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Lorini, l’esercizio è un settore vitale e fondamentale della filiera

Intervista al presidente Anec: i primi passi da compiere e le sfide immediate da affrontare. Alle Giornate Professionali inizia un percorso che guarda al futuro ma che passa dalla stretta collaborazione con tutta la filiera. Centrale il dialogo con le istituzioni in tema di risorse

«La partenza di queste Giornate Professionali mi fa molto piacere. Siamo tutti qui a Sorrento, pronti a ripartire». Così Mario Lorini, presidente Anec da poco rieletto, ha iniziato ieri il suo discorso di saluto davanti alla platea dell’Hilton Sorrento Palace dove è in corso fino a giovedì 1 dicembre la 45ma edizione degli incontri organizzati da Anec in collaborazione con Anica. «Veniamo da un recente rinnovo delle cariche associative per il prossimo triennio. La riconferma nell’incarico mi ha fatto capire che è stato compreso da parte degli associati lo sforzo che tutti noi abbiamo compiuto in questi anni difficilissimi caratterizzati dalla pandemia». Ha continuato il presidente: «In questi tre anni non abbiamo pensato, però, solo a gestire l’emergenza. Abbiamo anche cercato di guardare in prospettiva verso il futuro e alla professione dell’esercente. La parola che ci deve guidare deve essere qualità. In primis la nostra di esercenti che dobbiamo riuscire a ripensare il nostro ruolo rispetto al pubblico e alla qualità delle opere che scegliamo per gli spettatori. Dobbiamo poi lavorare con produttori, distributori e istituzioni per collaborare alla risoluzione dei problemi. Non ci si alza dai tavoli di confronto finché non saranno trovate soluzioni adeguate».

Dopo il saluto ufficiale, cineguru.screenweek ha incontrato e intervistato Mario Lorini. Lei ha parlato di belle sensazioni in questo inizio di Giornate Professionali. Tra gli esercenti, però, c’è preoccupazione visti i numeri del mercato e anche un po’ di diffidenza rispetto all’essere troppo ottimisti per il futuro. Come si può rispondere a questo stato d’animo?

«Per vincere la diffidenza dei colleghi posso far vedere che il lavoro che stiamo portando avanti in questi mesi, sta dando i suoi frutti. I laboratori di formazione di AnecLab funzionano e si sono rivelati un successo. Stiamo cercando di guardare sempre più alla modernità della comunicazione e alle sfide che questo comporta, anche con i nuovi social come Tik Tok; è una realtà con cui ci si deve confrontare se si vogliono ingaggiare tutte le fasce di pubblico perché è fuori discussione che una sala cinematografica necessiti di portare in sale tutti i target di spettatori, a iniziare dalle famiglie. È necessario incrementare la comunicazione tra coloro che lavorano al confezionamento del film e gli esercenti sul territorio.  Chiedo, però, a produzione e distribuzione che il lancio di un titolo in uscita sia davvero sostenuto in modo importante. Sono contendo di aver conosciuto il nuovo ministro della cultura Sangiuliano che ci ha onorato della sua presenza durante l’assemblea generale Anec. In questi giorni ci sarà anche la sottosegretaria al Mic Lucia Borgonzoni che è sempre stata presente e ci ha dato una mano a gestire l’emergenza. Sfido qualcuno a sostenere che durante le fasi acute della pandemia non abbiamo sempre tenuto desta l’attenzione per tutto ciò che stava accadendo. Tuttavia, se non avessimo sempre cercato di lavorare con la prospettiva di guardare avanti, non saremmo riusciti a organizzare questa edizione delle Giornate Professionali così densa di proposte».

Quali saranno i prossimi passi da compiere?

«Da domani si ricomincia a lavorare tutti insieme, dopo tutto quello che abbiamo vissuto in questo triennio difficilissimo. L’anno scorso eravamo qui a Sorrento con le mascherine, non ci aspettavamo che di lì a poco la variante Omicron ci avrebbe messo in serissima difficoltà, spezzando anche i sogni iniziati con i 24 milioni di Spider-Man: No Way Home. Abbiamo vissuto un Natale tremendo e così anche gennaio; sembrava di essere tornati quasi ai tempi dei lockdown».

Come è stato questo 2022?

«Da un certo punto dell’anno non c’è stato più prodotto commercialmente forte proveniente dagli Usa, un aspetto che ha messo in difficoltà tutti i mercati. Vero che noi stiamo perdendo oltre il 50% sul 2019 ma la Spagna perde oltre il 40% e la Germania è al -32%. La Francia al -28% grazie a un fortissimo prodotto nazionale che qui da noi solo ora sta iniziando a dare risultati. I 5 milioni di incasso per La stranezza che ha vinto il Biglietto d’oro per il miglior risultato di un film italiano, sono un record in questi ultimi anni».

Quali altri segnali arrivano dal nostro cinema?

«Film quali Dante, La stranezza, L’ombra di Caravaggio sono grandi successi di questi mesi che riguardano la storia italiana, la letteratura o un fatto di cronaca come Il signore delle formiche. Sono lungometraggi che si discostano da quello che il cinema nazionale tradizionalmente ha raccontato e che hanno riportato in sala il pubblico adulto che mancava prima e grazie al cinema italiano. Sono anche io preoccupato per i risultati della commedia italiana. Vedremo come andranno Vicini di casa, Il grande giorno con Aldo, Giovanni e Giacomo, oppure Tramite amicizia di Alessandro Siani e Tre di troppo di Fabio De Luigi. Se sono storie che non sono più adatte al pubblico, dovremo avere il coraggio di dircelo».

Spesso si parla di qualità delle sale che si devono rinnovare. Problema vero o luogo comune?

«C’è un problema di qualità delle sale? Bene, però quando arriva il momento di stabilire in che direzione devono andare le risorse pubbliche, tutti devono fare la loro parte accettando che vadano verso i settori che ne hanno più bisogno. Durante la mia presidenza Anec siamo riusciti a riportare in modo più equilibrato la quota della ripartizione del fondo cinema verso l’esercizio. Non si può chiedere agli esercenti di rimettere a nuovo le sale quando gli altri settori drenano molte più risorse rispetto al nostro. Ora possiamo contare su un tax credit investimenti al 60% al quale si aggiungono le risorse delle regioni più attente e virtuose; si tratta di strumenti che possono davvero dare una mano agli esercenti a ristrutturare i loro cinema. Si dice giustamente che il tax credit deve essere cedibile. Ricordo che lo stava per diventare; il problema, però, è che con l’arrivo del superbunos facciate del 110% lo Stato si è ritrovato con un credito enorme che nessuno poteva più recuperare. Però, vorrei aggiungere una considerazione…».

Prego…

«I record di incassi di film quali Bohemian Rapsody o il già citato Spider-Man: No Way Home, per rimanere su due film recenti, dimostrano che se una quota importante di questi risultati è stata ottenuta nei multiplex, un’altra non trascurabile è stata garantita dai cinema tradizionali. Se un’opera è bella ne beneficiano tutte le tipologie di sala, questo è indubbio. Io ho ristrutturato la sala del cinema Garibaldi e l’ho trasformata in un salotto. Sto avendo un bel successo e riscontro di pubblico ma se a questo aspetto non si combina un film di valore, anche una bella sala non si riesce a fare la differenza. Ci vogliono la qualità e il valore di un film e poi anche il comfort».

Quali sono le sfide immediate che Anec ha davanti?

«Quella di trovare il modo di dialogare tutti insieme, senza rete e senza reticenze. Abbiamo dato al nuovo governo il tempo di assestarsi in queste settimane. Tax credit distribuzione, tax credit costi, la cedibilità del credito, sono provvedimenti imprescindibili per noi che servono anche per chiudere i bilanci in un anno in cui non abbiamo avuto ristori. Il fatto che le chiusure di cinema in questi anni pandemici siano state poche e il fatto di essere tutti qui, certifica che la moria di schermi non c’è stata. Anche grazie a questo abbiamo avuto importanti risorse pubbliche; siamo stati bravi a convincere le istituzioni che eravamo vitali e fondamentali e che volevamo continuare a essere aperti e attivi».

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