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La “mossa del salmone” di Vertice 360

Un’azienda straniera, Vertice 360, è entrata l’anno scorso sul Mercato italiano della distribuzione cinematografica, in un momento pieno di insidie, ma anche di opportunità. Ne parliamo con il Chief Marketing Advisor, Francesco Marchetti…

Per prima cosa, è fondamentale una presentazione della nuova realtà che rappresenti, Vertice 360…
In Spagna Vertice 360 esiste da 20 anni, impegnata sia in produzione che in distribuzione. E’ importante sottolineare che Vertice fa parte della holding Squirrel Media, che controlla un Centro Media internazionale con grandi clienti, un’agenzia creativa, canali televisivi, e in Italia, tra le altre cose, anche M-Three Satcom, uno dei più importanti operatori privati nella tecnologia per telecomunicazioni, con clienti come Paramount, DAZN, Rai, Sony e Discovery tra gli altri.

A maggio scorso, nel giro di poche settimane ci siamo allargati in 32 Paesi con modalità diverse. In Italia è stato aperto un ufficio, mentre in altre nazioni sono avvenute delle acquisizioni, per esempio in Portogallo, dove è stato chiuso un accordo con la società NOS per la distribuzione dei film, e in America Latina, dove è stato acquisito il 51% di BF Distribution, il primo gruppo di distribuzione cinematografica in questa regione.

Per quanto riguarda le acquisizioni, Vertice 360 fondamentalmente lavora con le grandi società indipendenti di distribuzione e produzione americane, in particolare Lionsgate, FilmNation, Millenium e A24. L’idea è di puntare su titoli medio-alti, andando a proporsi come un distributore che crede nella finestra theatrical, sia perché questo permette di aumentare il valore dell’IP, sia perché lavorando su titoli internazionali, offriamo la possibilità a chi produce da indipendente di avere un’uscita theatrical internazionale, sia con accordi chiusi in fase di sviluppo che su prodotti già realizzati.

Io la chiamo la “mossa del salmone”, perché stiamo andando controcorrente in un momento in cui le distribuzioni chiudono, ma entro la fine dell’anno avremo 50 titoli acquisiti e quest’anno in Italia ne dovremmo far uscire almeno sette in maniera importante.

A proposito delle difficoltà di distribuire in questo momento, molti distributori italiani si lamentano delle condizioni di uscita e tenitura in questo Mercato…
C’è una somma di problematiche, a cominciare dalla pandemia e da alcuni cinema (soprattutto monosale) che hanno chiuso in questi anni. C’è poi il tema della polarizzazione dei risultati di box office, per cui ci sono pochi titoli che ottengono grandi risultati, mentre il prodotto minore magari fa numeri modesti. Questo spinge l’esercizio a prendere decisioni estreme e complica la vita ai distributori.

E’ vero che magari il business va in quella direzione, ma favorire solo i film dai grandi incassi vuol dire ridurre le possibilità che un prodotto medio possa recuperare gli investimenti e quindi spingere i distributori a evitare il passaggio theatrical. Bisogna rendersi conto che, se escono solo i blockbuster, non c’è prodotto sufficiente per tenere in vita il numero di schermi che abbiamo attualmente.

E’ importante poi parlare degli eventi, che non sono necessariamente i grandi blockbuster americani. Abbiamo avuto risultati eclatanti di concerti o anime giapponesi, costruiti sull’eventizzazione e puntando su una fanbase precisa. Dico spesso che non è vero che funzionano solo i film evento, funziona l’eventizzazione, che è una cosa diversa. Un esempio sono i recenti Festival di Venezia e Roma, che facevano il tutto esaurito nella loro programmazione, con film che dopo cinque giorni uscivano regolarmente in sala, ma ottenevano risultati deludenti. Come è possibile? Perché è il contesto che stimola l’acquisto. Si tende troppo a ragionare sul prodotto, magari perché quel titolo fa parte di un franchise, e invece dobbiamo lavorare sull’eventizzazione. Penso anche alle nicchie importanti che riescono ad ottenere risultati soddisfacenti fuori dal discorso blockbuster, per esempio i Me contro te con i bambini, o l’horror di alta qualità produttiva e artistica.

Un tema che ha generato grandi discussioni in questi anni sono le window. Qual è la vostra posizione?
Essendo noi dei nuovi player e credendo nel theatrical, non possiamo che difendere con forza la relativa finestra theatrical. Tuttavia, siamo all’interno di un mercato contrassegnato da un’evoluzione rapida e stabilire regole molto rigide (anche per un periodo relativamente breve di un anno o due) può risultare controproducente. In effetti, è possibile che anche soltanto tra un anno ci si trovi di fronte a una situazione completamente diversa e a quel punto quelle regole non funzionano più.

Una delle grandi sfide del 2023 è portare il pubblico italiano al cinema d’estate. Voi puntate a uscite in questo periodo?
Detto che noi non abbiamo i grandi Blockbuster delle major, il tema della stagionalità italiana è drammatico, non solo perché in quel periodo non vengono programmati i titoli, ma soprattutto perché si crea una maggiore congestione nei mesi successivi, con una minore tenitura e maggiori difficoltà di uscita. Peraltro, il disastro della pandemia è arrivato dopo una fase iniziale di Moviement che aveva dato risultati molto interessanti ed eravamo avviati sulla buona strada. Ora, bisogna ripartire quasi da zero, ma è un passaggio fondamentale per risollevarci da questa situazione e con le associazioni di settore ci stiamo già muovendo in tal senso.

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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