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Medici (Circuito Cinema), la qualità dei film e delle sale fa la differenza

Per il presidente del circuito, investimenti nelle strutture e comunicazione sui titoli possono riportare al cinema anche gli spettatori più adulti. Importante la programmazione a medio-lungo termine di Cinema in festa

Abbinare film con forti elementi comunicativi e strutture di altro livello qualitativo è il binomio imprescindibile per il rilancio dell’esperienza cinematografica. Anche di quella che si costruisce attorno ai film di qualità e che si rivolge in particolare al target più adulto. Ne è convinto Antonio Medici, presidente di Circuito Cinema che gestisce Quattro Fontane, Giulio Cesare, Eurcine, Nuovo Olimpia di Roma, Fiorella e Flora di Firenze e che programma 120 schermi in tutta Italia.  Sono oltre 245mila gli spettatori nel 2022, con un calo del 55% rispetto al 2019, in linea con il mercato. Circuito Cinema è una realtà consolidata nel panorama dell’esercizio italiano e vede nella compagine societaria Lucky Red (49,78% di quote), Bim (24,90%), Europictures (9,54%), Greenwich (7,69%), Officine Ubu (7,09%) e Chioc (1%); amministratore delegato è Andrea Occhipinti e direttore della programmazione, Fabio Fefé: «Sono i film a determinare le performance dei cinema», dichiara Antonio Medici. «Noi gestiamo strutture a Roma e Firenze che sono abbastanza equivalenti come tipologia di offerta di film di qualità. Certo, cityplex come Giulio Cesare, Quattro Fontante ed Eurcine, potendo proporre più prodotto, rispondono meglio alle sollecitazioni del mercato rispetto al Nuovo Olimpia che ha solo due schermi. Noi, però, guardiamo al circuito nel suo insieme; quando ci sono film che funzionano, vanno bene in tutte le nostre sale».

Di cosa ha bisogno il cinema, come luogo di fruizione, per rilanciarsi?

«Penso senza dubbio che il cinema, inteso come grande schermo, continuerà ad esistere. Credo però che siano fondamentali due elementi. L’esperienza cinematografica deve differenziarsi nettamente dalla visione casalinga; con esperienza mi riferisco alla qualità dell’ambiente che si offre allo spettatore, al livello tecnologico delle sale, ai servizi e alle comodità che garantiscono. Il pubblico oggi può vedere film in diverse modalità; se gli esercenti riescono a proporre un’esperienza attrattiva, sono convinto che gli spettatori risponderanno positivamente. Se invece non si ha cura di valorizzare l’esperienza cinematografica, inevitabilmente si rischia che gli spettatori saranno più attratti dal proprio impianto video di casa. È sull’esperienza che si dà al proprio pubblico che si deve puntare ed su questo aspetto che Circuito cinema ha investito e investirà ancora».

Il foyer rimodernato del cinema Quattro Fontane

I vostri cinema sono stati tutti ristrutturati?

«Negli anni prima della pandemia abbiamo sostenuto importanti interventi che hanno riguardato Giulio Cesare, Eurcine, Quattro Fontane. Gli investimenti sono stati significativi e sono stati possibili anche grazie al supporto dello Stato e all’assistenza delle banche.  Quella del miglioramento dei cinema è una politica che continuiamo a perseguire tanto è vero che stiamo facendo ulteriori lavori al Giulio Cesare per ottimizzare l’offerta, portando le sale da sette a otto. È questa la strada maestra da seguire per portare il pubblico al cinema».

E il prodotto quale ruolo ha?

«Dal punto di vista del prodotto, mi sembra che sia chiaro che non tutti i film possono avere riscontri sul grande schermo. Alcuni titoli ottengono risultati migliori con altri sfruttamenti e sarebbe meglio evitassero la sala; un eventuale passaggio al cinema andrebbe a detrimento dell’esercente e del distributore. Però è stato dimostrato che quando è stato distribuito un film di livello qualitativo alto come Ennio ad esempio, il pubblico ha risposto in maniera forte e convinta. È chiaro che la pandemia ha accentuato tendenze già presenti nel mercato. Una di queste è che una pellicola per essere attrattiva deve avere elementi di comunicazione chiari e facilmente identificabili dallo spettatore. Nel passato bastava programmare un titolo per ottenere determinati risultati; oggi questo non è più sufficiente. Non è colpa di distributori, esercenti o dei film stessi. Sono cambiate alcune dinamiche. Oltre che avere caratteristiche comunicabili forti, è necessario che i film siano proposti in un contesto che valorizzi l’esperienza cinematografica. Se si mettono insieme questi due elementi, credo che si possa fare un buon lavoro come distributori ed esercenti. E il pubblico lo premierà».

Pierfrancesco Favino presenta Corro da Te al cinema Giulio Cesare

I numeri descrivono uno scenario di sofferenza per i film di qualità.

«È indubbio che si sia generata un po’ di disaffezione rispetto alla sala cinematografica, soprattutto generata dal secondo periodo di chiusura dei cinema e dalle restrizioni al momento della riapertura che ci hanno accompagnato per diversi mesi; una situazione che ha disabituato la gente al grande schermo. Diventa difficile poi recuperare vecchie consuetudini. Ben vengano, quindi, le iniziative come Cinema in Festa per riportare il grande schermo al centro dell’attenzione. Oggi si parla maggiormente di piattaforme o di altri sfruttamenti per i film; serve invece un’azione combinata da parte di tutti gli operatori per riaccendere i riflettori sull’esperienza cinematografica».

Oltre a Ennio, quali altri film hanno avuto elementi di comunicazione forti ed efficaci per il pubblico?

«Per quanto ci riguarda, penso a Belfast, un film in bianco e nero che forte delle candidature all’Oscar ha ottenuto un ottimo risultato nelle sale di Circuito Cinema. Più che di categorie di film, bisognerebbe ragionare di titoli che, grazie alle loro caratteristiche, devono riuscire a porsi all’attenzione di spettatori sempre più distratti da stimoli di ogni tipo».

Il target senior è stato più diffidente rispetto al grande schermo in questi mesi. Come si convince il pubblico adulto a tornare al cinema?

«C’è un dato di fatto. Il pubblico adulto è più soggetto al Covid e per questo ha più paura a uscire e ad andare al cinema. Ma questo non è da imputare agli esercenti e alle loro iniziative. È un dato oggettivo con cui si deve fare i conti. I ragazzi hanno avuto meno paura di andare in luoghi affollati e di questo hanno beneficiato i film più commerciali. A mio avviso sono stati compiuti errori di comunicazione da parte delle istituzioni che hanno generato timori e paure eccessive rispetto alla realtà. Ad esempio, le misure restrittive decise a dicembre in occasione della diffusione della variante Omicron, hanno causato un forte calo della frequentazione in sala e hanno generato confusione; ricordo che in un primo momento si era diffusa la voce che per andare a vedere un film si dovesse prima fare un tampone. Non è stato comunicato in maniera efficace, da parte di noi esercenti e di tutti gli attori della filiera, che il cinema è un luogo sicuro. Si doveva insistere molto su questo punto».

Sala piena al Quattro Fontane per Esterno notte di Marco Bellocchio

Lei citava prima Cinema in Festa, cosa pensa di questa iniziativa?

«Penso che si tratti di un’iniziativa promozionale fondamentale per far ripartire il settore. Finalmente tutta la filiera lavora su un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Ho sempre pensato che non si potesse ragionare di anno in anno ma che ci volesse una programmazione pluriennale perché si tratta di iniziative che hanno bisogno di continuità per farsi conoscere, apprezzare ed entrare nelle abitudini del pubblico. In tanti dicono di amare il cinema ma questo poi non si trasforma in esperienza concreta; Cinema in Festa può aiutare a far ripartire con convinzione l’interesse per il grande schermo ma è un progetto che ha bisogno del supporto di tutti, della filiera ma anche dei media. Noto che si parla molto di piattaforme e di altre modalità di sfruttamento dei film; mi rendo conto che sia inevitabile visto il potenziamento di nuovi player ma mi auguro che si possa riportare il cinema almeno allo stesso livello di considerazione di cui godono oggi le altre forme di fruizione di contenuti».

In questi mesi è mancato qualcosa all’offerta di qualità per essere veramente attrattiva?

«Non penso che sia mancata l’offerta di qualità, è mancato il pubblico per le ragioni di cui abbiamo parlato precedentemente e che riguardano il timore per il Covid unitamente alla presenza di misure restrittive che hanno disincentivato la fruizione cinematografica. L’offerta di qualità è stata valida; penso a film quali Ennio, Belfast, Il ritratto del duca. Nostalgia, proposto in concomitanza del festival di Cannes, ha ottenuto un ottimo riscontro nel contesto di mercato che stiamo vivendo. Con le debite proporzioni, l’andamento del prodotto di qualità non è molto diverso da quello commerciale; quando escono Spider-Man, Thor o film particolarmente attrattivi, il pubblico risponde ma se i film non hanno forti elementi di comunicazione, il pubblico non li recepisce. Anche per questo il segmento di film commerciali di medio impatto sta soffrendo molto come accade ai film di qualità medi».

I cinema Quattro Fontane, King, Giulio Cesare ed Eurcine hanno beneficiato di importanti interventi di ristrutturazione

Come vede l’offerta di qualità dei prossimi mesi?

«Sono fiducioso. Alle giornate Ciné di Riccione ho visto listini caratterizzati da una proposta molto valida. Ma credo che tutti abbiamo bisogno di un contesto generale diverso per il rilancio del mercato. Alcuni aspetti, ad esempio l’andamento della pandemia, non dipendono da noi ma altri sì. Mi riferisco ad esempio a Cinema in Festa che deve essere supportata da una comunicazione efficace. Ci sono le condizioni per un ritorno del pubblico in sala e noi dobbiamo fare in modo che questo avvenga».

Chiudiamo ancora con Circuito Cinema. Quali sono stati gli eventi che hanno riscosso maggiore interesse in questi mesi?

«Al di là delle presentazioni con registi e attori che sono sempre molto seguite, ci sono due iniziative che vorrei citare per il successo che hanno ottenuto. Le anteprime della domenica mattina spesso hanno registrato il tutto esaurito, in particolare al Quattro Fontane; talvolta abbiamo dovuto aprire una seconda sala. Ora ci siamo fermati ma riprenderemo con la prossima stagione. Abbiamo poi organizzato una serie di attività sui film classici con il Centro sperimentale di cinematografia; anche in questo caso abbiamo ottenuto ottimi riscontri. Come si sa, ormai il lavoro dell’esercente non può più essere solo quello di programmare le novità in uscita ma si deve andare sempre più verso un’offerta ricca e articolata».

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