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Intervista a Xavier Albert

L’amministratore delegato e direttore generale di Universal Italia e Francia fa il punto della situazione del Mercato italiano e le sue prospettive, a cominciare da questa estate fondamentale. Cosa sta funzionando e dove invece dobbiamo migliorare?

Un anno fa ci siamo parlati e abbiamo fatto il punto sulla situazione del Mercato italiano. Cosa è cambiato in quest’ultimo anno, in meglio e in peggio?

In quell’occasione, io avevo parlato del Mercato globale, perché oggi il Mercato del cinema non può essere affrontato senza avere uno sguardo mondiale, almeno per quanto riguarda le major. Direi che adesso la situazione è migliorata, l’anno scorso anche chi era ottimista era comunque più prudente. Da un punto di vista globale, va meglio ovunque, anche se con diverse sfumature, per esempio ci sono ancora problemi in Paesi come la Cina e la Corea, e in generale nessun territorio è tornato al 100% del suo potenziale prepandemia.

Comunque, siamo a livelli simili ai numeri di prima, ma c’è un aspetto anche più importante. Tante persone, soprattutto in Italia, parlavano della morte della sala cinematografica, mentre adesso questo discorso non viene più tirato fuori e questa è già un’ottima notizia. Sul fronte americano, noi di Universal abbiamo sempre detto che la sala era importante, e per fortuna anche le altre major hanno cambiato idea su questo aspetto.

Qualche settimana fa al Festival di Cannes, oltre alla ricca selezione di film, è stato molto interessante vedere due presenze molto forti a livello simbolico. Per la prima volta abbiamo avuto Bob Iger, il CEO della major più importante, Disney, che non era mai venuto sulla Croisette, nell’unico festival che non consente ai film delle piattaforme di andare in concorso. Avere Bob Iger a difendere un film importante come Indiana Jones e il quadrante del destino è un segnale fortissimo, che dice chiaramente ai talent e agli addetti ai lavori che la sala è al centro del nostro business e non è mai stata così importante.

Poi, c’è stato Tim Cook di Apple, arrivato per la presentazione di Killers of the Flower Moon di Scorsese, quindi con Apple che è protagonista a Cannes con la principale proiezione del Festival. È un segnale enorme. Insomma, la sala ha ripreso il posto che gli spetta, anche se per noi non lo aveva mai perso, e rimane la locomotiva dell’industria, la prima finestra che crea valore per un film. E’ un aspetto molto importante, perché noi valutiamo un film grazie a tutti i suoi sfruttamenti.

Il Mercato italiano va in questa direzione e tutti hanno capito l’importanza della sala. Sul versante business, le cose stanno migliorando, anche se magari ci sono ritardi rispetto ad altri Paesi. Ma abbiamo gli stessi problemi che ci sono in Francia, Germania o in Spagna. Per esempio, c’è una questione generale legata alle produzioni, tutta una categoria di film è praticamente scomparsa, e vedremo cosa succederà con lo sciopero degli sceneggiatori. Sui film americani abbiamo recuperato un ritardo e abbiamo anche delle performance di alcuni titoli che funzionano meglio che all’estero, una novità per il mercato italiano. Fast X, per esempio, in alcuni giorni in Italia è andato meglio che in Francia, e lo stesso vale per La sirenetta. Ci sono dei segnali molto positivi, ma anche la preoccupazione di vedere una polarizzazione su alcuni titoli. Come dicono gli americani, “The Winner Takes it All”.

C’è una maggiore concentrazione sui film importanti e, come spieghi bene nei tuoi articoli su Cineguru, il resto del Mercato non esiste più. Non è neanche una top 5, ogni tanto è una top 3 e dietro non c’è più nulla. Chiaramente le persone vanno al cinema per vedere uno specifico film (qui potete trovare un’analisi del maggiore incasso del 2023, Super Mario Bros. – Il film), non c’è più l’abitudine ad andare al cinema come prima, quindi la selezione è più evidente. E poi c’è un problema di produzione, con tutta una categoria di film, come le produzioni medie che si rivolgono a un pubblico più adulto, che non ci sono quasi più. E’ interessante che in Italia un titolo come Air – La storia del grande salto abbia fatto più di 3 milioni di euro, dimostra che c’è una fascia di pubblico che non viene servita e rimane senza film, perché magari quei titoli non vengono più finanziati o sono fatti solo per le piattaforme. Ma quando arriva un prodotto di qualità, gli spettatori tornano. Air non è uscito ovunque, in Francia per esempio non è passato nei cinema. L’Italia è molto particolare in questo senso e penso che sia un enorme vantaggio il fatto di non avere una cronologia dei media.

E poi c’è la preoccupazione sulle produzioni locali, c’è ancora molta strada da fare sulla qualità dei film. Ma rispetto all’anno scorso, ci sono stati comunque diversi titoli italiani che sono state delle belle sorprese e che hanno dimostrato che quando ci sono film di qualità il pubblico risponde. Uno dei titoli più emblematici è stato Le otto montagne, era perfetto da questo punto di vista, un film di qualità baciato da un grande successo.

Perché l’Italia non sta recuperando come gli altri Paesi? Da analisi che ho fatto, la quota di incasso italiano dei blockbuster americani è spesso sotto il 2% rispetto agli incassi mondiali, mentre prima della pandemia si poteva raggiungere anche il 3% per alcuni titoli. D’altro canto, siamo molto indietro nel numero di sale PLF. Io penso che le due cose siano collegate e che, con un numero maggiore di sale PLF, potremmo aumentare anche gli incassi. Sei d’accordo?
Sono assolutamente d’accordo. In Italia ci sono circa 250 cinema, quindi un quarto di quelli totali, che ottengono l’80% degli incassi complessivi. In Francia non siamo lontani da queste cifre, con circa 450 sale, il 23% del totale, che fanno il 69% degli incassi, una cifra un po’ più bassa, ma molto significativa. Lo dico perché quello che manca in Italia sono le sale PLF, che forniscono un valore premium e in cui il prezzo medio del biglietto è superiore. Non ci si può permettere di avere solo cinque sale Imax, senza che ci siano sale Dolby Vision, 4DX o ScreenX. Va sottolineato come ci sono dei circuiti indipendenti che cercano di fornire questo valore, penso ad Arcadia, Giometti, Notorious o Il regno del cinema di Quilleri, che cercano di costruire delle sale PLF, ma la strada è ancora lunga.

La Francia ha il vantaggio di avere tre grandi circuiti nazionali, Pathé, CGR e UGC, che sono delle aziende familiari che investono molto. Questo manca in Italia, dove abbiamo come realtà più forti UCI, che è Odeon, un gruppo americano, e The Space, quindi Vue, che sono inglesi. Insomma, non abbiamo dei gruppi locali fortissimi, ma delle piccole realtà molto attive, che mi hanno sorpreso piacevolmente per il loro dinamismo e la qualità delle sale. Io penso che l’Italia sia un Mercato che presenta grandi opportunità e che può solo crescere, ma ci sono degli evidenti problemi strutturali. Spero che il Ministero della cultura continui a supportare i cinema con il tax credit, è molto importante, perché le sale da sole non ce la possono fare. Noi ci chiediamo sempre come possiamo aiutare le sale di alto livello nella comunicazione e nel marketing, perché sono quelle che portano ad avere un’esperienza premium e che va più in linea con la richiesta del Mercato. Si vede chiaramente dalle cifre: le sale che hanno investito in maniera importante incassano di più di quelle che non lo hanno fatto. E’ un ‘no brainer’.

Hai sempre parlato molto dell’importanza delle ricerche di Mercato e in questo Universal ha aperto una strada in Italia con Cinexpert. Quali sono stati i dati più utili e interessanti che avete raccolto?

E’ sempre interessante per me confrontare Italia e Francia, considerando che Cinexpert è presente in entrambi i Paesi, Ergo Research invece in Italia. Per esempio, con Fast X in certi momenti l’Italia ha funzionato meglio che la Francia e cerchiamo di capire qual è la ragione. Grazie a questo studio vediamo che la presenza degli spettatori tra i 15 e i 50 anni è stata più marcata in Italia. Questo ci è utile per le nostre scelte di marketing, soprattutto per avere dei dati oggettivi per le discussioni interne, per il posizionamento e per stabilire gli obiettivi dei film. Nell’analisi che abbiamo fatto l’anno scorso, c’è il caso di Top Gun: Maverick, che è un esempio perfetto della differenza tra Francia e Italia. Anche se il film ha funzionato bene, in Italia non è stato lo stesso fenomeno che abbiamo visto in altri Paesi europei ed era chiaro fin dalla prima settimana. In Francia gli adulti hanno portato il film al successo in prima settimana, mentre i più giovani sono arrivati più tardi. In Italia c’era un grande timore da parte degli adulti a frequentare le sale, quindi il successo del film è dipeso quasi esclusivamente dai giovani, mentre gli adulti non sono stati molto presenti. Insomma, avere dei dati oggettivi è molto importante. Spero che la ricerca di Cinexpert si possa evolvere per approfondire le analisi, permettendoci di fare delle previsioni su cosa sarà il Mercato, per capire per esempio su alcuni titoli quale segmento di pubblico rappresenterà una preoccupazione o su quale invece possiamo puntare molto.

Come pensi che funzionerà l’estate cinematografica in Italia? Non ci sono mai stati così tanti film importanti, quale deve essere l’obiettivo di box office per il 2023 secondo te?

Penso che nelle discussioni che ho con le realtà locali e le major saremmo un po’ delusi se facessimo meno di 70 milioni di biglietti staccati, quindi il 30% in meno di un anno prepandemia, in cui magari si era contenti perché si raggiungevano i 100 milioni. Ma questo per me è il minimo e magari si potrà fare di più. Molto dipenderà dall’estate, in base ai risultati di titoli come Indiana Jones e il quadrante del destino, Elemental, Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno, Ruby Gillman, Oppenheimer e Barbie.

Ho visto che tra settembre e novembre non ci sono tanti blockbuster americani fortissimi…
Ma speriamo che ci saranno dei film italiani che si rivelino una sorpresa, come i titoli che verranno presentati a Venezia o il nuovo film di Paola Cortellesi. Per quanto riguarda Universal, penso che The Exorcist sarà un titolo forte, così come un piccolo film horror, Five Nights at Freddy’s, potrebbe rappresentare una sorpresa. Ci sono anche per la famiglia il terzo Trolls e il nuovo Me contro te, che dimostrano come ci siano dei film family forti. Killers of the Flower Moon di Scorsese ha suscitato ottime reazioni a Cannes e in questo momento ci sono pochi film sul Mercato come questo. Inoltre, ci saranno il quarto The Expendables, Gran Turismo, Marvels, il prequel di Hunger Games, Napoleon e il secondo film di Dune.

Spero che non sarà come l’anno scorso in cui il periodo settembre-novembre è stato veramente debole…
Ma penso che la programmazione quest’anno sia molto più forte.

Avete appena fatto uscire in Francia L’ultima notte di Amore. Che aspettative avete, sia come risultati di box office che di interesse verso questo prodotto?

Ho appena finito (l’intervista è avvenuta circa due settimane fa, ndr) di parlare con il regista Andrea Di Stefano e Marco Cohen di Indiana per fare un punto insieme. Si tratta di una scommessa e un test per noi, la mia posizione unica all’interno del gruppo mi ha permesso di portare avanti questo esperimento. L’ultima notte di amore me lo ha fatto conoscere Massimo Proietti, ed è stato portato avanti dai nostri partner di Vision, la squadra di Max Orfei, che ammiro molto per il loro dinamismo e la voglia di cambiare le cose.

Io ho adorato la sceneggiatura e quando l’ho letta, era un periodo in cui stavamo riflettendo, come gruppo americano, su cosa si potesse fare per aiutare il Mercato italiano. L’ultima notte di amore ha tutte le caratteristiche del film italiano che si può esportare, perché è ambizioso e ha un budget importante. E’ per questa ragione che abbiamo acquistato tutti i diritti internazionali, a eccezione dell’Italia e della Germania.

L’idea era di investire nel film e aiutare a produrlo, perché è un prodotto ambizioso. I soldi del budget si vedono tutti sullo schermo e sono contento del successo che Vision ha ottenuto, con quasi 500.000 presenze e più di 3,2 milioni di euro. In Francia c’è sempre stato un amore forte verso il cinema italiano e grandi talenti come Moretti, Bellocchio e Martone. Nostalgia ha funzionato bene, ma anche L’ombra di Caravaggio e Il traditore. I thriller in lingua straniera, che siano spagnoli, coreani o egiziani, hanno sempre ottenuto risultati notevoli in Francia.

L’esercizio ha amato il film e siamo sostenuti da molti circuiti, come UGC e Pathè, inoltre Favino è venuto due volte in Francia per la promozione. Spero di fare 100.000 presenze, in quel caso la scommessa sarebbe riuscita. Penso che se il film funziona, potremo fare anche altre operazioni di questo tipo. Il film ha avuto un’uscita importante con 167 sale e ha ottenuto 40.000 presenze per la prima settimana, un risultato molto incoraggiante per raggiungere i nostri obiettivi, visto che il il passaparola è forte.

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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