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Netflix e Amazon stanno uccidendo il Mercato di Cannes?

Se lo chiede Variety e potrebbe avere ragione. Ma il problema è anche più ampio e riguarda il futuro del cinema indipendente…

Come scrive Variety, il Mercato dei film a Cannes non è stato particolarmente scoppiettante. Anzi, come riporta un’addetta ai lavori intervistata dal periodico, “la gente è molto più cauta, c’è stata una profonda correzione nel mercato”.

Ma il problema non è tanto la mancanza di affari e di acquisti rispetto ai film presentati. Tanti film (quelli più attesi e ovviamente che sono disponibili, perché non escono in tutto il mondo con una major) vengono presi prima su sceneggiatura e si può arrivare a un Mercato (anche importante come Cannes) con i titoli più forti e pronti già acquistati. Insomma, questo non significa necessariamente una crisi del sistema.

Il vero problema è che ormai a spendere forte sono rimasti in pochi e tra quei pochi, ci sono anche realtà che con il cinema hanno poco a che fare, ossia Netflix e Amazon. Per la prima società, basti ricordare che ha acquistato Beasts of No Nation per 12 milioni di dollari e che per Birth of a Nation ne aveva offerti 20 milioni (ricevendo un rifiuto, per fortuna loro, visti i problemi che sono arrivati dopo). Ma forse anche più importante sottolineare come Netflix sia completamente dietro a film che un tempo avrebbero seguito la tradizionale filiera cinematografica, come il recente The Irishman, il nuovo film di Scorsese da 100 milioni di dollari, così come i 60 milioni investiti su War Machine con Brad Pitt, che gli abbonati potranno vedere da domani.

Amazon invece ha un approccio più tradizionale, visto che lascia delle finestre cinematografiche, come avvenuto per Manchester by the Sea. Ma anche così al Sundance hanno fatto sensazione alcune acquisizioni, come i 12 milioni spesi per la commedia The Big Sick e i 6 milioni per il documentario sui Grateful Dead Long Strange Trip, cifre che sembrano decisamente eccessive.

E cifre che, inutile dire, quasi nessuno si può permettere di spendere, considerando che chi poi deve distribuire i film nelle sale, dovrà anche pagare i costi di un lancio importante, senza nessuna garanzia di successo o anche semplicemente di recupero dei costi. Il rischio, senza voler essere catastrofisti, è evidente.

Se queste piattaforme tolgono film importanti ai cinema, ci si ritroverà con meno prodotto forte in sala, soprattutto per quanto riguarda quella cinematografica che non è fatta di enormi franchise. Questo potrebbe spingere una fetta di pubblico a diminuire (o a evitare) la frequentazione in sala, in un circolo vizioso che renderebbe i cinema utili solo per le uscite di grandi blockbuster hollywoodiani e le commedie locali. Non è una situazione imminente, ma nell’arco di 10-15 anni potrebbe diventare uno scenario realistico.

Si dirà che l’importante è fare bei film e portarli al pubblico in maniera efficace, come fa Netflix (e d’altronde, visto che i suoi titoli vengono invitati a Cannes e Venezia, sulla qualità e i registi importanti coinvolti c’è poco da discutere). Tutto bene, dunque? Ci stiamo semplicemente spostando dai cinema al salotto di casa? Non proprio. Perché i prezzi che stanno pagando adesso Netflix e Amazon (e che offrono anche ai venditori internazionali il vantaggio di chiudere il loro lavoro con un unico accordo, piuttosto che farne di decine con tanti interlocutori diversi in tutto il mondo) non è detto che dureranno. In effetti, sembrano tanto delle offerte di chi si può permettere di spendere per buttare fuori dal Mercato dei pesci più piccoli. Ma una volta ucciso questo segmento di produttori e distributori indipendenti, perché le due società non dovrebbero tornare a cifre molto più ragionevoli? E a quel punto, i produttori indipendenti, ben lieti ora di ricevere queste grosse cifre (impossibile dar loro torto), che faranno?

Da una parte, quindi, Netflix e Amazon che investono cifre altissime (talvolta sproporzionate) su titoli non così forti, decisamente non dei sicuri successi per i distributori che partono dalla sala. Dall’altra, i distributori cinematografici che devono fare i conti con un Mercato non semplice per chi non ha dei grandi blockbuster, progetti che magari hanno anche tante altre entrate, non legate direttamente allo sfruttamento del prodotto filmico, ma magari con attività come merchandising o parchi tematici. La battaglia è impari. E, proprio per questo, potrebbe concludersi con un massacro

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.

One thought on “Netflix e Amazon stanno uccidendo il Mercato di Cannes?

  1. È da tempo, che questo scenario, si sta avverando.Mi auguro di no, in quanto le emozioni che regala il grande schermo, non possono essere emulate.

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