzione discutibile) volevo dedicare un piccolo spazio alle ultime novità in casa, o sarebbe meglio dire fuori casa, Pixar.

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Mi riferisco in particolare all’annuncio di Lee Unkrich che venerdì ha reso noto con un comunicato e un tweet di lasciare la casa di animazione di cui è stato una delle colonne portante negli ultimi 25 anni. Anche se le motivazioni addotte sono personali e al momento non c’è ragione di pensarla diversamente non si può non mettere la notizia in relazione con l’annuncio, di appena una settimana prima, dell’assunzione da parte della Skydance di John Lasseter a capo della neonata Skydance Animation. La notizia della nomina di Lasseter era stata accolta con sorpresa e anche con molte reazioni contrariate ed in settimana si è svolto anche una sorta di processo pubblico, con tanto di introduzione da parte di un team legale, col fine di rassicurare i dipendenti della società rispetto all’atteggiamento dell’ex capo dell’animazione Disney. Staremo a vedere.

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Come dicevo all’inizio sono state però Comcast e Netflix le protagoniste assolute di questa settimana. Netflix era già da qualche giorno al centro dell’attenzione in attesa della periodica comunicazione sui risultati, sempre con focus sulla crescita degli abbonati e utili, ma è stata NBCUniversal a sorprendere tutti annunciando lunedì, solo una settimana dopo l’annuncio del servizio AVOD di Amazon, IMDB Freedive, che lancerà a inizio 2020 un servizio in streaming on demand gratuito e supportato da advertising. Il CEO di NBCUniversal Steve Burke aveva già lasciato intendere qualcosa con il suo messaggio di augurio natalizio prontamente ripreso da molti siti: “Maybe, just maybe, next year we will announce our plan for OTT.”, ma magari nessuno si aspettava che la notizia arrivasse così presto e con un pensiero molto chiaro su quale sia l’opportunità di crescita rapida andando ad operare in un segmento e con delle modalità che secondo le classiche persone “ben informate” citate ad esempio dal sito CNBC potrebbero portare il servizio a crescere molto rapidamente fino a 30/40 milioni di abbonati.

The company sees an opening because there is no long-form, ad-supported streaming service, the person said. For example, Hulu costs $7.99, but has regular ad breaks. Netflix has long-form content, but costs a monthly fee. And YouTube is primarily short-form, user-generated content and supported by ads. NBCUniversal does not plan on aggressively pulling back shows and movies it has licensed to other streaming services, the person said.

L’annuncio ha scatenato tra le altre cose una serie di analisi e riflessioni sulla strategia di Comcast che, dopo aver conquistato Sky, soffre secondo alcuni di una sottovalutazione sia strategica che di mercato. Sicuro si tratta di una realtà più complessa da valutare rispetto a quelle mosse da modelli estremamente più semplici, come Netflix. Tra gli articoli più interessanti che ho trovato sull’argomento questa analisi di Seeking Alpha che fin dal titolo invita gli investitori a non ignorare Comcast, e un approfondita analisi di Market Realist, che riassume le principali notizie sull’argomento (e da cui è tratto il grafico più sopra).

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Venendo a Netflix quella che si va concludendo è stata, appunto, la settimana dell’annuncio dei risultati dell’ultimo quarto del 2018 e della relativa lettera agli azionisti. Risultati che hanno creato qualche disappunto negli investitori in quanto gli abbonati continuano a crescere, ma gli utili non sono andati così bene a causa del peso degli investimenti. Che Netflix stia pesantemente investendo non è certo una novità e come ho già detto più volte il tema è più la sostenibilità nel lungo periodo di questo livello di investimenti che l’utile di un trimestre. Netflix sta conquistando un territorio inesplorato, gli avversari sono ormai pesantemente sulle sue orme, non solo affilando tutte le armi che hanno a disposizione sul fronte della capacità produttiva e investendo nello sviluppo tecnologico, ma anche sottraendogli contenuti su licenza (come sta succedendo con la Disney) o facendoglieli pagare assai cari (vedi Friends).

In questo diventa fondamentale continuare a guardare all’andamento degli abbonati, vero pilastro del loro business model e che secondo alcuni potrebbe spingersi in 5 anni fino a 400 milioni, e all’importanza che ha il tempo speso sulla piattaforma rispetto ai competitor (vedi grafico più sopra in cui Netflix pesa ormai per il 10% del tempo che gli americani passano davanti alla TV).

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Al di là di come si muove il suo parametro fondamentale Netflix ha ancora ampi margini di manovra sul prezzo del suo abbonamento (per non parlare di altre leve che potrebbe un giorno inserire, ovvero una versione basata su ADV e premium price per certi contenuti, cosa di cui non ha bisogno in questa fase delle guerre dello streaming) come dimostra l’incremento dei suoi abbonamenti appena introdotto negli USA, manovra forse indotta proprio dall’obiettivo di accontentare chi guarda all’utile trimestrale, anche se secondo alcuni potrebbe costargli addirittura l’8% di abbonati.

Nella lettera agli azionisti c’è però un altro passaggio chiave estremamente interessante ripreso in più sedi in cui Netflix sottolinea quanto per loro come per tutti la competizione per l’attenzione delle persone, soprattutto quando si pensa al pubblico più giovane, sia più combattuta con altre forme di intrattenimento. E veniamo al punto in cui nella lettera agli azionisti Netflix dichiara di competere più con Fortnite che con HBO, così come che è più un competitor YouTube di Hulu.

Stefano Fiano ha ben riassunto lo scenario contestualizzandolo alla situazione del nostro paese nel tweet qui sotto, anche se in generale continuo a considerare il cinema in una situazione quasi di privilegio rispetto a questa competizione, proprio perché il limite di svolgersi fuori di casa, al cinema appunto, è il suo più grosso vantaggio, sempre che lo si sviluppi opportunamente.

Tornando per concludere un attimo a Netflix c’è un altra novità importante ed è che dopo aver dato dei numeri su Bird Box, Hastings sembra averci preso gusto e sono arrivati un po’ di dati anche sulle serie tv. Il periodo preso a riferimento sono sempre le 4 settimane e il metodo con cui si contano le visualizzazioni “per account” il medesimo, ovvero il singolo account deve aver visto almeno il 70% (di un film o di un episodio di una serie) per essere contato una sola volta. Partendo da queste definizioni Netflix fa sapere che sia You che Sex Education dovrebbero raggiungere i 40 milioni di famiglie nelle prime 4 settimane dal lancio, mentre la serie spagnola Elite e l’italiana Baby ne hanno raggiunte rispettivamente 20 e 10.

Chiudo augurando a tutti una buona domenica e lasciando questa settimana come unica citazione un post relativo ai risultati dei trailer di questa settimana come visibili da Hit Mania Trailer.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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