Popcorn Time: il VOD pirata che ha infiammato il web Digitale Distribuzione by Davide Dellacasa - Marzo 18, 20140 Industria e informazione impazziscono per l’app che ha reso facile e veloce lo streaming di film pirata. Anche se per una manciata di giorni. Normalmente il sorgere di una nuova destinazione su cui trovare e vedere film in materia illecita non sarebbe notizia da fare il giro del mondo. Siti pirata sorgono e scompaiono di continuo, ma l’applicazione Popocorn Time in poco più di una settimana ha attirato su di sé l’attenzione del settore audiovisivo a livello internazionale, con una semplice mossa che sembra aver sconvolto l’industria: rendere facilmente accessibile, navigabile e fruibile l’offerta pirata. Nessun costo di attivazione, né pubblicità: lo scopo dichiarato degli sviluppatori dell’applicazione, di provenienza argentina, era quello di lavorare senza retribuzione a una tecnologia capace di facilitare il reperimento e lo streaming dei film messi a disposizione dagli utenti del web, da titoli di recentissima uscita fino ai grandi classici della cinematografica. Un click su un poster e partiva la visione, con tanto di vasta scelta di sottotitoli, sempre forniti dagli internauti in diverse lingue. Il Netflix della pirateria, come è stato subito definito dalla stampa internazionale, che ne ha creato un vero e proprio caso, portando alla quasi immediata rimozione dell’app. Lo scorso mercoledì Popcorn Time è stato bloccato dal suo hosting provider, niente meno che il neozelandese Mega, fondato dalla “bestia nera” del copyright Kim Dotcom. Venerdì è stato lo stesso team, ovviamente anonimo, di sviluppatori a dire addio al progetto a causa del polverone suscitato in merito alla legalità del servizio. In realtà, la particolarità di Popcorn Time era esattamente quella di non ospitare alcun contenuto lesivo del diritto d’autore, ma di consentire ai singoli utenti di fruire e mettere a disposizione materiali, prendendosi in prima persona la responsabilità delle loro scelte di “consumo”, come specificato dalla sezione termini e condizioni. Secondo Kim Dotcom, che intervistato da TorrentFreak si è detto del tutto estraneo e inconsapevole della vicenda, il successo dell’applicazione mostra: “La fine della strada percorsa da Hollywood. Ormai è un gioco al gatto e al topo che Hollywood non può vincere con la forza ma solo con un’offerta internet più intelligente”. E, in effetti, negli scorsi giorni, è stato tutto un rincorrersi di notizie sulla riapertura di Popcorn Time presso altri host. Nel weekend il suo codice sorgente è stato disponibile per un certo tempo su GitHub, piattaforma di condivisione usata soprattutto dagli sviluppatori di software. Si è parlato poi addirittura di una “rilevazione” del progetto da parte del servizio torrent YTS, che ha dovuto smentire ufficialmente il rumor. Ora si è arrivati al paradosso per cui su Variety è stato rilanciato uno studio che compara il traffico generato a marzo da Popcorn Time con quello di altri client tradizionali di torrent, come Vuze e BitTorrent, mettendone in evidenza la scarsa rilevanza percentuale. Un po’ come si fa il paragone tra il traffico generato dai diversi siti (legali) di video on demand. L’eco suscitato dall’applicazione (che ha già una pagina su Wikipedia) rende insomma più interessante e degno di attenzione il commento di Kim Dotcom, nella misura in cui dimostra l’ansia e lo spaesamento che ancora caratterizza il settore dei media difronte a sviluppi tecnologici nemmeno così rivoluzionari: “Gli innovatori di oggi stanno lavorando a Reti parallele totalmente criptate che non fanno affidamento sugli IP. Sono oceani fluidi di dati senza fissa dimora che non possono essere controllati da nessuno […] L’incubo di Hollywood sarà completo […] ma non è troppo tardi affinché l’industria abbracci il web e cominci a offrire servizi più attraenti rispetto a tutti quelli non autorizzati che continuano a sorgere lì fuori”.