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Habib, la sfida è conquistare il pubblico con film coraggiosi e diversi

Il presidente dell’Unione produttori Anica fa il punto sul momento attuale del cinema italiano e indica la strada che il comparto dovrà seguire per il rilancio dei film nazionali: uscire dalla comfort zone e rischiare

Anche se non mancano segnali di interesse crescente del pubblico per il cinema italiano, il compito die produttori in questa fase congiunturale molto complicata, deve essere quello di non accontentarsi e di alzare il livello dei loro film, di prendersi dei rischi allontanandosi dalla comfort zone del cinema italiano che si produceva prima di questo triennio pandemico. Tenendo il grande schermo come punto di riferimento. Ne è convinto Benedetto Habib che guida l’Unione produttori Anica: «Fortunatamente stiamo osservando segnali positivi che arrivano dal cinema italiano nelle ultime settimane. Attirare l’attenzione del pubblico è sempre più complicato e difficile. Da parte nostra di produttori dobbiamo impegnarci ad alzare sempre più l’asticella dei film che realizziamo e che devono essere sempre più eventi. Siamo tutti convinti che la valorizzazione dei film passi assolutamente dalle sale cinematografiche»

Quali segnali positivi arrivano dal nostro cinema?

«Il primo è che ci sono stati titoli che hanno iniziato a ottenere importanti riscontri al box office. Il pubblico continua a seguire la produzione nazionale; forse, quegli spettatori che si erano allontanati dal cinema durante la pandemia, stanno tornando. Noto che i produttori sono sempre più focalizzati nel realizzare film più coraggiosi, diversi, che si allontanano dalla comfort zone classica del cinema italiano. Anche cercando di percorrere la strada di nuovi generi e provando a sorprendere il pubblico senza seguire schemi classici come negli ultimi anni. Bisogna conquistare il pubblico riportandolo attorno a film sempre più pensati come eventi. Questa è la sfida che abbiamo davanti».

Il cinema d’autore sta dando segnali positivi, ma come spiega lo scetticismo permanente del pubblico per la commedia?

«Credo che sia dettata dal fatto che, sull’onda del successo che questo genere riscuoteva prima del Covid, ultimamente si è innovato meno. Abbiamo preso coscienza di questo problema e ognuno di noi, inclusi gli autori, hanno iniziato a esplorare strade nuove. Credo, ad esempio, che La stranezza non possa essere definito un film drammatico ma neanche una commedia. Saranno film di questo genere che proporremo con più continuità al pubblico, sorprendendolo con titoli che non possono essere inquadrati in categorie precise e rinnovando il rapporto di fiducia con gli spettatori che, sono sicuro, apprezzeranno il nostro lavoro. Alzare l’asticella comporta ovviamente maggiori rischi; vuol dire anche investire cifre maggiori ma tutti noi ci stiamo impegnando in questa direzione».

Escono tanti film italiani, alcuni proposti come eventi che poi passando velocemente sulle piattaforme. Sono prodotti di cui il mercato ha bisogno?

«Abbiamo avuto fino al 2019 una situazione in cui c’erano diversi film italiani poco visti ma nel contesto positivo di quella stagione, tutto passava sotto traccia. Il 2020/2021 e, purtroppo, anche il 2022 non ci forniscono elementi sufficienti per capire quali sono i film invisibili e poco utili al mercato. Credo che già da questa stagione ci concentreremo maggiormente su pochi prodotti importanti che sono da sempre quelli che determinano i risultati complessivi del box office e ancora di più del cinema italiano. Dovremo certamente fare analisi precise sul numero di opere che vengono prodotte, sui loro risultati e capire quelle che effettivamente sono pensate per il grande schermo o per le piattaforme. Abbiamo già oggi, però, un sistema che regola e limita alcuni eccessi con la normativa sulla cronologia che è in vigore anche per gli eventi. Oggi il tema è quali e non quanti film si producono; mettere in pista progetti importanti e rischiare; sui 20-30 titoli trainanti si giocherà la scommessa del cinema italiano dei prossimi anni».

Cosa si aspetta da nuovo governo?

«Ci sono ancora provvedimenti legati all’emergenza che devono essere portati a termine; c’è una legge cinema che funziona bene e su cui va fatto qualche aggiustamento in termini di completamento dei decreti attuativi. Soprattutto abbiamo bisogno di un quadro stabile dal punto di visata normativo e di risorse certe. Bisogna saper comunicare che gli investimenti nel settore portano sempre risultati di crescita; l’occupazione nell’audiovisivo è aumentata, le produzioni internazionali scelgono l’Italia per girare i loro film. Questi sono segnali importanti da sottolineare per rendere più efficaci le norme che regolano il settore».

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