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La promozione dei film candidati per i David di Donatello

Il Direttore marketing e comunicazione di Vision Distribution Laura Mirabella racconta la promozione dei titoli Vision candidati ai David: Le otto montagne, Siccità, Bones and All e Marcel!

Le otto montagne sembrava un prodotto non facile da comunicare e promuovere. Come lavorare senza snaturarlo e parlare correttamente a quel pubblico di riferimento?
Siamo molto fieri di come è andato, ben oltre le più rosee aspettative. E’ un film bellissimo e, per una volta, la lunghezza non è stata un tema. Due ore e mezzo che scorrono fluidamente in un racconto che ti trattiene dall’inizio alla fine. Avevamo tanti asset, a cominciare da due protagonisti straordinari e legati da una grandissima amicizia, che tornavano a lavorare insieme dopo un'esperienza fortunata come quella di Non essere cattivo. Poi una coppia di registi con un percorso di conclamato successo e qualità, che hanno messo la loro sensibilità a servizio della storia in maniera profonda e ne hanno sviscerato ogni aspetto con uno studio molto accurato di personaggi, luoghi e atmosfere. Altro elemento importante è stato il poter far leva sul libro da cui è tratto il film. Non solo un romanzo che ha vinto il premio Strega, ma un libro che ha avuto una grande rilevanza commerciale con centinaia di migliaia di copie vendute nel mondo. Il premio della giuria a Cannes, infine, ha dato un ulteriore impulso, certificando la qualità autoriale di questo lungometraggio.

La grande scommessa era quella di mantenere vivo il ricordo del film dal Festival all'uscita in sala, un periodo durato sette mesi. Ci siamo riusciti sia grazie ai social che con incontri sul territorio, in modo da fornire dei piccoli promemoria che mantenessero le aspettative nei confronti del film. D’altro canto, bisognava trovare un equilibrio, non facendo uscire un numero eccessivo di materiali e non sfruttandoli troppo presto, ma lasciando una forte curiosità.

Poi, abbiamo fatto partire una campagna in anticipo rispetto ai tempi abituali di un film italiano, sondando ogni possibile mezzo, tra TV e affissioni con un grande investimento economico. Per l’Italia, abbiamo scelto anche di cambiare il poster rispetto al festival di Cannes, per dare maggiore rilievo ai due protagonisti, puntando di più su Borghi e Marinelli, rispetto a paesaggi e atmosfere del film, più rilevanti invece a livello internazionale.

Credo infine che il passaggio che ha fatto la differenza siano state poi le Giornate professionali di Sorrento, dove Borghi, presente sul palco con me, si è dimostrato molto aperto e disponibile, ingaggiando la platea con i racconti dell’atmosfera sul set e raccontando la sua alchimia con Luca anche grazie al commento live di un video messaggio che ci era stato inviato dallo stesso Marinelli. A mia memoria, questa presentazione è stata tra le più efficaci mai fatte in quella sede. Facendo sentire la nostra platea di esercenti parte del progetto, si sono dedicati moltissimo al film in fase di uscita, assumendo un ruolo quasi di “brand Ambassador” per il nostro film, loro che hanno da sempre un ruolo importante e delicato come punto di contatto ultimo con il pubblico.

Anche promuovere un film molto ambizioso e complesso come Siccità deve essere stata una bella sfida…
Siccità è un film incredibile, che dimostra la visione e la capacità predittiva di un autore affermato come Paolo Virzì. Un film importante ma delicato. Considerando che stavamo appena uscendo dalla pandemia, infatti, il racconto di un’altra crisi sanitaria, seppur con altri presupposti, che mostrava ambulanze, ospedali e mascherine, poteva correre il rischio di allontanare il pubblico.

Anche se, da un lato, poteva rispondere all'esigenza di purificarsi di quell'esperienza, il pubblico poteva rimanerne spaventato. Così, nei materiali abbiamo spostato l’attenzione sul cast corale di altissimo livello, in modo che avesse il suo spazio, mentre abbiamo tenuto in secondo piano la parte legata di più all’emergenza sanitaria rappresentata nel film.

Ovviamente, un asset fondamentale era la firma di un grandissimo autore, che ha permesso alla pellicola di essere presentata al Festival di Venezia fuori concorso, una partecipazione che forniva un riconoscimento importante al valore di questo film, un kolossal italiano che ha portato anche a un grande lavoro di postproduzione per dar vita a scenari complessi, con una Roma talmente arida da arrivare ad avere il letto del Tevere completamente essiccato.

A proposito di Festival di Venezia, è lì che è iniziata l’avventura di Bones and All..
La presenza a Venezia è stata molto importante anche per tutto quello che comportava a livello di visibilità, comprese le fortissime reazioni per Chalamet e non solo da parte dalle giovanissime. E’ raro vedere un film italiano di un regista italiano come Guadagnino, realizzato con una compagine di produttori italiani ma girato negli Stati Uniti, riuscire a raggiungere questa popolarità, favorita dal passaggio in concorso.
Per noi è stata un'esperienza molto bella, ma anche un film complesso da gestire, che conteneva una deriva piuttosto horror.

Per allargare il pubblico di riferimento rispetto agli amanti del genere, abbiamo scelto di lavorare concentrandoci più sulla storia d'amore che sulle scene forti. Se ne svisceriamo la storia, il film trova nel cannibalismo un pretesto per parlare di emarginazione, ma anche della ricerca del bene: quando i due protagonisti, innamorandosi, ammettono di avere una natura sbagliata, provano a combatterla insieme. In un certo qual modo, attraverso l'amore cercano di salvarsi.

Per quanto riguarda le anteprime italiane, nella proiezione milanese con Chalamet abbiamo riempito una sala da quasi mille persone. Più che un’anteprima classica e che ha un impatto solo sul pubblico delle città in cui si svolge, è stato un elemento fondamentale nella campagna marketing, un'esplosione che precedeva il lancio in sala e che serviva a comunicare l’arrivo del film. In effetti, ha rappresentato un’importante voce nel budget di lancio, paragonabile a una campagna TV, e ha funzionato benissimo, superando i confini nazionali e portandoci su tutti i mass media americani.

Infine, anche per Marcel! è stato fondamentale un Festival…
Sì, il passaggio a Cannes di Marcel! ha rappresentato un’importante conferma autoriale che ci ha dato gli strumenti giusti per lanciarlo. In questo senso, è stata molto importante anche la presenza di Jasmine Trinca nella giuria del Festival, che le ha fornito una grandissima visibilità, con la comunicazione del Festival che si incrociava anche con la promozione del suo film.
Ulteriore asset ovviamente è stata la presenza di Alba Rohrwacher, attrice molto riconosciuta, grazie anche alle sue partecipazioni precedenti al festival. Per quanto riguarda i materiali, trattandosi di un film arthouse, abbiamo optato per un poster pittorico, in modo da trasportare l’idea artistica del film da subito anche sul manifesto.

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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