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Cannes: centrali al Marché i mercati emergenti, meno il VOD.

Il festival di Cannes si chiude con un mercato in salute, che vede però il ruolo sempre più attivo di aree come America Latina, Russia e Paesi asiatici. Stenta invece a dare impulso alla concorrenza il video on demand, tranne in territori chiave come Regno Unito e Canada.

La 65esima edizione del Festival di Cannes si è chiusa con la Palma d’Oro ad Amour, dell’habitué della Croisette Michael Haneke, e con l’inatteso Gran Premio della Giuria a Reality di Matteo Garrone, che ha alquanto monopolizzato il dibattito, anche sull’opportunità di confermare l’uscita autunnale di un titolo su cui negli ultimi giorni si sono accesi molti riflettori. Ma al di là dei risultati e del palmares, sembra che a uscire vittorioso da questa edizione sia stato anche il mercato della kermesse, il celebre Marché du Film di Cannes, che ha visto un +8% nelle presenze rispetto all’anno precedente e soprattutto un ruolo sempre più determinante dei Paesi emergenti, a fronte delle difficoltà vissute da altri territori, tra cui anche l’Italia.

 

Stando ai dati riportati da Cineuropa, sono state 109 le nazioni ospitate, di cui 13 al loro debutto nel consesso commerciale del Festival, vale a dire Burkina Faso, Congo, Gabon, Madagascar, Ruanda, Curaçao, Guatemala, Haiti, Giamaica, Mongolia, Bangladesh, Kosovo e Malta. La partecipazione più alta è però venuta dai mercati in maggior espansione, in particolare America Latina (con presenze in aumento del 21%) e Asia (+15%). Gli stessi che, secondo Variety, hanno attratto la maggior parte dell’attenzione di quest’anno.

 

In termini più generali, il Marché si è confermato un luogo di ottimale per lo scambio di film indipendenti con un budget tra i 30 e i 60 milioni di dollari, nonché un terreno di caccia ancora apprezzato dalle major come Universal, che ha acquisito i diritti di distribuzione internazionale per diversi film tra cui Zero Dark Thirty, o Sony Classics, che si è aggiudicata Ruggine e Ossa di Audiard. La tendenza più in luce sembra tuttavia la crescente competizione sui mercati come quello dell’America del Sud, che ha portato i prezzi a gonfiarsi tanto da far parlare gli esperti di una vera e propria bolla. Stesso discorso per la Russia, dove l’appetito dei buyers ha pure spinto in alto le cifre, perfino rispetto a quelle registrate pochi mesi fa a Berlino, mentre in Cina sembra che i distributori stiano offrendo un minimo garantito sempre più consistente.

 

In questo contesto, che vede stabili se non un po’ affaticati i mercati europei, stenta invece ad affermarsi anche l’influenza del VOD, per quanto il fenomeno stia diventando sempre più esteso. In Francia, ad esempio, sarebbe arrivato a toccare il 20% di tutto il fatturato dell’home video, ma a Cannes, per ora, l’unico effetto sensibile della diffusione dei servizi on demand sembra stata la maggior “aggressività” mostrata dai venditori per quanto riguarda territori come Canada e Regno Unito, dove più si avverte la presenza di Netflix e Lovefilm. Un certo attivismo è stato notato infine anche da parte della Radius-TWC di Harvey Weinstein, che persegue una distribuzione “multi-piattaforma” e che è stata molto presente al Marché, per quanto non si sia ancora parlato di alcun accordo specifico.

 

 

Fonte: Cineuropa, Variety

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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