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Intervista a Massimiliano Orfei

L’amministratore delegato di Vision Distribution ci racconta il listino presentato a Riccione e che equilibrio si potrà trovare nel rapporto con le piattaforme…

Abbiamo visto la presentazione del vostro listino, un listino forte, che si prende dei rischi e in cui sembra difficile trovare dei film medi. Cosa ci puoi raccontare in merito?

L’obiettivo che abbiamo sempre è di costruire un listino generalista, completo e vario, cercando di raggiungere tutti i target e percorrere tutti i generi. Ma ovviamente è una cosa che non riusciamo a fare, perché ci sono delle difficoltà di sistema.

E’ stato molto interessante vedere, all’inizio delle Giornate professionali, la presentazione di Massimo Proietti con i numeri di Mercato, perché risultavano molto evidenti i problemi che abbiamo nei confronti del target dei giovani, che il cinema italiano non riesce proprio a intercettare, in particolare i maschi. Invece, rispetto alla Francia, in proporzione abbiamo dei risultati molto incoraggianti sul pubblico degli over 25.

Gli over 50 restano la vocazione naturale del nostro cinema, come d’altronde vale per qualunque Paese europeo, a partire proprio dalla Francia. Noi dobbiamo cercare di recuperare quel pubblico, quindi è necessario concentrarci sul target principale che abbiamo e mi pare che il listino che abbiamo presentato va in quella direzione.

Non possiamo però dimenticare gli esordi, le sperimentazioni, le opere prime e il genere, perché abbandonarli significherebbe rinunciare completamente a una prospettiva di crescita e di conquista di quei territori.

Sul cinema medio il discorso è più articolato e sistemico, riguarda il rapporto tra pubblico in sala e pubblico delle piattaforme. Io ho detto nella convention che dobbiamo cercare di riannodare questi fili, perché c’è una chiara separazione tra questi due pubblici, con il prodotto medio che si ritrova in mezzo. Su quello ci vuole un po’ più di tempo e sicuramente ci lavoreremo, ma in questo momento ci dobbiamo concentrare sulle cose che sappiamo fare bene.

In questo senso, direi che un debutto che sulla carta potrebbe sembrare molto rischioso è quello di Paola Cortellesi. Ma essendo la Cortellesi, il suo rapporto fortissimo con il pubblico offre garanzie notevoli…

Ovviamente con Paola il rischio è più che calcolato, perché lei ha un pubblico straordinario che la segue e quindi sia lei che noi possiamo permetterci di provare a fare anche delle scommesse, con prodotti meno scontati. Quando cerco di raccontare il film di Paola, il termine che mi viene naturale utilizzare è gioia, perché è proprio quello che il film ti trasmette. E’ un’operazione che ha elementi complessi, come il bianco e nero, il fatto di essere un period e e di proporre dei temi sociali importanti, quindi potrebbe sembrare un prodotto non così popolare. Invece, questo film ha la capacità di miscelare quei temi e quelle altezze con un linguaggio popolare notevole. Io sono molto fiducioso sul fatto che il film in sala farà benissimo.

Stiamo vedendo soprattutto da parte delle piattaforme un cambio di direzione e probabilmente dei budget più limitati. Sembra chiaro che ci debba essere un nuovo equilibrio, dopo anni in cui si è ecceduto con gli investimenti. Come sarà questo equilibrio, soprattutto sul versante produttivo e distributivo?

E’ un equilibrio tutto da scrivere e in questo periodo ci stiamo lavorando assieme ai produttori e alle piattaforme stesse. Stiamo cercando di costruire un dialogo per comprenderci a vicenda e fare tesoro degli obiettivi che ciascuno di noi ha, quindi è un work in progress. Non c’è dubbio che il mondo che abbiamo di fronte sarà molto più attento alle spese, anche perché negli ultimi anni c’è stata una ‘baldoria’ eccessiva. Bisogna riportare ordine e questo si fa provando a essere più selettivi e cercando di fare meno cose, senza però farsi trascinare in un meccanismo vizioso, incidendo in maniera irrazionale sui costi e tentando di abbassarli, anche quando questo non sarebbe coerente con la resa qualitativa del film.

Insomma, la sfida è riuscire a mantenere alto il livello qualitativo delle cose che facciamo e per riuscirci bisogna effettuare degli investimenti importanti, ma al tempo stesso concentrare le notevoli risorse che abbiamo in maniera più selettiva.

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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