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Quanto mancano al Mercato i cinepanettoni e i Soliti idioti

Sono ormai anni che si realizzano pochissime commedie veramente volgari. Ma è una scelta positiva per il botteghino e i consumatori? Direi proprio di no…

La scorsa settimana, ho parlato di quanto la nostra produzione si concentri troppo sul cinema d’essai rispetto a tutto il resto, compresa la commedia. Questo non significa che la commedia sia (da un punto di vista commerciale) esente da difetti e aspetti su cui si potrebbe migliorare. Non solo il fatto, come già scritto, che i protagonisti siano quasi sempre uomini e over 40, ma proprio anche nella tipologia di commedia. In effetti, ormai da qualche anno, ha prevalso una commedia spesso inoffensiva e fin troppo ‘pulita’, il contrario di una certa commedia ‘volgare’ (termine che non vuole essere negativo, solo per capirci facilmente su che tipo di prodotto fosse). Ma allora, cosa possiamo dire degli spettatori orfani del cinepanettone e de I soliti idioti?

Facciamo una precisazione: intanto, non confondiamo il cinepanettone vero (quello di De Laurentiis, durato più di 20 anni) e tanta commedia natalizia che è stata così impropriamente definita (che magari peraltro con il Natale aveva poco a che fare).

Per quanto sembri incredibile, chiunque sia andato a vedere un cinepanettone in sala, sa bene che c’erano tante famiglie e magari anche bambini, un target che il cinema italiano non riesce a catturare spesso (anzi…). Non erano i film giusti per i pargoli? Può anche essere, ma di sicuro gli esercenti non si sentivano in colpa e facevano bene. Guardate i risultati ‘commoventi’ che ottenevano queste pellicole:

I soliti idioti invece puntavano su un pubblico di giovani/giovanissimi (altro target che il nostro cinema non conquista tutti i giorni) ed è sufficiente dire che con i loro primi due film avevano conquistato circa 20 milioni di euro complessivi in sala.

Attenzione, lo sottolineo: il titolo dell’articolo può essere fuorviante. Non voglio dire che domani bisogna fare necessariamente un nuovo film con la coppia Boldi/De Sica (che comunque, con il loro ultimo film uscito al cinema, Amici come prima, avevano conquistato più di 8 milioni) o con i due Soliti idioti. Così come non è il caso di confondere i risultati dell’ultimo film con la coppia Mandelli/Biggio (peraltro non uscito sotto il brand “I soliti idioti” e intitolato La solita commedia: Inferno, aveva incassato meno di un milione) con un disinteresse totale del pubblico verso quei prodotti. Capita che magari alcuni attori, estremamente popolari in un momento storico, poi non siano più seguiti dal loro (precedente) pubblico.

Ma quello che è importante, è capire perché quei titoli funzionavano così bene e a quale esigenza di Mercato rispondevano. La prima domanda fondamentale è: ma perché non si fanno più film volgari di quel tipo? Il pubblico non li vuole più? Non credo proprio. Forse, sono le televisioni free che non li vogliono, preoccupati che abbiano problemi a trasmetterli in orario protetto.

Ma l’obiettivo non dovrebbe essere necessariamente “facciamo 60 commedie ‘garbate’ e buttiamole tutte in televisione”, quanto “anche in ambito comico, non ci sono tanti pubblici diversi? E li stiamo servendo tutti o solo quelli delle commedie garbate e ‘pulite’?”. Qualche segnale in questo senso mi sembra di vederlo su Amazon Prime Video, dove uno dei maggiori successi nell’ultimo anno è stato I cassamortari, non necessariamente una commedia ‘elegante’.

Ovviamente, ci sarà l’obiezione di chi dice “ma quelli erano prodotti brutti e stupidi, non possiamo fare qualcosa di meglio?”. Ed ecco che è facile rispondere “meglio per chi”? Perché magari per un certo tipo di pubblico quel prodotto è il meglio ed è esattamente quello che cercava, anche se non piace a chi ha gusti più raffinati.

Quando l’attuale amministratore delegato di Disney, Bob Chapek, si occupava nell’azienda di home video, propose di realizzare dei sequel (destinati solo al mercato dell’intrattenimento domestico) dei cartoni animati più importanti, per soddisfare la richiesta dei consumatori. L’idea fu accolta malissimo dai responsabili creativi della società (John Lasseter avrebbe poi detto, riferendosi a questi sequel, che erano “sostanzialmente invedibili”), ma alla fine Chapek prevalse. Così, si diede vita a prodotti come Il ritorno di Jafar, il sequel di Aladdin. Non esattamente un capolavoro, ma in grado di vendere quindici milioni di copie e generare 300 milioni di dollari di ricavi. Non male per un titolo che non doveva neanche essere fatto, no?

Insomma, se non volete la commedia volgare, va benissimo. Ma non è detto che il mercato e i consumatori non la vogliano. Anzi…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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