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Sciopero a Hollywood, tra attori e studios è di nuovo gelo

L’11 ottobre si sono interrotte le trattative tra le parti che sono molto distanti. Il nodo principale è la tassa sugli abbonamenti alle piattaforme streaming

Le trattative tra gli studios di Hollywood, rappresentati dalla Amptp, e il sindacato degli attori Sag-Aftra è di nuovo a un punto morto dopo che i dialoghi si sono bruscamente interrotti nella notte tra l’11 e il 12 ottobre, con pesanti comunicati a sottolineare le differenti posizioni. Le parti non si vedevano dal 14 luglio, quando anche gli attori erano scesi in sciopero al fianco degli sceneggiatori. Questi ultimi a settembre avevano raggiunto un accordo con gli studios, su diversi punti: controllo dell’Intelligenza Artificiale, retribuzione, dimensioni dello staff e bonus in caso di show, film e serie Tv di particolare successo sulle piattaforme streaming. Alla luce di questa intesa c’era quindi ottimismo per la trattativa con gli attori.

La contrapposizione tra le parti, però, è stata piuttosto netta con l’Amptp che ha respinto nettamente la richiesta degli attori. Inzialmente il Sag ha puntato sul fatto che agli attori dovesse essere riconosciuta una quota percentuale su tutte le entrate dello streaming, per virare poi su una tassa per ogni abbonato alle piattaforme. Su questo punto, considerato irricevibile dagli studios, perché – a loro dire – comporterebbe una spesa di 800 milioni di dollari l’anno – la trattativa si è bloccata. Tra i più contrari, ovviamente, Ted Sarandos co-ceo di Netflix che tuttavia, nei giorni seguenti, aveva ammobrbidito la sua posizione parlando comunque di colloqui importanti.

Come ha scritto Lucas Shaw di Bloomberg «i negoziatori degli attori non si sono accontentati di accettare gli stessi termini dell’accordo raggiunto con gli scrittori. Sono in sciopero da mesi e sentono di aver bisogno anche loro di ottenere qualche vittoria. Gli studios, nel frattempo, sono convinti di aver già concesso molto a registi e scrittori».

Di fronte a una situazione che potrebbe protrarsi fino a fine anno, e che potrebbe avere pesanti conseguenze sulla lavorazione, sulla produzione e sull’uscita dei film, le major di Hollywood hanno invitato Amptp e Sag a riprendere immediatamente le trattative, come riporta Hollywood Reporter.

La parola è così passata alle note ufficiali delle due rappresentanze. Duro il comunicato dell’Amptp: «I negoziati tra Amptp e Sag-Aftra sono stati sospesi dopo il sag ha presentato la sua proposta l’11 ottobre. Dopo significative conversazioni, è chiaro che il divario tra le parti è troppo grande, e le conversazioni non stanno andando in una direzione produttiva. L’offerta del Sag includeva quello che definiva un bonus sul numero di abbonati che, di per sé, costerebbe più di 800 milioni di dollari all’anno, un peso economico insostenibile. Il sindacato degli attori ha presentato pochi, se non nessun intervento sulle numerose questioni ancora aperte. Queste le nostre proposte durante la trattativa:

  • Un aumento percentuale dei minimi più alto in 35 anni, che genererebbe ulteriori 717 milioni di dollari in salari e 177 milioni di dollari in contributi per i piani pensionistici e sanitari durante la durata del contratto.
  • Un aumento del 58% degli stipendi per gli interpreti di ruoli principali sui programmi SVOD ad alto budget.
  • Aumenti sostanziali dei massimali dei contributi pensionistici e sanitari che vanno dal 22 al 33%
  • Soddisfare quasi tutte le richieste dell’Unione in materia di casting
  • L’adeguamento del compenso del 25% per i cantanti e ballerini che si esibiscono davanti alle telecamere nella stessa sessione, sia di prove che di fotografia, rappresenta un aumento del 30%. salari attuali.
  • Aumenti salariali del,10% per i coordinatori degli stuntman nel primo anno e aumenti aggiuntivi nel secondo e terzo anno di contratto.
  • Miglioramenti sostanziali nell’indennità di trasferimento

 

Inevitabile la replica del Sag, in una nota ufficiale: «È con profondo disappunto che segnaliamo che i Ceo degli studios si sono allontanati dal tavolo delle trattative dopo essersi rifiutati di discutere la nostra ultima offerta. Abbiamo negoziato con loro in buona fede, nonostante il fatto che abbiano presentato un’offerta che valeva meno di quanto avevano proposto prima dell’inizio dello sciopero. Queste aziende si rifiutano di proteggere gli artisti dall’essere sostituiti dall’intelligenza artificiale, si rifiutano di aumentare i salari per stare al passo con l’inflazione e si rifiutano di condividere una piccola parte delle immense entrate che il lavoro degli attori genera per loro. Da parte nostra abbiamo avanzato misure importanti e significative, inclusa la revisione completa della nostra proposta di condivisione delle entrate, che costerebbe alle aziende meno di 57 centesimi per abbonato all’anno. Al contrario hanno intenzionalmente travisato alla stampa il costo della proposta di cui sopra, sopravvalutandolo del 60%. Hanno fatto lo stesso con l’intelligenza artificiale, sostenendo di proteggere il consenso dell’attore, ma continuando a chiedere il “consenso” il primo giorno di lavoro per l’utilizzo della replica digitale di un artista per un intero universo cinematografico (o qualsiasi progetto di franchising)».

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