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Portiamo l’esperienza dei Family Entertainment Center nei cinema

Intervista a Romeo De Vecchi, proprietario di Play Mart, la società che ha allestito i Fec nei Cinelandia di Arosio (CO) e Gallarate (VA). Il manager parla delle opportunità, dell’approccio al mondo del cinema e degli investimenti richiesti per queste attrazioni

Romolo De Vecchi

I Fec – Family Entertainment Center nei cinema in Italia sono ancora poco diffusi. Gli unici esempi sono quelli presso i multiplex Cinelandia di Arosio (CO) e Gallarate (VA) di cui ci ha parlato Paolo Petazzi in questo articolo. In altri mercati, come gli Stati Uniti ma anche in Oriente a Dubai e in Arabia Saudita, la presenza di parchi di divertimento per famiglie nelle strutture cinematografiche è più diffusa. Ci si arriverà anche in Italia? Certezze non ce ne sono in tal senso. Sicuramente queste installazioni ludiche possono rappresentare fonti di guadagno importanti per gli esercenti ma per riuscire a realizzarle bisogna superare alcune difficoltà, non solo pratiche. Ne abbiamo parlato con Romolo De Vecchi, proprietario di Play Mart la società di Cinisello Balsamo (MI) che ha allestito i Fec nei cinema Cinelandia.  Nata una trentina di anni fa per gestire parchi giochi con la prima catena di family entertainment center denominata Play Planet, poi venduta a un gruppo estero, Play Mart si è poi specializzata nella produzione di attrezzature da gioco e nell’allestimento di parchi di intrattenimento indoor: «Fin dall’inizio della nostra attività – dichiara De Vecchi – ci siamo rivolti ai cinema. Quando siamo partiti c’era poca disponibilità di immobili per i Fec che necessitano di aree e spazi molto ampli. Li abbiamo trovati in alcuni cinema dismessi. Due delle primissime aperture di parchi di intrattenimento che abbiamo realizzato erano proprio in ex locali storici a Casale Monferrato (AL) e Vigevano (PV)».

Come è cambiato il vostro settore nel tempo?

«Negli ultimi dieci anni ci sono state grandi evoluzioni per quanto riguarda le attrezzature, sia nei materiali con cui sono fabbricate che nelle diverse possibilità di gioco. Inizialmente ci si poteva orientare solo sui playground classici – ovvero le tipiche attrezzature con passaggi, reti, scivoli, denominati anche castelli, o vasche di palline – mentre ora ci sono molte possibilità che permettono di coinvolgere non solo i bambini ma anche i teenager. La tecnologia anche in questo ambito ha compiuto passi in avanti notevoli. Dieci anni fa sarebbe stato molto difficile allestire gli spazi dei cinema di Arosio e Gallarate».

Rete Cinelandia Gallarate
La Rete, una delle attrazioni del Cinelandia di Gallarate

Come siete arrivati a collaborare con Cinelandia?

«Già diversi anni fa avevamo iniziato a collaborare con il circuito guidato da Paolo Petazzi che nei suoi cinema aveva allestito alcune aree gioco per intrattenere i bambini. Durante la fase acuta del Covid, Petazzi ci ha ricontattato per studiare con noi la possibilità o le alternative per riconvertire parte degli spazi. All’inizio avevamo preso in esame più di una location e poi ci siamo concentrati su Arosio e Gallarate. Noi avevamo suggerito di partire solo con una struttura per studiarne i risultati; alla fine la scelta ha riguardato entrambi i cinema. Devo dire che la decisione si è rivelata vincente, tanto che ora stiamo ragionando sull’ampliamento dei due Fec».

Come avete riadattato i cinema?

«Non è stato semplice. Abbiamo affrontato il problema di conformazione degli immobili. A Gallarate sono state eliminate tre sale e ad Arosio due; in questo caso, uno spazio di 400mq attiguo alla struttura è stato annesso al cinema per la parte dedicata ai kids. Non è facile comunque operare in cinema già aperti e con una loro conformazione. Come sposare intrattenimento e film è la grande sfida di questi investimenti così come fornire un’identità propria e a sé stante alla parte di intrattenimento. Paolo Petazzi e il suo staff ci sono riusciti».

Che attrazioni avete installato nei due cinema?

«Siamo partiti con uno studio di fattibilità che è durato mesi. Abbiamo elaborato una serie di ipotesi prima di arrivare al progetto definitivo. Quando allestiamo un parco giochi dobbiamo rispettare tre esigenze. La prima è quella della capacità; compatibilmente con gli spazi, dobbiamo installare attrazioni che consentano a un numero elevato di clienti di poterne usufruire. La seconda è proporre attrezzature che siano stimolanti e che diano adrenalina a chi gioca. Altro tema fondamentale è la sicurezza di tutto il parco. In Cinelandia abbiamo cercato di puntare sulle novità per realizzare un Family Entertainment Center che fosse all’avanguardia e non standard. Abbiamo creato attrezzature per un mix di età, dai più piccoli fino ai ragazzi di età superiore a 12-13 anni. Si è puntato al tipico playground per le fasce di età medio basse mentre per i teenager abbiamo proposto le nuove attrezzature Tag Active che si articolano come percorsi Ninja, più difficili e con un sistema elettronico di rilevazione di punteggi basato sia sulla difficoltà che sulla rapidità di esecuzione».

Tag Gallarate
Il Tag Active del Cinelandia di Gallarate

In generale, quali sono le difficoltà per realizzare i Fec nei cinema?

«In questi anni abbiamo riscontrato quattro tipi di problematiche. Il primo è stato una difficoltà di tipo psicologico e culturale da parte degli esercenti, inizialmente restii ad abbinare cinema e attrazioni per l’intrattenimento. La seconda difficoltà è rappresentata dalle barriere architettoniche; i cinema sono immobili concepiti per la proiezione di film in più sale e non è facile ricavare spazi idonei per i Fec. C’è poi un aspetto economico; molti operatori di cinema che vorrebbero investire in questa direzione magari non hanno le risorse necessarie per farlo. L’ultima tematica di certo molto importante, è la barriera normativa che è molto stringente per questi tipi di interventi strutturali».

Dopo Cinelandia, siete entrati in contatto con altri esercenti?

«Siamo in contatto con altri esercenti che per ora vogliono restare riservati. Si tratta sia di piccoli operatori ma anche di un circuito importante. Ultimamente, stiamo notando un approccio diverso come atteggiamento da parte degli addetti ai lavori; sempre più circuiti si stanno ponendo il problema di coniugare cinema e intrattenimento. All’estero questo tipo di mentalità sembra più diffuso. Le prime catene americane che hanno investito in questa direzione – cito ad esempio Strike and Reel, Showplace Entertaiment, Showbiz Cinemas – sono circuiti di pochi multiplex; solo dopo che queste insegne si sono mosse, anche le catene più importanti hanno intrapreso questa strada».

Un ristorante a tema nel Fec
Un ristorante a tema nel Fec di un cinema

Ma quanto può costare a un esercente un investimento di questo tipo?

«Gli investimenti partono da poche decine di migliaia di euro per allestimenti comunque in grado di attirare la fascia bassa di età, a investimenti di milioni di euro per i Fec che si possono ammirare nei cinema di Dubai o in Arabia Saudita. Quello che bisogna capire è che non si tratta solo un investimento economico. Un Family Entertainment Center implica spazi, management, formazione, gestione, manutenzione. È un business nel business. Se si dedicano spazi e investimenti per attirare 200-300mila persone all’anno, è ovvio che si tratta di un’attività che va gestita in modo altamente professionale. Questo processo nel mondo del cinema è lento ma – a mio avviso – irreversibile. Lo abbiamo visto nei centri commerciali, negli stabilimenti balneari, nei resort o negli alberghi: sono ambienti in cui non si va più solo per fare la spesa, fare il bagno in spiaggia o dormire ma anche per passare il tempo libero. Le persone cercano attività di tipo sociale, in cui l’intera famiglia possa essere intrattenuta. Per questa ragione i cinema non saranno più solo luoghi in cui si andrà per vedere un film. La gente cerca l’esperienza e torna dove questa esperienza è coinvolgente ed emozionante. Il cinema, inteso come film su grande schermo, manterrà comunque il suo valore e non morirà perché ha un significato sociale fondamentale».

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