You are here
Home > Analisi > Il piattaformismo francese e l’eterogenesi dei fini delle ricerche

Il piattaformismo francese e l’eterogenesi dei fini delle ricerche

Continuiamo la nostra disamina del consumo di contenuti scripted in Francia, esaminando la penetrazione delle piattaforme

Recentemente ho ripreso e commentato alcune evidenze di uno studio francese su “I FILM E LE SERIE TV SULLE PIATTAFORME DI STREAMING”, soffermandomi su quello che consideravo l’elemento centrale: le retroazioni sul rapporto con la sala cinematografica. Nella sintesi dello studio, realizzato dall’istituto Ifop per conto dell’AFCAE (Association Française des cinémas Art et Essai), si evidenzia “un impatto negativo degli abbonamenti SVOD sulla frequentazione delle sale cinematografiche, con il 41% degli abbonati che dichiarano di andare meno frequentemente al cinema” rispetto al pre-sottoscrizione.

A valle della mia ricognizione (che non riproporrò ora) arrivavo a sostenere che è troppo semplicistico evocare un trade off diretto, evidenziando che vale per la Francia come per l’Italia il fatto che l’arrivo delle piattaforme ha innanzitutto fatto crescere la torta dei consumi scripted, soprattutto sul fronte della serialità. In sostanza: il macro-fenomeno non è quello del “travaso”, ma quello della “crescita”, con conseguente affinamento dei paradigmi di gusto e una differente qualificazione della domanda. Concludevo che tutto questo non fa passare la voglia di andare in sala, ma fa venire voglia di vedere prodotti migliori.

Lo so, è un finale un po’ apodittico, e arriva senza riprendere gli elementi qualificanti di quella torta del consumo scripted su piattaforma, che contribuirebbe al parziale ridisegno della domanda theatrical. Torniamo dunque sulle evidenze della ricerca Ifop a partire dai dati di penetrazione delle piattaforme.

A fronte di un 55% di abbonati SVOD (un po’ più che in Italia), con una media di 1,2 per utente (meno che in Italia, dove si duplica molto di più), Netflix sarebbe nella disponibilità del 45% dei francesi over 15 (mooooolti più che in Italia), mentre per Prime Video si stima una penetrazione del 28% (decisamente inferiore rispetto a quella della piattaforma Amazon in Italia, che però cede il passo rispetto a Netflix a livello di frequenza di utilizzo). E Disney+? Al 19% in Francia (molto più che in Italia). Perché rimango vago rispetto ai dati di penetrazione delle piattaforme in Italia? Perché stimarli con precisione è relativamente costoso e non sempre chi finanzia ricerche di questo tipo ha fra i suoi obiettivi quello di divulgarli (chi lo fa, spesso, punta a vendervi altro, ma questo è un altro discorso).

Che ci fanno i francesi con le piattaforme? Fondamentalmente ci guardano film e serie TV, con dati di penetrazione simili ma frequenze che prediligono la serialità (ma gli “esclusivisti” sono pochissimi).

Molto interessante il ranking dei contenuti più visti, soprattutto quando il dato è espresso in termini di percentuale sulla popolazione. A dominare la top 10 sono prodotti Netflix, con La casa di carta, Lupin e Squid Game sul podio. Da un lato questo non ci sorprende dato che Netflix è di gran lunga la piattaforma più diffusa in Francia (45%), ma è proprio parametrando l’ascolto alle dimensioni della CB che emergono gli aspetti più interessanti. Perché? Perché i top products delle piattaforme hanno la capacità di saturare gli abbonati; più del 70% dei subscriber francesi di Netflix avrebbe visto La casa di carta.

Un calcolo analogo fatto per l’original Disney+ Germinal rivela addirittura un’anomalia, dato che la penetrazione della piattaforma ospitante (19%) è addirittura inferiore a quella del prodotto (24%). Delle due l’una: o si fa confusione con l’IP (il romanzo si Zola e le sue declinazioni audiovisive precedono e superano in notorietà il recente prodotto seriale), oppure la pirateria è di casa anche oltralpe.

Chi NON riesce a saturare la propria CB con un prodotto seriale, né a raggiungere dati di ascolto di rilievo, è Prime Video. Star Trek: Picard è al 6%, mentre la piattaforma è nella disponibilità del 28% dei francesi. Nella migliore delle ipotesi il consumo su Prime Video in Francia è più frammentato e meno ancorato alla serialità; il primo content Prime Exclusive è infatti il film Hotel Transylvania 4 (9%), che tuttavia nella classifica generale è preceduto da altri film Netflix e precisamente: The Irishman (10%), Don’t Look Up (10%) e 8 rue de l’Humanité (14%). Il macro-fenomeno vede tuttavia grande concentrazione nei consumi di serie TV su piattaforma e grande frammentazione in relazione ai film original/exclusive (che popolano principalmente la seconda colonna della classifica).

Per le serie sembra valere fino in fondo la logica del “guarda i prodotti di cui tutti parlano” (divenuta non a caso la principale argomentazione commerciale di tutte le piattaforme), privilegiando le novità, che hanno nella piattaforma il loro contesto “naturale”. Le nuove serie di valore sono dove ti aspetti di trovarle (insieme ai canali lineari e ai touchpoint digital dei broadcaster). Vale anche per i film? Evidentemente no. Almeno non per gli original. E perché? Perché “il luogo delle novità cinematografiche” è la sala, e se un film atterra direttamente su piattaforma, pur etichettato come “original” e sostenuto da un budget e/o da un cast importante, sconta un vissuto da “big in Japan” che si traduce in ascolti relativamente bassi e poco concentrati. Può anche darsi che la struttura dell’offerta movie vada più nella direzione della frammentazione rispetto a quanto non accada per le serie (sebbene i volumi di nuove stagioni rilasciate ogni anno sia molto importante), ma non dobbiamo scordare che nelle classifiche della ricerca Ifop mancano i consumi (su piattaforma) ascrivibili a film che non si configurano come original e per i quali è stato gestito un passaggio in sala “vero”. Scommettiamo che vedremmo tantissimi titoli con pregresso theatrical precedere gli original movies delle piattaforme? E questo “nonostante” il fatto che fra gli spettatori che li hanno visti in sala ci siano anche abbonati delle piattaforme che li hanno proposti in seconda finestra.

È strano come una ricerca che parla nelle sue conclusioni di “un impatto negativo degli abbonamenti SVOD sulla frequentazione delle sale cinematografiche”, riletta con chiavi differenti porti a pensare che il passaggio in sala dei film (compresi quelli finanziati dalle piattaforme) possa avere un impatto positivo sui consumi su piattaforma, in un singolare processo di eterogenesi dei fini delle ricerche. Si cercavano dei “colpevoli”, forse siamo di fronte a dei possibili alleati.

Top
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI