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Quanto fanno incassare gli Oscar?

Ogni anno, produttori, registi e attori fanno di tutto per vincere un Oscar. Ma quanto questo premio influenza gli incassi dei titoli che ottengono le statuette?

Vediamo qualche caso relativo alle ultime edizioni e i risultati che hanno prodotto per il mercato italiano. Nel 2016, la cerimonia si è svolta il 28 febbraio e a vincere è stato Il caso Spotlight. Il suo percorso è stato molto interessante, visto che il film è uscito da noi il 18 febbraio, forte di sei candidature, con due primi weekend dalle ottime medie per copia e arrivando alla cerimonia con 1,5 milioni incassati. Probabilmente, senza l’Oscar per il miglior film, Il caso Spotlight avrebbe chiuso a circa 2,5-3 milioni, mentre grazie alla statuetta ha concluso il suo percorso a 4,1 milioni.

Strada decisamente diversa per Revenant – redivivo, che dopo le 12 candidature ricevute il 14 gennaio, è arrivato in sala due giorni dopo, ottenendo subito grandissimi incassi. Così, il film è arrivato alla cerimonia con 13,4 milioni incassati e considerando che ha chiuso la sua corsa a 13,9 milioni, le statuette per la regia, il miglior attore protagonista (finalmente, Leonardo DiCaprio) e la fotografia hanno inciso poco, visto che dopo un mese e mezzo di tenitura (quasi) tutti gli interessati lo avevano già visto. L’eventuale Oscar per il miglior film (Revenant era sicuramente il maggiore sfidante de Il Caso Spotlight) avrebbe dato una spinta diversa? Sicuramente sì, ma comunque molto inferiore (in percentuale) a quella che ha avuto il film vincitore.

Per Room, discorso diverso, visto che è uscito a inizio marzo, quindi la settimana dopo la cerimonia. L’Oscar alla protagonista Brie Larson ha sicuramente aiutato un film non facile (e che ha conquistato complessivamente 1,2 milioni), ma impossibile quantificare esattamente quanto. Sicuramente poco utili, a quel punto, le candidature fallite (film, regia e sceneggiatura non originale).

Un film come The Danish Girl ha invece iniziato il suo percorso il 18 febbraio (lo stesso giorno de Il caso Spotlight), raccogliendo 2,3 milioni (dei suoi 3,9 totali) prima della cerimonia. Considerando che nel secondo fine settimana (25-28/02) il film non aveva perso nulla rispetto al primo e che, osservando i dati dopo la premiazione, in cui non c’è stato un aumento negli incassi neanche il lunedì appena successivo, si può tranquillamente dire che l’Oscar come miglior attrice non protagonista per Alicia Vikander ha avuto un’influenza minima, se non nulla.

Nel 2015, la cerimonia si è svolta il 22 febbraio, mentre le candidature erano state annunciate il 15 gennaio. Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza) era arrivato alla premiazione con nove nomination e 2,4 milioni di incasso, dopo essere uscito il 5 febbraio. Probabilmente, senza le vittorie come film, regia, sceneggiatura originale e fotografia, avrebbe chiuso poco sopra i 3 milioni, mentre invece è arrivato a 4,7 milioni totali.

La teoria del tutto è invece uscito il 15 gennaio, il giorno delle candidature, che lo hanno visto portare a casa 5 nomination, compresa quella per il miglior film. Un po’ come avvenuto per Revenant, a quel punto anche la vittoria di Eddie Redmayne come miglior attore protagonista ha avuto un impatto minimo, considerando che dei 5,4 milioni raccolti dal film, solo 200.000 circa sono arrivati dopo la statuetta.

Interessante anche il caso di Still Alice, in sala dal 22 gennaio e che era arrivato a 464.473 euro prima della vittoria di Julianne Moore come attrice protagonista. Il film ha chiuso a 562.971 euro e quindi, considerando il calo che stava avendo e l’incasso potenziale che avrebbe ottenuto senza il successo, la vittoria dell’Oscar ha fornito una cifra intorno ai 50.000 euro.

Nel 2014, ci sono stati due grandi vincitori, 12 anni schiavo (miglior film, attrice non protagonista e sceneggiatura non originale) e Gravity (miglior regia, più altri sei Oscar tecnici). Quest’ultimo però non ha beneficiato degli Oscar (e delle sue dieci candidature), visto che è uscito il 3 ottobre, in largo anticipo (anche perché, semplicemente, non sembrava proprio un titolo che potesse puntare agli Oscar).

Discorso ben diverso per 12 anni schiavo, che è arrivato nei cinema il 20 febbraio, forte di 9 nomination e ottenendo 2,3 milioni prima della cerimonia, avvenuta il 2 marzo. Da lì, il film ha raggiunto i 4,7 milioni e possiamo dire che almeno un milione/un milione e mezzo è dovuto alle vittorie delle statuette. È interessante anche analizzare Dallas Buyers Club, in grado quell’anno di ottenere entrambi i premi per gli interpreti maschili, Matthew McConaughey (protagonista) e Jared Leto (non protagonista). Il film era uscito il 30 gennaio ed era arrivato alla cerimonia con quasi 1,1 milioni ottenuti. Da lì, sono stati incassati circa 400.000 euro (per un totale di quasi 1,5 milioni) e possiamo dire che, di questi, almeno 250-300.000 euro sono dovuti a questi due Oscar.

E quest’anno? La sorpresa Moonlight, che batte La La Land come miglior film (e il modo confuso e imbarazzante in cui questo è avvenuto), non rende facile le valutazioni. Intanto, possiamo dire che entrambi i film sono cresciuti notevolmente (rispetto a lunedì 20 febbraio, ieri +60% per Moonlight, +56% per La La Land), ma anche far notare che il piccolo film indipendente continua a non esplodere (ieri era tredicesimo con 19.187 euro). Probabilmente, il grosso aumento avverrà questo weekend, quando sicuramente aumenteranno le sale che lo proiettano.
Per quanto riguarda Manchester by the Sea (miglior attore protagonista, Casey Affleck, e miglior sceneggiatura originale), si può notare un’ottima tenuta rispetto al lunedì precedente, visto che ieri ha perso solo il 12%, ma chiaramente nessun grosso balzo in avanti.
Effetto Oscar praticamente inesistente per La battaglia di Hacksaw Ridge (statuette per montaggio e miglior sonoro) e Barriere (quest’ultimo anzi, uscito lo scorso weekend, perde due posizioni rispetto a domenica 26 febbraio), che ha permesso a Viola Davis di imporsi come miglior attrice non protagonista.

Da questi dati, deduciamo che l’impatto veramente importante per gli Oscar lo fornisce quello per il miglior film, in grado di cambiare decisamente le sorti commerciali di titoli non semplici come 12 anni schiavo o Il caso Spotlight. L’altro lancio lo fa l’uscita a breve distanza dalle candidature, soprattutto per i titoli che ottengono il maggior numero di nomination, come avvenuto per Revenant l’anno scorso e La La Land quest’anno. E spesso gli incassi sono più dovuti a un alto numero di candidature che alle vittorie. In effetti, anche successi in categorie importanti come quelle degli attori, non sono sufficienti per modificare sensibilmente gli incassi.

Ma tutto questo pone anche un dubbio: considerando che i titoli che beneficiano sensibilmente delle candidature e della cerimonia sono pochissimi e che invece le pellicole papabili all’inizio della stagione sono molte di più (almeno 20-30), non è rischioso per produttori e compratori investire così tanto su questi titoli con la speranza che vincano agli Oscar? A mio avviso, decisamente sì e bisognerebbe rifletterci su…

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Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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