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Copy Culture: uno studio sul nuovo sistema di pensiero legato alla condivisione e al download gratuito in Rete

La cultura della copia e del file-sharing analizzata da uno studio dell’American Assembly, istituto affiliato alla Columbia University.

Circa un anno fa nasceva ufficialmente in Svezia la chiesa del Kopimismo, dedita al culto del file-sharing. Nel frattempo, la fruizione di brani musicali, film o serie tv copiati, più o meno deliberatamente piratati, non sarà diventata un vero e proprio credo diffuso a livello mondiale, ma in compenso può delinearsi come un sistema  culturale, con delle ricorrenze piuttosto simili anche tra Europa e Stati Uniti. A rivelarlo, uno studio condotto sugli internauti americani e tedeschi dall’American Assembly, istituto di ricerca legato alla Columbia University, che ha messo a confronto le abitudini di consumo e le diverse posizioni in merito a legalità e antipirateria riscontrate presso i due campioni intervistati per l’analisi. Ecco riassunti in infografica i risultati del report, intitolato appunto Copy Culture in the US and Germany.

Stando a quanto rilevato dall’American Assembly, circa la metà degli intervistati, sia negli Stati Uniti che nel Paese europeo, ha sperimentato la copia, la condivisione o il download gratuito di musica, film e serie tv, confermando l’esistenza di quella che viene definita “La cultura del copiare”. Dall’altro lato, solo una minima percentuale della popolazione di riferimento considera tale pratica come un metodo abituale per la creazione delle proprie library digitali (solo il 2-3% dichiara di aver acquisito così un’ampia collezione di contenuti).

Come prevedibile, la cultura della copia risulta maggiormente diffusa tra le fasce d’età più giovani, cioè circa il 70% degli under 30.  In entrambi i campioni intervistati, il file-sharing viene considerato alla stregua della creazione di copie private dei supporti fisici, e tutte e due le pratiche sono ritenute ragionevoli per uso personale o per lo scambio ristretto con amici e familiari. Copiare o condividere in Rete, inoltre, viene considerata un’attività complementare e non alternativa al regolare acquisto di contenuti audiovisivi, tanto che secondo l’American Assembly non ci sarebbero differenze significative di consumo (legale) tra chi è abituato alle pratiche di cui sopra e chi no. Gli utenti di P2P, in particolare, rappresenterebbero dei voraci consumatori legali, tanto che negli Stati Uniti acquisterebbero ben il 30% di CD, DVD e abbonamenti in più rispetto a chi non aderisce al file-sharing.

 

Nonostante la diffusione della cultura della copia, circa il 50% degli intervistati sia negli USA che in Germania sostiene apertamente l’imposizione di sanzioni conto il download non autorizzato. Questo supporto appare tuttavia limitato a eventuali avvertimenti e multe, e non si estende a misure più severe di tipo penale. In Germania, in particolare, la privacy viene considerata una priorità non eludibile, escludendo perciò la disponibilità a sue eventuali limitazioni per un controllo di legalità sui contenuti scambiati in Rete.

La ricerca completa dell’American Assembly è disponibile a questo link.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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