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Grispello, eventi e comunicazione per rilanciare le sale

Il responsabile del Circuito cinema di Napoli parla del momento particolare della stagione e si sofferma sulle iniziative realizzate al Metropolitan. La necessità di film italiani forti e di una proposta di qualità in grado di riportare i più adulti in sala

In un mercato cinematografico ancora molto sofferente (-56% di box office al 31 maggio rispetto al 2019), la Campania si sta segnalando come una delle regioni in particolare difficoltà con un -70% di incassi rispetto a tre anni fa. In generale il Sud paga una situazione economica più fragile che si ripercuote anche sui consumi, coinvolgendo inevitabilmente il grande schermo. A incassi e presenze fa da contraltare il “fenomeno” Campania, sempre più polo artistico e produttivo come sottolineato anche da diversi quotidiani nelle scorse settimane; c’è molto fermento e vitalità grazie al traino di registi quali Paolo Sorrentino e Mario Martone, per citare i più noti. La ripresa del cinema come industria ha favorito il rilancio del cineturismo che si sta rivelando un valore aggiunto per tutta la Campania. Napoli stessa è una città molto dinamica in cui c’è molta offerta di proposte di spettacolo. Nicola Grispello, rappresentate di una storica famiglia di esercenti campani da tre generazioni, sintetizza questa anima divisa in due della sua regione, essendo sia esercente che anche produttore avendo realizzato il suo primo film, un thriller ambientato nella Napoli sotterranea, intitolato Black Parthenope. Con lui, però, parliamo di esercizio per capire come stanno andando le sue strutture: «La situazione è difficile per tutti. Fino al 15 giugno per andare al cinema si dovevano indossare ancora le mascherine. Il messaggio che è stato dato è che il cinema fosse un luogo di contagio, cosa che non è assolutamente vera».

Quali strutture gestisce a Napoli?

«Dal 2009, da quando ho lasciato Warner Village, dopo un’esperienza nel gruppo Imax, ho iniziato a sviluppare un circuito di sale denominato Circuito Cinema di Napoli, nato dalla collaborazione tra diverse società e che comprende realtà quali Metropolitan, Filangieri, America Hall –  che è il nostro cinema storico di famiglia – e Posillipo che sono in città; il circuito comprende anche la multisala Sofia di Pozzuoli, il cinema Italia di Acerra e il Paradiso di Anacapri».

Il Metropolitan è il vostro cinema di punta. Come sta andando?

«Meglio rispetto ai numeri della Campania ma siamo però in linea con le percentuali nazionali. Il Metropolitan ha il vantaggio di essere il nostro cinema più centrale in città, è in posizione strategica. Tutti i principali eventi legati ai film si tengono quasi esclusivamente lì. L’ultima settimana abbiamo ospitato Toni Servillo per Esterno Notte e Mario Martone con Pierfrancesco Favino per Nostalgia; sempre al Metropolitan ho presentato Black Parthenope, il mio primo film da produttore».

Black Parthenope è il titolo del film prodotto da Nicola Grispello

Oltre agli incontri con gli autori, su cos’altro puntate?

«Organizziamo cineforum in tutte le nostre strutture; in alcuni casi sono rassegne che si tengono da decenni e che hanno contribuito a fidelizzare in modo determinante il pubblico. Lavoriamo molto con le scuole. Quando possibile organizziamo anche eventi musicali e per noi è fondamentale coltivare il rapporto con il territorio. Tra Filangieri e Metropolitan abbiamo tenuto una serie di eventi legati a È stata la mano di Dio di Sorrentino che hanno avuto una eco molto forte in città. Guardando al passato, ricordo ad esempio l’anteprima spettacolare che organizzammo sempre al Metropolitan per uno degli episodi di Star Wars. Un altro evento che è stato un successo è quello che abbiamo ideato per Salvatore – Il calzolaio dei sogni, il documentario sulla famiglia Ferragamo di Luca Guadagnino. Cerchiamo sempre di offrire al pubblico qualcosa di unico».

Il regista Paolo Sorrentino con il cast di È stata la mano di Dio al Metropolitan

Quante persone lavorano per la realizzazione di questi eventi?

«Siamo un gruppo ristretto di persone. Sono io a gestire gli eventi con l’aiuto di alcuni collaboratori. Certo, l’ideale sarebbe strutturarsi meglio per poter incrementare questo tipo di proposta puntando su ragazzi e ragazze specializzati nella promozione e nella comunicazione via social. Stavo pensando di dare vita a un gruppo che si focalizzi su queste attività ma servono comunque risorse che, in questo periodo economicamente complesso, non sono facili da trovare».

Di cosa avrebbe bisogno l’esercizio per rinforzarsi?

«La collaborazione con le istituzioni è fondamentale in questi momenti di difficoltà. Ho un buon rapporto con il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi che mi sembra molto attento e sensibile al cinema. Ripartire, dopo le chiusure causate dal Covid non è stato semplice. Avremmo avuto bisogno di una campagna di comunicazione nazionale che promuovesse il grande schermo. Nei mesi di stop forzato il pubblico si era disabituato a venire in sala; in molti casi non sapeva che avevamo riaperto. Molti spettatori in questi due anni si sono abituati ad aspettare il passaggio dei film in Tv o sulle piattaforme».

Quale altra lacuna sente in questo periodo?

«Sicuramente sta mancando il cinema italiano commercialmente forte. Senza una cinematografia nazionale solida non ci può essere ripresa. Non ci si può basare solo sul cinema di Hollywood, per altro focalizzato su pochi titoli veramente forti che hanno mobilitato i più giovani. Sta faticando, invece, il pubblico più adulto, forse spaventato dall’idea di trovarsi in un luogo chiuso insieme ad altri spettatori. Non dimentichiamo, inoltre, che anche quel target è diventato più smart rispetto alle tecnologie, le maneggia e si è avvicinato alle piattaforme. In generale andrebbe fatto un lavoro di sistema per il rilancio di tutta la filiera e per la difesa dei cinema anche attraverso una window giusta; sarebbe un elemento di chiarezza che aiuterebbe l’affluenza al cinema. Si sta perdendo la consapevolezza che i film visti su grande schermo rispetto alle visioni casalinghe sono un altro tipo di esperienza. Aggiungiamo anche che il fatto che i distributori stanno investendo meno in comunicazione perché si sono abbassate le previsioni di incasso dei film. Noi come esercenti possiamo essere di supporto e complemento in questo aspetto ma spetta soprattutto ai distributori investire in questa direzione. Io cerco sempre di studiare i miei spettatori. Prima dell’uscita di un film vado in sala a vedere la proiezione dei trailer e cerco di capire le reazioni per farmi un’idea di quello che piace o meno allo spettatore. Mi rendo conto del loro livello di attenzione o meno; raccolgo così una serie di informazioni rispetto ai film in arrivo. Chi fa questo lavoro ha bisogno di feedback di questo tipo».

Voi come comunicate con il pubblico?

«Oltre ad appoggiarci a media tradizionali come tv e radio per promuovere le numerose iniziative, abbiamo il nostro sito e i nostri canali social. Stiamo per sbarcare anche su Tik Tok che è molto seguito dagli under 25 e permette di creare contenuti accattivanti e divertenti. Stiamo puntando molto sulle prenotazioni e gli acquisti online. Abbiamo newsletter tematiche per i nostri spettatori fidelizzati. Cerchiamo poi un dialogo diretto con i circoli e i luoghi culturali intorno ai nostri cinema. Abbiamo un forte rapporto con le istituzioni musicali della città che coinvolgiamo per i film a tema musicale così come lavoriamo molto bene con il Comicon di Napoli per tutto ciò che ruota attorno al mondo dei cinecomic. Organizziamo mostre nei foyer. A seconda della tipologia di prodotto cerchiamo di interagire con chi può rappresentare un valore aggiunto per far crescere gli spettatori dei nostri locali. Certo, sono tutte iniziative che richiedono risorse».

Il foyer di un cinema può essere l’occasione per allestire mostre che intrattengano il pubblico

Che interventi avete fatto sulle strutture dei vostri cinema?

«Negli anni scorsi abbiamo apportato una serie di miglioramenti ma bisognerebbe fare molto di più. Sarebbe necessario adeguare costantemente i sistemi tecnici e cambiare le poltrone per offrire un comfort sempre più alto al pubblico; purtroppo è difficile rimanere al passo se è da tre anni che i conti sono pesantemente in perdita. Bisognerebbe poi avere strutture in grado di offrire anche un’ampia offerta di svago prima o dopo il film».

Quali sono i film andati meglio nei vostri cinema in questi mesi?

«Al di là di quelli di maggior successo della stagione, che sono stati recepiti molto bene anche da noi, abbiamo avuto ottimi riscontri con Qui rido io di Martone e con È stata la mano di Dio di Sorrentino anche grazie all’evento di traino che abbiamo realizzato prima dell’uscita con un livello di allestimento che si può vedere nelle grandi città europee».

La premièere del film di Paolo Sorrentino nella sala principale del Metropolitan

Quali film attendi in modo particolare?

«Dopo Lightyear – La vera storia di Buzz ed Elvis, che potrebbe essere una sorpresa per multiplex e cinema di città, vedo come unico titolo di punta Thor: Love and Thunder. Manca completamente il cinema di qualità che viene proposto se non con film che non riescono ad allargare troppo il pubblico e che non sono supportati dalla comunicazione; ha avuto un buon riscontro al cinema Filangieri La doppia vita di Madeleine Collins ma stiamo parlando comunque di un film con potenzialità commerciali da film di nicchia. Per avere una proposta di film d’essai completa e articolata bisognerà attendere la Mostra del Cinema di Venezia».

Come vede il futuro?

«Rimango fiducioso malgrado tutto, perché l’esperienza di un film su grande schermo rimane unica. Ci vuole una forte spinta dalle istituzioni per il consumo di cultura e quindi di cinema. Se l’Italia è l’unico tra i principali mercati a non essere cresciuto in presenze e incassi nel 2021, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona a livello strutturale».

 

 

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