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Cannes 2014: Riccardo Tozzi (ANICA) ci parla dell’internazzionalizzazione del cinema italiano

Non solo Oscar: dopo il traguardo di quest’anno la promozione del cinema italiano all’estero continuerà a puntare sull’ottimizzazione delle risorse attraverso il coordineranno di tutti i comparti dell’industria. Ecco cosa ci ha detto Il pres ANICA Riccardo Tozzi, che abbiamo intervistato sul tema al Festival di Cannes.

In un Festival dalla risonanza globale come quello di Cannes, sembra più che opportuno parlare di internazionalizzazione e delle iniziative che la nostra cinematografia può intraprendere per aumentare la sua presa sul mercato estero. Il tema è stato affrontato oggi all’Italian Pavilion, nella sezione industry della prestigiosa manifestazione francese, e abbiamo chiesto di parlarcene a Riccardo Tozzi, presidente dell’ANICA, l’associazione nazionale delle industrie cinematografiche che è tra i principali promotori del rilancio internazionale del nostro prodotto audiovisivo.

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Riccardo Tozzi ci parli di questa collaborazione tra le diverse associazioni del cinema per la promozione dei nostri titoli all’estero.

È un progetto che ci ha permesso di unire tutti, ormai sono un paio d’anni che ci stiamo lavorando e sta andando molto bene. Quest’anno inoltre i fondi del Mise [ministero dello Sviluppo Economico] sono molto aumentati. Si tratta di risorse spese attraverso l’ICE e non attraverso le associazioni, ma in base a programmi stabiliti da queste ultime, dai ministeri, da Istituto Luce Cinecittà e da tutti gli enti interessati alla diffusione dell’audiovisivo italiano oltre i confini nazionali, compresi gli Istituti di cultura italiana all’estero. È un buon esempio di come, seppur con risorse ridotte rispetto al passato, agendo in modo coordinato e pianificato e con un’idea precisa in testa si possano ottenere risultati importanti. Anche la campagna per l’Oscar è stata frutto di questo tipo di collaborazione: avevamo un bel film che meritava di vincere, ma forse lo abbiamo avuto anche in altre occasioni. In questo caso ce l’abbiamo fatta perché per la prima volta siamo riusciti a mettere in piedi una campagna ancora non ottimale ma comunque efficace.

Una campagna sostenuta per altro anche dal Mise.

Sì, anche questo si inquadra in un atteggiamento di sensibilità al cinema che riscontriamo nel Mise già da un po’ di tempo. Ma sono anche le associazioni dell’audiovisivo che da 4-5 anni a questa parte hanno cominciato a non riconoscere più il Mibact come unico interlocutore e a volgersi nella direzione dello Sviluppo Economico. Anche noi abbiamo preso consapevolezza di essere un’attività di tipo editoriale, caratterizzata cioè sia da un lato culturale che da una forte componente industriale. Un segno di maturazione del settore.

Prendendo sempre la Francia come modello con cui confrontare il nostro mercato cinematografico, questo Paese è riuscito a guadagnarsi un Oscar non solo per il miglior film straniero ma proprio per il miglior film. Quanto siamo lontani da un traguardo di questo tipo?

In termini di qualità dei film, direi nulla. Personalmente, ma molti colleghi francesi la pensano come me, ritengo che il cinema italiano non sia affatto inferiore a quello francese, anzi perfino superiore per varietà e qualità dell’offerta. Il tema qui sono l’organizzazione e le risorse. Sulle seconde siamo ancora lontanissimi dalla Francia, ma questo nuovo modo più accurato e finalizzato di gestirle, penso darà dei risultati sorprendenti.

Importante per il rapporto con l’estero è anche il tax credit, che può incentivare l’arrivo delle produzioni straniere.

In questo contesto di maturazione e cambiamento della mentalità, di sicuro il nostro obiettivo è produrre un bel cinema, anzi un bell’audiovisivo, che sia vario, che abbia un pubblico in Italia e sia capace di affermarsi nel mondo. Di questo fa parte anche l’idea che non si può vivere di sovvenzioni dirette dello Stato ma c’è bisogno di meccanismi di sviluppo industriale, e il tax credit è proprio questo. Finalmente, tra l’altro, le istituzioni cominciano a capire il guadagno che il sistema porta alle casse pubbliche in termini di IVA. Un investimento di 50 milioni porta all’erario 10 milioni: anche se lo sgravio è stato di 5, rimane un vantaggio immediato a beneficio dallo Stato.

Oltre all’attrazione delle produzioni straniere e alle campagne legate a grandi eventi internazionali come appunto gli Oscar, quali iniziative intendete intraprendere per la promozione del cinema italiano all’estero?

Puntiamo molto sul mettere in contatto gli operatori per favorire le coproduzioni, attività che ad esempio sta funzionando molto bene in Russia e in Cina. In altri territori, come l’America Latina, sosteniamo i distributori che portano nelle sale i film italiani, mentre in altri casi optiamo per la distribuzione diretta dei nostri film nei Paesi stranieri, stringendo un rapporto con le sale. Lo ha fatto ad esempio, all’interno di questo progetto, l’Istituto Luce Cinecittà in America, con molto successo. Stiamo operando bene e penso che potremmo avere delle sorprese positive, da questa industria ma anche da questo Paese.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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