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Sony Pictures ha acquisito Crunchyroll: le guerre dello streaming proseguono

L’unico studio a non avere una piattaforma streaming con il suo marchio ha ora inglobato il servizio leader nel mercato degli anime

Sony Pictures Entertainment ha comunicato ufficialmente di aver completato l’acquisizione di Crunchyroll, la piattaforma streaming dedicata ad anime, manga e dorama (serie TV giapponesi), da AT&T. L’acquisizione è avvenuta tramite Funimation, joint venture tra SPE e Aniplex Inc., sussidiaria di Sony Music Entertainment. L’accordo era stato annunciato per la prima volta a dicembre 2020. Il prezzo di acquisto dichiarato è di 1,175 miliardi di dollari.

Crunchyroll, come ricorda il comunicato diffuso da Sony dopo la conclusione dell’accordo, è un servizio direct-to-consumer con 5 milioni di utenti SVOD e 120 milioni utenti registrati in oltre 200 paesi e territori. Il servizio offre anche AVOD, giochi per mobile, manga, merchandise e distribuzione home video.

“Siamo molto felici di dare il benvenuto a Crunchyroll nel gruppo Sony”, ha dichiarato Kenichiro Yoshida, Chairman, Presidente e CEO di Sony Group Corporation. “Gli anime sono un medium in rapida crescita che affascina ed emoziona i pubblici di tutto il mondo. L’allineamento tra Crunchyroll e Funimation ci consentirà di avvicinarci ancora di più ai creativi e fan che sono il cuore della comunità degli anime”. Tony Vinciquerra, Chairman e CEO di Sony Pictures Entertainment, ha aggiunto: “Con Crunchyroll e Funimation ci impegniamo a creare l’esperienza anime definitiva per i fan”, attraverso “qualunque piattaforma sceglieranno, dal theatrical agli eventi, home entertainment, giochi, streaming, TV lineare”.

Le guerre dello streaming continuano

Si tratta di una mossa importante per Sony, l’unica compagnia con interessi nel mondo dell’entertainment a non avere una piattaforma streaming interna (a parte Crackle, su cui però non ha mai davvero investito, e che ha ceduto nel 2019). Nelle guerre dello streaming, Sony sta giocando una partita diversa rispetto a competitor come Disney, Warner Bros. e Paramount. Anziché creare contenuti da destinare a una sua piattaforma, sta vendendo i propri contenuti al miglior offerente, partendo dal presupposto che tutti i grossi studios stanno cercando librerie di contenuti da includere negli abbonamenti SVOD (ad esempio Amazon, che da poco ha acquisito MGM per questo motivo).

Di recente, Sony ha stretto accordi con Netflix e Disney per due successive finestre di sfruttamento della sua libreria. Su Netflix, i titoli Sony arriveranno subito dopo lo sfruttamento theatrical, e inoltre la piattaforma potrà scegliere se distribuire in esclusiva i titoli che Sony produrrà esplicitamente per lo streaming. Dopo la finestra su Netflix, i titoli Sony approderanno su Disney+ e le varie piattaforme e canali Disney.

Allo stesso tempo, Sony sta puntando più dei rivali sul ritorno alle sale. La strategia è quella di attirare i talent per assicurarsi prezzi alti quando venderà i diritti di sfruttamento streaming, che spesso si calcolano sugli incassi al box office. L’analista di MoffettNathanson Michael Nathanson è convinto che per Sony sia un vantaggio quello di non dover per forza vendere i propri film a se stessa: “I talent metteranno sempre in discussione il fatto che il prezzo di trasferimento sia quello giusto o meno”.

“Non possono trattare l’uno con l’altro, ma possono trattare con noi”, ha dichiarato Tom Rothman, Chairman e CEO di Sony Pictures Motion Picture Group. “Si è trattato certamente di andare controcorrente rispetto a tutti gli altri. Una mossa che si è dimostrata molto redditizia per noi”.

Fonte: Wall Street Journal

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