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Cosa ci dicono i dati delle piattaforme

Qualche riflessione sui migliori risultati in streaming del 2021, cosa vedono le persone, i film italiani, i flop nascosti e il trionfo delle telenovele…

Iniziamo da una recente presentazione di Nielsen sulle serie e il film più visti in streaming negli Stati Uniti, nel periodo tra il 28 dicembre 2020 e il 26 dicembre 2021. Cosa possiamo dire in proposito?

Le prime sette serie acquisite ottengono tutte dei risultati migliori di quelle originali (che peraltro Lucifer non è nata come prodotto originale Netflix, così come non lo sono You o Cobra Kai). Ovviamente, dipende anche e soprattutto dal numero di episodi, visto che si parla di ore viste (e non di persone che lo hanno visionato), ma comunque è un dato importante. E se il risultato di Criminal Minds (semplicemente il prodotto più visto quest’anno in streaming negli Stati Uniti) è fantastico, Cocomelon è il re incontrastato per singolo episodio (magari anche perché vengono visti e rivisti più volte dai bambini). E’ impressionante e forse non ci rendiamo conto di quanto sia popolare. E mi sembra notevole anche il risultato di Handmaid’s Tale, uno dei pochi titoli non Netflix, e che dimostra anche quanto sia popolare Hulu in America, dove è una realtà ben distinta da Disney+.

Dall’importanza delle serie storiche (ma che vengono ancora viste e riviste), forse Netflix (e in generale le piattaforme) dovrebbero riflettere se è veramente cosa buona e giusta chiudere molte serie (anche quelle che ancora funzionano discretamente) alla seconda o terza stagione.

Disney+ trionfa invece tra i film, considerando che ne ha trasmessi undici dei primi quindici. E non stiamo parlando solo di esclusive come Luca, nettamente primo in classifica, ma anche titoli di catalogo come Oceania (secondo) o i due capitoli di Frozen (quarto il secondo episodio, sesto il primo). Ecco, è interessante notare come Red Notice, ossia il film più visto nella storia di Netflix, faccia solo la metà di Luca, nonostante Netflix in America abbia sostanzialmente il doppio degli abbonati di Disney+.

A proposito di Disney+, il fatto che tra ‘original’ e ‘acquisiti’ abbia solo un titolo su trenta (Wandavision, peraltro solo al quattordicesimo posto), deve far riflettere. D’accordo che sono classifiche che premiano i titoli con tanti episodi (e non è il caso della serialità Disney+), ma forse è un segnale che le produzioni originali non sono così forti come sperato?

Last but not least, basta vedere il dominio di Netflix in queste classifiche, sia nei titoli ‘original’ (tutti i primi nove) o acquisiti (tutti i primi dodici), per capire come non ci sia da preoccuparsi eccessivamente per il forte calo in Borsa di questi mesi. D’altronde, se non si può essere ottimisti sul futuro di chi domina il mondo dello streaming, cosa dovremmo pensare degli altri concorrenti?

Tutti incollati alle piattaforme?
Un consiglio utile per tutti i nostri ‘esperti’, convinti che ormai la stragrande maggioranza delle persone la sera sia incollata alle piattaforme. Il consumo è sicuramente in crescita ed è una tendenza inarrestabile, tuttavia il discorso è molto più complesso. A dimostrarlo, arrivano i numeri di The Gauge, il servizio di Nielsen che ogni mese mostra come si dividono i consumi degli americani.

Facciamo prima una fondamentale precisazione. I dati di Nielsen infatti rilevano solo l’utilizzo che viene fatto degli apparecchi televisivi e non di tutti gli altri strumenti, come tablet e cellulari, che vengono utilizzati per vedere audiovisivo. Se questo nelle classifiche limitate ai prodotti streaming non è un enorme problema, non c’è dubbio invece che – in un servizio come The Gauge – favorisca decisamente la televisione tradizionale (lineare o via cavo).

Detto questo, i numeri sono evidenti. Prendiamo i dati di dicembre 2021, in cui solo il 27,7% del consumo di audiovisivo in televisione avveniva per servizi streaming. A farla da padrone, la televisione via cavo e quella lineare, in grado di ottenere complessivamente più del 63% dei consumi. E, se andiamo a vedere anche i dati dei mesi precedenti, lo streaming è stabile al 28%. Ripeto, la mancanza di rilevazioni su tablet e cellulari fa perdere qualcosa (soprattutto sui consumatori giovani/giovanissimi), ma è comunque un segnale importante.

In ogni caso, va anche detto che nella settimana di Natale di quest’anno, gli americani hanno visto 183 miliardi di minuti di prodotti via streaming, superando così i dati di marzo 2020 (160 miliardi di minuti, era l’inizio del lockdown in America) e i 178 miliardi di minuti nella settimana del Thanksgiving a novembre del 2021.

I film italiani su Netflix
Ci sono alcune riflessioni interessanti da fare su tre recenti film italiani passati su Netflix. Intanto, iniziamo dai rispettivi numeri. Yara, il film di Marco Tullio Giordana sul drammatico fatto di cronaca nera, aveva chiuso i suoi primi 28 giorni con 38 milioni di ore e si era rivelato un grande successo mondiale (tanto da essere rimasto per due settimane in testa alla classifica dei film in lingua non inglese).

E’ stata la mano di Dio aveva ottenuto 12,6 milioni di ore nelle prime tre settimane, per poi uscire dalla top ten alla quarta settimana. Non sappiamo quindi quanto abbia fatto esattamente nei suoi primi 28 giorni, ma considerando i dati degli altri, possiamo dire con certezza che ha chiuso quel periodo con una cifra inferiore alle 15 milioni di ore. Infine, 4 metà, che aveva ottenuto 12,1M di ore viste nelle sue prime due settimane, in cui si era piazzato sempre al secondo posto della top ten mondiale dei film in lingua non inglese. Il film è uscito dalla top ten alla sua terza settimana, quindi non avremo i risultati definitivi dei suoi primi 28 giorni, ma è lecito pensare che abbia chiuso con un risultato molto simile a quello del film di Sorrentino.

Faccio alcune considerazioni personali, molto opinabili e discutibili. Sono convinto che E’ stata la mano di Dio (che aveva decisamente un budget più alto degli altri due titoli citati) abbia ottenuto in Italia un risultato inferiore alle sue potenzialità su Netflix, per ‘colpa’ del successo riscontrato in sala. Il vero problema non sarebbe tanto il passaggio sul grande schermo, ma la breve finestra rispetto alle window tradizionali, che porta magari l’abbonato Netflix che lo ha visto al cinema a non rivederlo a così breve distanza in piattaforma. D’altro canto, non si può certo chiedere a Netflix di investire tanti soldi su un film e poi dare una finestra lunga, privilegiando le sale (che non sono certo il business di Netflix) piuttosto che la piattaforma. Il discorso è complesso e ovviamente una pellicola del genere non va giudicata soltanto sui semplici numeri, perché porta grande visibilità mediatica e magari premi (per ora sicuramente al Festival di Venezia, vedremo come andrà all’Oscar). Ma è ovvio che una riflessione generale va fatta, anche per capire come ‘sfruttare’ al meglio certi prodotti.

Per Yara e 4 metà, invece, continuo a pensare che – quando si riesce a realizzare prodotti con target così ampi e importanti – i risultati arrivano e sono notevoli. E non importa magari quali siano i consensi critici (nessuno di questi due titoli è stato particolarmente acclamato, a differenza del film di Sorrentino), è più importante su una piattaforma come Netflix trovare un pubblico ampio e potenzialmente interessato alle storie che si raccontano.

I flop nascosti
Sono partito da quanto avevo letto su una newsletter, quella di The Ankler. Si parlava di come abbiamo tutti discusso molto del risultato deludente di West Side Story, film uscito ovviamente nei cinema. Nessuno ha parlato invece dei risultati deludenti di altri musical, arrivati però direttamente in piattaforma. Una delle ragioni è proprio nei dati che vengono comunicati e relativi alle piattaforme: che siano gli aggiornamenti di Netflix il martedì, le classifiche di Nielsen o i comunicati stampa delle altre piattaforme, si parla solo e soltanto dei prodotti che finiscono nelle top ten.

Ecco perché non parliamo di titoli importanti di Netflix come Diana: The Musical e Tick, Tick… Boom!, che non sono mai comparsi nelle top ten globali e che possiamo quindi considerare degli insuccessi. Ma questo mi ha spinto a una riflessione. Sono sicuramente tanti i titoli che non hanno funzionato e anche se l’assenza dalle top ten non ci fornisce informazioni sul numero di ore viste e quindi impedisce una valutazione precisa, non c’è dubbio che su diversi prodotti era lecito aspettarsi numeri superiori. Sarà quindi un mio impegno nel 2022 andare a cercarmi anche questi ‘insuccessi nascosti’…

Le telenovele
Lo so, per qualcuno ‘telenovele’ è una parolaccia, che di solito colleghiamo alle televisioni tradizionali, magari per prodotti che vanno in onda il pomeriggio. Sicuramente una piattaforma ultramoderna come Netflix, che ha un pubblico giovane e cool, non punterebbe mai su cose del genere, vero? E in ogni caso gli spettatori le snobberebbero sdegnati, giusto? Sbagliato.

Infatti, nelle ultima settimane, sono entrate nella top ten di tutti i tempi delle migliori serie ben due titoli di questo genere. Si tratta di Café con aroma de mujer, sesto con 301 milioni di ore viste, e La regina del flow, decimo con 230M. E’ vero che, come tutte le telenovele, anche queste possono sfruttare un ampio numero di puntate (92 per Café, 90 per la seconda stagione de La regina del flow), aspetto molto importante per le metriche di visione di Netflix, ma d’altra parte tutte queste puntate qualcuno deve pur vederle per far arrivare certi titoli nelle top ten.

La realtà, semplicemente, è che questi prodotti funzionano ancora benissimo anche per le ‘modernissime’ piattaforme e anzi, mi sento di dire, che sarebbe opportuno che anche i produttori italiani li proponessero agli OTT. Insomma, ispirandosi magari a un titolo come Il paradiso delle signore per Rai Uno, si potrebbe trovare un grande successo italiano nel mondo, in grado di finire nelle classifiche globali di Netflix…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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