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Nielsen: l’audience non è solo quella delle "vecchie tv", ma loro non se ne sono accorte

Tutti ne parlano, ma chi è che lo usa? Lo SVOD, subscription video on demand, è ormai sulla bocca di ogni analisi riguardante i nuovi modelli di offerta e consumo audiovisivo, specie da quando anche le emittenti televisive, italiane e non, si sono convinte a rivolgersi all’online per non perdere il treno dello streaming. Stando…

Tutti ne parlano, ma chi è che lo usa? Lo SVOD, subscription video on demand, è ormai sulla bocca di ogni analisi riguardante i nuovi modelli di offerta e consumo audiovisivo, specie da quando anche le emittenti televisive, italiane e non, si sono convinte a rivolgersi all’online per non perdere il treno dello streaming. Stando alle ultime rilevazioni di Nielsen, questo protagonismo non è ingiustificato: il 40% delle case americane avrebbe infatti accesso a un servizio di video on demand, e la fetta sarebbe anche cresciuta da gennaio a novembre-dicembre 2014, con un aumento piuttosto significativo di circa 5 punti percentuali.

nielsen total audience

La sfida di profilare il nuovo utente-tipo però non è indifferente, non essendo quella del web un’audience unica, scomponibile in macro categorie, bensì un’entità composta da singoli che compiono scelte di visione individuali con motivazioni e caratteristiche che variano di view in view. Ecco perché Nielsen, leader statunitense del rating televisivo e video, ha elaborato recentemente il concetto di “Total Audience” e ne sta illustrando in diverse analisi le varie componenti.

Per quanto riguarda lo SVOD, appunto, è interessante vedere come la maggiore adozione abbia influito sul consumo video in generale: nel corso del 2014 si è infatti notato un lieve declino nel tempo di visione dedicato alla tv ma, secondo Nielsen, questo dato non sarebbe una diretta conseguenza dell’on demand, piuttosto della composizione demografica degli utenti dello streaming ad abbonamento. Lo spettatore USA di servizi come Netflix e Amazon Prime è difatti mediamente benestante e dunque un consumatore di per sé già meno vorace di tv. Sono anche famiglie tendenzialmente high-tech e quindi più multidevice rispetto alla media. Nonostante questo, lo schermo televisivo non ha perso il suo ruolo preponderante e continua ad assorbire la maggior parte del consumo di SVOD. A latere è cresciuta l’importanza degli apparecchi che consentono lo streaming video verso la tv tradizionale, come console per videogame e set-top box, senza dimenticare ovviamente la progressiva e costante crescita del mobile.

“Con l’aumento delle opzioni disponibili aumenta la frammentazione e il nostro obiettivo è di fornire una misurazione più dettagliata su tutti i punti di accesso al contenuto” spiegano gli esperti di Nielsen, che hanno creato il concetto di “total audience” proprio per non escludere dal computo nessuno dei componenti del nuovo pubblico sempre più connesso, sempre più multipattaforma e dunque “monetizzabile”.  Eppure, su questo punto non mancano gli attriti con i colossi dell’intrattenimento televisivo. Proprio ieri il vice presidente del ramo Global leadership della società, Megan Clarken, ha risposto pesantemente alle critiche secondo cui il sistema Nielsen non riesce a includere l’audience digitale nel suoi rating dei programmi televisivi. “Il tempo speso davanti alla tv tradizionale è in declino, vediamo di essere chiari sul punto”, ha detto, specificando che tuttavia il calcolo del numero di spettatori è fermo “a un prontuario di 136 pagine imposto dall’industria la cui ultima, noiosa, versione a noi presentata risale al 2006”.

Se, anche in America, il corrispettivo dell’Auditel si trova indietro anni luce rispetto al pubblico non sarebbe perciò colpa dell’istituto, bensì degli stessi broadcaster che pretendono vengano conteggiati solo gli atti di visione tramite schermo televisivo, entro un tot di giorni e sui soli programmi che mantengano il marchio dell’emittente su di essi (cosa che ad esempio Netflix e altri servizi di SVOD non fanno).

La Total Audience dunque esiste ed è sempre più monitorata, resta da vedere quanto i vecchi player siano disposti ad accettarla.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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