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Il Podcast di Cineguru: dai nuovi traguardi di Inside Out 2 alle prossime trimestrali

Il successo di Inside Out 2, le sorprese del Box Office USA e un’anticipazione sulle prossime trimestrali, iniziando con Netflix. Ecco il nuovo episodio del Podcast di Cineguru.

Nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru, Davide Dellacasa e Robert Bernocchi discutono del weekend cinematografico appena trascorso, evidenziando il successo di Inside Out 2 che ha superato i 40 milioni di euro nel nostro territorio.

In un contesto cinematografico che attualmente offre pochi risultati positivi, si attendono con interesse i prossimi arrivi di film come Twisters e Deadpool & Wolverine.

Nel segmento dedicato al Box Office USA, al primo posto troviamo Cattivissimo me 4, seguito da due sorprese: l’horror Longlegs, che ha avuto un riscontro positivo, e la commedia Fly me to the moon, che invece ha deluso le aspettative.
Quali conclusioni possiamo trarre da tutto questo?

Infine, una breve anticipazione sulle prossime trimestrali, iniziando con Netflix.

Potete ascoltare il Podcast di Cineguru nei seguenti player.

Potete ascoltare il podcast anche ai seguenti link:

Ed ecco anche l’intera trascrizione del podcast:

Questa trascrizione è stata generata tramite un servizio di trascrizione. La versione attuale potrebbe non essere definitiva e potrebbe essere soggetta ad aggiornamenti

Davide Dellacasa

Buongiorno, buongiorno a tutti. Ciao Robert, come stai?

Robert Bernocchi

Buongiorno, tutto bene e tu?

Davide Dellacasa

Bene, bene, bene. Allora, ma tu ti favi per l’Inghilterra o per la Spagna?

Robert Bernocchi

Per la Spagna, per la Spagna.

Davide Dellacasa

Per la Spagna, ok. Djokovic e Alcaraz.

Robert Bernocchi

Alcaraz. Ho scelto bene, questa volta ho scelto bene.

Davide Dellacasa

Quindi sei totalmente soddisfatto della domenica?

Robert Bernocchi

Assolutamente sì.

Davide Dellacasa

Va bene. Passando al box office invece tanto per tornare all’argomento più in topic con il nostro podcast.

Robert Bernocchi

È un po’ meno soddisfatto ecco.

Davide Dellacasa

Un po’ meno soddisfatto, un po’ meno soddisfatto degli sfidanti, perché non penso che a Inside Out 2 si possa chiedere molto di più del risultato che al suo quarto fine settimana si è portato a casa, oltre i 40 milioni, giustamente scrivi, insomma, ce la può fare forse a raggiungere Zalone, cioè, a raggiungere Zalone, a raggiungere il peggiore incazzo di Zalone, mi fa ridere, detta così, Non è detto Avatar 2, che è un pochino più in su, però che dire, è un risultato eccezionale, l’abbiamo già ripetuto troppe volte, ripetiamolo un’altra perché non guasta.

Robert Bernocchi

Sì, è eccezionale per vari motivi, perché ha dato respiro a un botteghino che stava in enorme sofferenza, forse ha creato un equivoco di botteghino in salute che non Non è corretto perché appunto riguarda soltanto questo singolo film e non tutti gli altri. Comunque è ovvio che il risultato di 40 milioni ottenuto tra giugno e luglio per un prodotto d’animazione con tutti i dubbi che si hanno sulle famiglie se vogliono andare tra giugno e luglio. In realtà è stato un risultato ben oltre le migliori previsioni e ben oltre l’incasso del primo episodio che era di 25 milioni. e forse riuscirà a raggiungere che bella giornata di Zalone, ma altrimenti insomma ce ne facciamo una ragione, credo nessuno si lamenterà dell’incasso di Inside Out. Sugli altri titoli secondo me possiamo lamentarci, ecco possiamo più che altro, più che lamentarci forse riflettere sul perché certi titoli americani da noi stanno funzionando anche in proporzione meno di quanto funziona negli Stati Uniti. Magari non funzionano benissimo neanche negli Stati Uniti, però da noi ottengono proprio dei risultati sconfortanti e quindi mi chiedo se alcuni titoli che vengono percepiti come film americani media, anche se poi in alcuni casi sono titoli che hanno performato magari bene negli Stati Uniti, Se vengono considerate delle cose non essenziali da vedere, quindi il pubblico non ci va e non ci va solo d’estate o anche in autunno sarà così, per cui il film americano medio faticherà molto da noi. Per ora sicuramente non ci va, poi sulle ragioni poi chiederemo a Michele Casula di farci una ricerca apposita. Almeno sugli risultati pessimi non ci sono dubbi. Vedremo nei prossimi mesi, intanto questa settimana sicuramente Twisters è un ottimo banco di prova per un titolo che agli Stati Uniti sembra anche molto forte, quindi tutt’altro che un titolo medio. E’ un franchise che ricomincia Però senza un sequel, quindi vediamo come funziona da noi. Sono molto curioso.

Davide Dellacasa

Sì, sono curioso anch’io. Di Twisters abbiamo già parlato un po’ la settimana scorsa, diciamo, di questo popcorn movie estivo che prende il posto degli squali, come abbiamo detto. vanno sempre bene e vedremo da noi come performerà, settimana dopo invece arrivano Deadpool e Wolverine che sono insomma il titolo che promette meglio su questo luglio 24 e vedremo perché come dici te è strano questo andamento che poi nella mia testa continua a essere strano rispetto a quello che è stato invece un inizio anno e una primavera all’opposto rispetto al mercato americano. Senti, velocemente negli Stati Uniti è rimasto in testa, come era prevedibile al suo secondo weekend, il cattivissimo Mecon, circa 44 milioni, ma volevo arrivare a chiederti appunto del titolo che ha sorpreso al box office americano questo weekend e del titolo invece che ha sorpreso un po’ in negativo e che è forse uno di quelli a cui accennavi dicendo insomma che non vanno benissimo degli Stati Uniti ma da noi sembra andare anche peggio che fai Meet to the Moon. Ma te lo volevo domandare perché nell’articolo di ieri di domenica su box office americano è scritto una cosa sui titoli Apple. Quindi ho fatto un sacco di confusione nel dire questa cosa, quindi forse è meglio che rimetti le cose in ordine, parlando del box office e poi quando arriviamo a Fly Me to the Moon ti chiedo questa cosa curiosa rispetto a un tuo commento.

Robert Bernocchi

Sì, Alla, iniziamo dalla parte positiva, che tra l’altro dimostra per l’ennesima volta che quest’idea che bisogna avere solo il grande blockbuster, il grande film, il grande titolo di qualità, insomma tutta questa cosa come se uno potesse prevedere esattamente cosa funziona al bottellino viene smentita ripetutamente sia in positivo che in negativo perché appunto Puoi avere un piccolo horror da 10 milioni che nessuno si aspetta grandi risultati e invece ti fa più di 20 milioni nel primo weekend. Puoi avere una pellicola con Scarlett Johansson e Channing Tatum che costa comunque 100 milioni, insomma i soliti budget Apple che sono sempre molto generosi e poi incassa meno della metà appunto dell’horror a basso budget. E la conferma per l’ennesima volta che il box office non è una scienza esatta, non è matematica, certo qualcosa lo possiamo ipotizzare, magari i sottitoli di cui abbiamo uno storico, ma in tanti altri casi ci sorprende in positivo e in negativo, quindi io questo lo dico anche perché ultimamente in Italia sto sentendo continuamente questo discorso, escono troppi film, escono troppi film, in realtà ne escono pochi di quelli che servirebbero, perché poi se poi in un weekend escono 4-5 film italiani di cui nessuno so nulla Escono in pochissime copie, francamente, non si può neanche dire che intassano il mercato, in realtà passano nella totale indifferenza, ma quello, come dico sempre, è un problema produttivo, non è un problema distributivo, cioè dovremmo riflettere sul perché produciamo tanto cinema e soprattutto perché ne produciamo tanto cinema d’autore, da festival, chiamatelo come volete. E poi ecco, leggevo stamattina nella newsletter di David Colland una cosa che mi ha fatto riflettere, su cui sinceramente non avevo pensato, il fatto che, diciamo sempre che questo 2024 è stato colpito dagli scioperi, che abbiamo meno film a causa degli scioperi, è ovviamente vero, ma dimentichiamo una parte però, nel senso che ci sono stati anche dei titoli che devono uscire nel 2023 che invece per lo sciopero sono usciti nel 2024. Per esempio a marzo, in un mese che altrimenti sarebbe stato molto complicato, abbiamo visto uscire la seconda parte di Dune, Ghostbusters, Challenger, tutti titoli che in realtà devono uscire l’anno scorso. Quindi anche su questo io sul discorso abbiamo dei problemi a causa dello sciopero adesso poi da fine 2024 e tutto il 2025 le cose torneranno a normalità. Sono sempre un po’ scettico perché mi sembra un po’ una mezza scusa. I problemi dello sciopero sicuramente ci sono e sono evidenti ma credo che ci siano problemi anche nel fatto che molte major hanno deciso che investiranno di meno, produrranno di meno, investiranno anche a livello promozionale di meno e i risultati poi si vedono. Se per tutti è accettabile un 20-30% stabile di incassi in meno e soprattutto se lo è per le sale siamo a posto, altrimenti visto che credo che soprattutto per le sale e soprattutto negli Stati Uniti dove magari l’intervento dello Stato non è così forte che da noi, credo che avremo qualche problema anche nel 2025 a tornare ai livelli normali. Ovvio che il 2025 sarà un anno che dovrebbe riportarci su livelli più alti, però temo non ancora ai livelli pre-pandemia.

Davide Dellacasa

Ma sul tornare ai livelli pre-pandemia, insomma, Ci sono stati, mi ricordo, i mesi della ripartenza in cui, come al solito, c’era chi stimava un stabilizzarsi, come dici te, intorno a meno 20, chi stimava un tornare ai livelli prepandemici, chi addirittura un superarli. Ora, onestamente, non lo so. Poi abbiamo visto come vanno le previsioni, quindi non mi sento di espormi su questo ragionamento del rapporto tra il 23 e il 24. Sì, è vero che sono stati spostati dei titoli dal 23 al 24 e quindi forse il 24 ha sofferto di meno, però ha sofferto il 23, il che allora a questo punto dovrebbe farci quasi sperare positivamente in un proseguo di anno, se vuoi, perché alla fine Il confronto col 23 è il confronto con un anno da cui sono mancati titoli che sono stati spostati, se vuoi, prevalentemente alla primavera del 24. Credo che lo sciopero comunque tra l’uno e l’altro anno abbia portato meno film al cinema di quelli che ce ne sarebbero stati, peggiorando probabilmente un trend di cui tu hai portato chiaramente l’attenzione, ne abbiamo già parlato varie volte, che probabilmente è quello di una riduzione dei titoli destinati al cinema, vuoi o non vuoi, anche solo per le acquisizioni che sono state fatte, ne avevamo già discusso alla fine, che la fusione Disney Fox ha portato comunque a una riduzione dei titoli, anche solo loro, e non è che le altre case di produzione, almeno le altre major, in qualche caso non abbiano sofferto di meno, non abbiano sofferto allo stesso modo. Quindi non lo so, quello del rapporto tra 23 e 24 dello shopper è un pochino un gioco di in cui forse sono usciti danneggiati tutti e due gli anni perché penso che qualche titolo in generale sia saltato in questo periodo, non può essere altrimenti. Sul discorso del cinema italiano so che uno dei temi su cui ti piace ti piace tornare torni torni spesso ne stai anche parlando spesso nella tua newsletter è un argomento scottante è un argomento di cui abbiamo discusso tanto e spesso anche lì io per quanto da una parte insomma creda nella necessità di alimentare quest’industria che altrimenti l’industria non sarebbe Non posso che essere d’accordo con te sulle scelte poi di quali titoli vengono o meno prodotti, che però non sono certo scelte su cui possiamo in questo momento, mi sembra, influire noi due. Ecco, mettiamola così. Dal nostro timido podcast, in qualche modo. La cosa di cui ero curioso riguarda una cosa che hai scritto nell’articolo di domenica su Fly me to the moon, che fa riferimento a un dato di una ricerca di post track sugli spettatori che dice che il 32% di chi ha visto il film è un abbonato a Apple TV e il 43% di questi sostiene che per vederlo al cinema, immagino un film stesso, vorrebbe la possibilità di scaricarlo gratuitamente. E tu chiudi con un curioso e volevo capire perché è curioso per te questo comportamento.

Robert Bernocchi

È curioso perché sembra quello che risponderebbe un bambino di fronte a un cartone animato che vuole immediatamente rivedere. Perché questa è una frase che ho sentito dire magari da genitori di bambini piccoli che vanno al cinema, vedono il film, piace e vorrebbero avere subito il DVD o avere la possibilità comunque di vederselo a casa in un modo o nell’altro. e peraltro questo diventa anche una delle cose difficili per un genitore da spiegare a un bambino piccolo il discorso delle finestre che già lo capiamo poco noi, figuriamoci un bambino piccolo magari di 4 o 5 anni che gli devi spiegare perché appunto ci sono dei periodi di esclusiva per la sala che io ovviamente trovo ineccepibili ma insomma questo poi è un po’ complicato da spiegare. Mi ero un po’ sorpreso del fatto che un pubblico va al cinema, va a vedere quel film, lo rivede ma vuole subito la possibilità di avercelo pure a casa. Perché magari appunto questa, diciamo, ripetitività della visione è una cosa che magari appunto fanno i bambini, che hanno bisogno magari di vedere più volte un film anche per capirlo meglio, insomma, quindi alla fine è un po’ una forma di apprendimento. Ovviamente essendo poi Fly me to the moon un prodotto per adulti, insomma, comunque per un pubblico quantomeno di Young Adults. Mi aveva sorpreso anche la domanda, perché comunque l’idea di vedere il film, di avercelo in contemporanea, poi mi rendo conto che forse la domanda è derivata dal fatto che è prodotto da Apple TV, lì forse Paradossalmente la domanda pone sotto i riflettori forse la modalità produttiva di Apple TV in cui sì, partendo dall’idea che tanto hanno un sacco di soldi da buttare, questo è chiaro, e non so fino a quando ce l’avranno, forse non all’infinito. Però appunto stanno producendo per la loro piattaforma, stanno producendo per il cinema, stanno uscendo al cinema perché pensano che comunque a livello di visibilità sia una cosa positiva, magari non solo per il film ma per il marchio, sia Apple in generale, sia per la piattaforma. Non lo so, non mi è chiaro, ma forse non è chiaro neanche a loro, quindi temo che insomma vadano un po’ a tentativi.

Davide Dellacasa

Però nell’andare a tentativi mi sembra che stiano seguendo alla fine lo stesso comportamento di una major o di un qualsiasi produttore con l’eccezione forse di di Netflix e col discrimine che Amazon, ma in realtà Amazon è forse davvero l’unica eccezione che un pochino ha fatto finta, ma poi non mi sembra l’abbia sicuramente consolidata quanto loro, è che sui titoli su cui credono li portano al cinema, li fanno uscire, gli fanno avere uno sfruttamento in sala normale e successivamente lo sfruttamento successivo è l’equivalente dell’On Video, quindi mi sembra che il mercato in questo si stia tornando a un’epoca non solo pre-pandemia, ma pre-svod, pre-ubriacatura da svod, in cui i film che lo meritano, o si pensa lo meritino, perché poi anche lì è sempre una scommessa, meritano l’uscita al cinema, meritano l’uscita comunque in un video La mia perplessità è proprio a livello produttivo.

Robert Bernocchi

Realizzano una serie di film molto costosi rispetto forse alle loro potenzialità forse accettano condizioni che tante altre major non accetterebbero insomma questo era abbastanza evidente sia in Napoleon che nel film di Scorsese in cui erano dei titoli che poi ovviamente avevano un mercato come poi hanno dimostrato l’uscidenzale però forse non avevano un mercato tale da giustificare quei budget e questo forse è un po’ il loro problema. Si ha l’impressione che vogliano lavorare con progetti prestigiosi, con registi e attori importanti e questo sia l’obiettivo forse più che realizzare dei prodotti che funzionino veramente e che ripaghino l’investimento. Poi ovviamente per i cinema comunque avere questi prodotti disponibili è un’ottima cosa, quindi figuriamoci, sono contento che Apple li faccia arrivare in sala, però devo dire che su quei risultati generali sono e rimango ancora perplesso.

Davide Dellacasa

Invece sulla curiosità di quella cosa come hai detto te da bambini, Mi è venuto in mente, mentre ne parlavi, che forse anche qui, visto che l’hai già evocato una volta, bisognerebbe evocare Michele Casula. Perché a me non sembra curioso che chi va a vedere un film e poi ne voglia la versione domestica, e anche il prima possibile. Però forse sbaglio io la percezione di chi comprava una volta le videocassette o i DVD. Le compravano le persone che non erano andati al cinema a vedere il film, o anche in che quota, perché poi qui è chiaro che li comprano sia gli uni che gli altri, o anche chi era andato a vederlo al cinema, non lo so. Io, essendo uno di quelli che compra parte dei film che è andato a vedere al cinema, almeno quelli che gli sono piaciuti perché mi fa piacere rivederli, non ho trovato curiosa questa cosa, mettiamola così. Poi forse, indirettamente mai dato del bambino, però la prendo con affetto questa cosa insomma.

Robert Bernocchi

No ma la curiosità era sull’immediatezza ecco che mi sorprendeva, nel senso che se uno ha amato un film che ha visto al cinema e dopo due tre mesi lo vuole rivedere, lo capisco benissimo, però se sono andato al cinema Anche se poi ho a disposizione una copia a casa, non me lo rivedo la sera stessa o il giorno dopo. Questo mi aveva un po’ sorpreso perché dalla domanda e dalla risposta sembrava che proprio quel pubblico che aveva risposto in quel modo e volesse rivederlo poco dopo, veramente meno di 24 ore averlo visto al cinema.

Davide Dellacasa

Forse quello era più un tono da, oh l’ho appena visto, a questo punto dammelo e non mi rompere, non mi far aspettare. Non lo so, se magari tornano a casa e lo rivedono, a meno che non ci sia qualcosa, come dicevi tu, che gli è rimasta poco chiara. Di Apple abbiamo già parlato, ne approfitto per passare all’ultimo argomento di questo podcast, che rientriamo in settimane di trimestrali. e quindi vedremo un po’ i risultati delle aziende che ci interessano, che seguiamo perché siamo grandi azionisti anche noi e vogliamo influire sui loro risultati. No, che seguiamo insomma qui per tematica in questo podcast. Ti aspetti qualcosa in particolare?

Robert Bernocchi

Non mi aspetto novità straordinarie da parte di nessuno in positivo o in negativo, insomma non mi aspetto dati sconvolgenti. La prima trimestrale che avremo insomma, che verrà comunicata questo giovedì, è quella di Netflix. Mi sembra che già nei precedenti annunci, tre mesi fa, avevano un po’ messo le mani avanti sul fatto che la seconda trimestrale avrebbe avuto alcuni dati meno forti. Mi immagino che soprattutto a livello di nuovi abbonati ci possa essere un calo rispetto agli ottimi risultati che hanno fatto segnare negli ultimi trimestri, come è normale, perché poi anche l’effetto della stretta sulle password e sui nuovi account che si potevano aprire, credo che l’effetto andrà scemando. Ed è poi anche il motivo per cui penso abbiano deciso che non comunicheranno più nel 2025 il numero degli abbonati. Ovviamente ci attendiamo tutti con grande interesse la trimestrale di Paramount, ma per il semplice fatto che è una società che comunque aveva un forte debito che aveva insomma diverse situazioni di difficoltà compresa insomma i numeri della sua piattaforma quindi sono molto curioso di vedere se c’è stato qualche miglioramento che ovviamente non può dipendere ancora dall’accordo con Skydance ma che comunque Diciamo che in questi mesi già si era lavorato per ridurre dei costi e quindi vediamo se effettivamente qualche accenno di miglioramento c’è. Poi mi immagino che anche altre major portino dei dati migliori sul fronte streaming, in qualche caso perché effettivamente sono migliorati, in qualche caso perché ci sono dei piccoli trucchi contabili per cui si migliorano i dati mettendo insieme anche dati che forse non centrarebbero niente con lo streaming. Mi sembra chiaro che si voglia far vedere a Wall Street che lo streaming può diventare qualcosa di profittevole, cosa che sicuramente… Cosa che sicuramente avverrà, speriamo anche con profitti però adeguati a tutti gli investimenti fatti, a cominciare dal fatto di non poter vendere i propri prodotti al miglior offerente perché bisogna tenerli per la piattaforma.

Davide Dellacasa

Il problema era la sorpresa nell’ubriacatura da servizi Svob che forse non era stata valutata a dovere quando ad un certo punto tutti hanno abbracciato questo tipo di modalità d’offerta. Poi mi viene da dire, come al solito, sull’onda di reazioni degli azionisti che sembrava che se non avevi e non facevi quella cosa lì, come è successo tante volte negli ultimi decenni di innovazione tecnologica, non eri meritevole di attenzione, esatto, come come la benamata Netflix che ha guidato questo momento. Un po’ il ritorno al cinema di taluni titoli, il ritorno anche d’importanza della finestra, chiamiamola on video, che è proprio una brutta parola poco comprensibile, però della finestra on video, dimostra questa inversione di tendenza.

Robert Bernocchi

Tra l’altro stavo riflettendo stamattina leggendo la newsletter di Lucas Show, hanno fatto vedere una ricerca che dimostra una cosa talmente ovvia che mi sorprende che sia stata fatta una ricerca, cioè se un abbonato a una piattaforma utilizza tanto una piattaforma, è meno incline a cancellare l’abbonamento che è una tale banalità che francamente non credo ci sia bisogno di i grandi analisi.

Davide Dellacasa

Poi evochiamolo per una terza volta così si manifesta, esce dalla tomba come Beetlejuice.

Robert Bernocchi

No, ma appunto è meritevole di ricerche più complesse.

Davide Dellacasa

No, però mi fa ridere perché con Michele casula e così l’abbiamo evocato del tutto. Spesso ci prende in giro o commentiamo che nove volte su dieci i titoli che parlano delle ricerche scrivono sette italiani su dieci. Sarà per questo che sono sempre sette su dieci, perché si indagano delle cose un po’ ovvie. Perché non cancelli una piattaforma? Perché guardo tutte le sere quello che c’è su quella piattaforma?

Robert Bernocchi

E se invece non la guardo mai da quattro mesi, forse mi sono stufato e voglio risparmiare. Né in un caso né nell’altro sono notizie particolarmente sconvolgenti. Però una cosa mi ha fatto riflettere. Il fatto che appunto uno deve, diciamo, vedere tanto una piattaforma, comunque un numero di ore per cui reputa che l’investimento mensile fatto in quella piattaforma è valido ed è da continuare, dipende anche dalla quantità proprio brutale di prodotto che hai. Allora una realtà come Netflix, che spesso non ha proprio privilegiato la qualità e magari invece ha privilegiato la quantità, paradossalmente si ritrova in una posizione migliore, cioè forse è meglio fare una decina di prodotti misti tra film e di serie, qualcuno più costoso o qualcuno magari documentaristico poco costoso, che magari ti costano 200 milioni di dollari complessivamente piuttosto che fare la serie costosissima come hanno fatto invece altre piattaforme che magari poi non ti va bene o comunque anche quando ti va bene fa dei numeri non straordinari perché comunque quella piattaforma non ha il numero di abbonati di Netflix e quindi comunque è limitata magari a quei 6-8 episodi. Quindi sì, ho visto quei 6-8 episodi quel mese e poi il mese dopo non trovo niente che mi interessi. Allora poi ecco anche un film come Under Paris di Netflix, una pellicola francese sugli squali che stanno nella Senna, che non è esattamente la trama proprio da premio Oscar per la sceneggiatura, però poi il film funziona benissimo e lo vedono un sacco di persone e quindi ecco almeno per quanto riguarda le piattaforme il discorso della qualità Io non lo farei molto. Sul cinema ne possiamo discutere, ma sulle piattaforme mi pare che Netflix confermi che non è fondamentale. E l’altro lato dello spettro, che è Apple TV, che tutti consideriamo Apple TV Plus, che tutti consideriamo essere la realtà, diciamo, di maggiore qualità, è anche quella con un numero di abbonati insufficiente, anche se poi non lo sappiamo esattamente quanti sono, ma insomma non sono tanti, questo è sicuro.

Davide Dellacasa

Allora, prima cosa mi scarico Under Paris sull’iPad perché davvero viene citato così spesso che non posso fare a meno di pensare che nei prossimi mesi avrò sicuramente un viaggio durante il quale meriterà una visione.

Robert Bernocchi

Pure di grande attualità perché parla di Olimpiadi a Parigi.

Davide Dellacasa

Esatto, quindi siamo a posto. La cosa che hai detto, a parte che mi faceva ridere perché il modo in cui l’hai detta era facciamo un po’ di cose a caso, l’importante è che costino poco, quindi fa venire meno qualsiasi considerazione sul fantastico algoritmo che doveva raccomandarci fino al minuto come produrre la serie perfetta o il film perfetto per intrattenere il pubblico. Il terrore con cui guardo alle cose che che hai detto è che in parte la penso esattamente come te perché tanto butti fuori delle novità anche se le persone magari gli danno il beneficio di guardare un paio di episodi e poi magari dicono che non gli piace oppure vanno avanti fino alla fine perché sono un po’ come me che una volta che inizio trovo faticoso non finire qualcosa è molto raro purtroppo perché poi insomma è un po’ come quei libri dovresti godere del sacrosanto diritto di buttarli senza finirli se non ti piacciono e che spiana la strada alle serie generate dall’intelligenza artificiale senza nessun ritegno diciamo per per, non dico degli obiettivi artistici, ma degli obiettivi qualitativi o originali, chiamiamoli così.

Robert Bernocchi

Più che altro, quello che è abbastanza evidente su Netflix è che funzionano alcuni generi. Per esempio, anche se non sappiamo ancora i dadi, lo scopriremo domani sera, sembra essere partito molto bene questo film italiano con Riccardo Scamarcio, Svaniti nella notte, che tra l’altro è un remake, ma è sostanzialmente un thriller su un genere che funziona molto bene su Netflix e che quindi può funzionare e sembra che stia funzionando molto bene anche a livello mondiale. è una diciamo che all’interno di alcuni generi alcune tipologie di prodotti netflix sicuramente è difficile che sbagli e difficile che ottenga dei brutti risultati e quindi una volta che si fanno quei prodotti anche diciamo il prodotto più brutto che funziona di meno comunque magari ottiene è di più del bel prodotto, però magari di una tipologia di genere che ti interessa meno al pubblico, insomma. Compreso il cinema d’autore, che è una cosa che in realtà fatica moltissimo su Netflix, magari viene fatta più per ragioni d’immagine per andare agli Oscar, ma insomma non porta risultati diciamo degni degli investimenti fatti.

Davide Dellacasa

Bene, su questo non ho proprio più nulla da aggiungere, direi che possiamo chiudere una puntata che si è dimostrata inaspettatamente lunga, perché abbiamo iniziato dicendo che questa volta c’era poco da dire, poi forse abbiamo divagato, non lo so, insomma ce lo dirà chi ci ascolta.

Robert Bernocchi

O siamo diventati bravi a parlare del nulla.

Davide Dellacasa

Siamo diventati bravi a parlare del nulla. Va bene, grazie a tutti, buona settimana.

Robert Bernocchi

Grazie, buona settimana.

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