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Netflix e i cinema: una relazione superficiale

Per quanto i fatti dimostrino il contrario, ci si ostina ancora a credere che le uscite Netflix nei cinema siano una rivoluzione e una svolta per il settore…

Riassumerei così la notizia dell’uscita di un film Netflix (Glass Onion – Knives Out, il sequel di Cena con delitto) in circa 600 sale americane, tra cui, per la prima volta, le tre principali catene (AMC Theatres, Cinemark Theatres e Regal Cinemas). E’ l’equivalente di una persona che non mangia da una settimana e a cui viene dato un cracker. Magari a quella persona sembrerà un lauto pasto, ma sempre di un cracker si tratta. Ecco, la situazione è questa: celebrare un cracker come se fosse un enorme pollo arrosto. E non riguarda solo gli esercenti (che sono ovviamente in grossa difficoltà e a cui va tutto il mio rispetto, perché capisco che qualsiasi prodotto arrivi e a qualsiasi condizione, non può essere rifiutato), ma anche chiunque sia caduto nell’equivoco.

In realtà, Netflix fa semplicemente quello che fa sempre, ossia utilizzare i cinema come vetrina promozionale e mai come mezzo economico per ampliare i possibili sfruttamenti di un loro prodotto. Beninteso, nulla da dire, hanno assolutamente ragione a farlo. Ma ditemi perché bisognerebbe urlare al miracolo per un’operazione che non ha nulla a che fare con un serio lancio theatrical. Dico semplicemente la prima cosa che balza agli occhi: una window di un mese, ma solo una settimana di disponibilità in sala del film. Quindi, siamo di fronte a una situazione lose-lose: se la pellicola funziona bene in questo periodo, verrà tolta dalle sale (vi è mai capitato una realtà del genere? Di solito è il contrario, i distributori si lamentano dello smontaggio di una pellicola anche quando va malissimo); se funziona male, beh, direi che non c’era niente da celebrare.

Secondo punto: che spese di lancio ci possiamo aspettare da un prodotto in queste condizioni? Anche qui, due possibilità: un P&A in linea con le grandi uscite theatrical di una pellicola molto attesa (quindi, almeno 100 milioni di dollari)? O un P&A in linea con un’uscita in un numero di copie limitato e per una sola settimana? Direi proprio la seconda. D’altronde, Netflix sarebbe folle a spendere tanto e poi uscire in maniera così ridotta (non solo come copie, anche a livello di nazioni, visto che il film sarà presente in Irlanda, Italia, Germania, Spagna, Israele, Australia e Nuova Zelanda, quindi non in Francia – per ovvie ragioni di finestre e obblighi di legge – , in nessun Paese asiatico o sudamericano).

E, ditemi voi, se queste sono le migliori condizioni di uscita theatrical di Netflix per un film che è nato nei cinema (ed è stato un grande successo), cosa possiamo aspettarci per i prossimi blockbuster che magari costano tantissimo soldi, ma che sono property nuove e che avrebbero bisogno di grandi spese di P&A per rendere consapevole il pubblico della loro presenza in sala? Un’uscita tecnica come per The Gray Man, direi.

Anche in Italia il film uscirà nello stesso periodo (23-29 novembre) e con le solite sale limitate (ma almeno questa volta ci saranno UCI e The Space), in un numero decisamente inferiore a quelle che sono state concesse a E’ stata la mano di Dio (250 copie circa).

Inoltre, sinceramente mi sembra che anche l’accordo abbia privilegiato il fatto di avere una window ‘simbolicamente’ a 30 giorni, piuttosto che uno sfruttamento più lungo (basti pensare che Bardo di Inarritu uscirà nelle sale americane il 4 novembre e arriverà in piattaforma solo il 16 dicembre, ma anche diversi prodotti passati potevano rimanere nei cinema 21 giorni, come nel caso del già citato Sorrentino).

D’altronde, non mi sento di criticare i cinema che accettano queste condizioni, visto che anche il nuovo cartone della Disney, Strange World, avrà una window di circa trenta giorni (non è stato ancora annunciato, ma è ovvio che lo ritroveremo a Natale su Disney+, come capitato con Encanto). E va ricordato che, per più di un anno i film italiani hanno avuto una window di 30 giorni e i cinema hanno programmato quei titoli, senza chiedere le garanzie che avrebbero preteso prima della pandemia. Insomma, è un momento difficile e c’è chi deve accettare qualsiasi condizione per avere del prodotto.

Alla fine, questa collaborazione non sposterà nulla di importante. Ma consentirà a chi vuole ancora credere che Netflix (e le piattaforme) si faranno carico di sostenere con forza le sale e lo sfruttamento theatrical di continuare a farlo. E’ comprensibile, in un periodo fosco come questo, ci si aggrappa a tutto. Anche ai cracker…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.

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