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Netflix stabile nel primo trimestre 2023

Dati solidi ma non eccezionali per la piattaforma streaming nell’ultima trimestrale. Un ottimo free cash flow e abbonamenti aumentati di 1,75 milioni…

Una trimestrale non scoppiettante, ma che fornisce una solida crescita, tanto che Martin Peers nella newsletter The Briefing parla di una “Netflix che sembra sempre di più un’azienda televisiva vecchio stile”.

Netflix ha superato le attese di Wall Street nell’utile per azione (2,88 dollari invece di 2,86$), mentre è stata leggermente sotto nei ricavi (si pensava a 8,18 miliardi, sono stati 8,16). Sugli abbonati, c’erano diverse opinioni: c’è chi sosteneva che avrebbe migliorato di 2,26 milioni, chi invece era scettico si potessero superare gli 1,5 milioni in più. Alla fine, sono stati 1,75 milioni, che hanno portato il totale globale a 232,5M. Qui sotto potete vedere l’evoluzione in questi cinque anni:

Ma l’aspetto molto positivo, è che il free cash flow è arrivato a 2,1 miliardi, rispetto agli 800 milioni dell’analogo trimestre 2022. Questo significa che Netflix è riuscita a contenere le spese, anche se evidentemente non quelle per i contenuti (il CFO Spence Neumann ha confermato che nel periodo 2022-2024 la media sarà stabile intorno ai 17 miliardi).

L’obiettivo nel 2023 sarà di aumentare il margine operativo lordo intorno al 18-20% e di generare una cifra almeno superiore ai 3,5 miliardi di dollari di free cash flow, migliore delle aspettative precedenti (si parlava di circa 3 miliardi).

Un’analisi dei risultati per zona mostra dati diversi, ma nessuno dei quali particolarmente scioccante. Nello specifico:

– La zona UCAN (Nordamerica) è cresciuta dell’8% in un anno per quanto riguarda i ricavi e del 9% per i ricavi medi per abbonato. Gli abbonati tuttavia nell’ultimo anno non sono cresciuti (siamo sempre a circa 74M), confermando le difficoltà ad ampliare il Mercato in questa zona (d’altronde, la crescita infinita non esiste).

– La zona EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) è calata del 2% nei ricavi in un anno e del 6% nel ricavo medio per abbonato, anche a causa di un cambio monetario sfavorevole.

– La zona LATAM (America Latina) ha visto i ricavi aumentare del 7% in un anno e il ricavo medio per abbonato del 3%.

– La zona APAC (Asia del Pacifico) ha portato a un 2% di aumento dei ricavi annuali, ma con un calo del 13% del ricavo medio per abbonato.

Quest’ultimo dato evidenzia la scelta di Netflix di abbassare i prezzi in alcune zone importanti, soprattutto in India, dove c’è stato un calo tra il 20 e il 60% nelle varie tariffe. Questo ha portato a un aumento dei ricavi in questa nazione del 24% e ha spinto Netflix a ridurre i prezzi anche in altre 116 nazioni. Su un fronte completamente diverso, nella lettera agli azionisti si sottolineava come negli Stati Uniti il ricavo medio per abbonato sia superiore al prezzo del piano standard, un dato significativo sull’importanza di questo servizio in patria.

Ma abbandoniamo le cifre e passiamo alle strategie. Ted Sarandos ha confermato la sua soddisfazione (che sia vera o meno) per gli investimenti nei film e soprattutto ha dichiarato che “portare le persone nei cinema non è il nostro business”. A chi gli chiedeva delle scelte opposte di realtà come Amazon e Apple, Sarandos ha fatto notare che le altre piattaforme non hanno il numero di abbonati e il volume di ricavi di Netflix, “in grado di supportare un’unica window in cui inserire dei film ad alto budget”. Non sembrano, insomma, parole che porteranno Nanni Moretti a visitare (realmente) gli uffici di Netflix nel prossimo futuro per parlare di un prossimo progetto…

Interessante, per quanto riguarda la programmazione in diretta dello streamer (che ha visto in questi giorni un problema tecnico per la trasmissione della puntata reunion de L’amore è cieco), la rivelazione che il 90% circa delle visioni dello spettacolo di Chris Rock non sia avvenuto in diretta. Il che fa capire che chiaramente si tratta di operazioni promozionali per far parlare di sé (così come il lancio dei film nei Festival), più che l’esigenza del pubblico di assistere a una tradizionale diretta televisiva.

In tutto questo, non si sono forniti numeri precisi sulla versione con pubblicità (ma lo sapevamo che al momento gli abbonati sono relativamente pochi, d’altronde io la vedo come una buona notizia per Netflix, significa che si preferisce pagare qualcosa di più per vedere tutto senza interruzioni) e non si è minimamente accennato ai risultati delle offerte gaming nella lettera agli azionisti.

Infine, la notizia che farà parlare molto, il fatto che dopo 25 anni di servizio, Netflix chiuderà il sito dvd.com, che permetteva di usufruire di questo formato. D’altronde, ormai i DVD rappresentavano lo 0,5% dei ricavi di Netflix, e la realtà è che alla notizia molti di noi non avranno pensato alla chiusura, ma probabilmente si sono chiesti “perché, i dvd erano ancora disponibili?”. Insomma, una Netflix decisamente proiettata al futuro, con dati che invitano a un moderato ottimismo…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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