You are here
Home > Analisi > Cosa ci può insegnare (e non) Gianluca Vacchi: Mucho Mas

Cosa ci può insegnare (e non) Gianluca Vacchi: Mucho Mas

Su Amazon Prime Video, sta ottenendo ottimi risultati il documentario su Gianluca Vacchi. Ma quali sono gli aspetti più interessanti a livello di Mercato?

Togliamoci qualche discorso preliminare, che magari non ha molto a che fare con il documentario in sé. Intanto, non c’è dubbio che ultimamente Gianluca Vacchi sia finito agli onori delle cronache per il trattamento (vero o falso che sia) dei suoi dipendenti domestici, con conseguente petizione per togliere da Amazon Prime Video il documentario di cui parlo oggi. E’ curioso notare che non ho letto nessuno (ma magari mi sbaglio io) che difenda il principio del dividere l’attività di un ‘creativo’ (volevo dire “un’artista”, ma poi ho pensato che a qualcuno che mi legge sarebbe venuto un infarto) dalla sua vita personale, come peraltro è stato richiesto con forza (soprattutto in Italia) con registi e attori che nella loro vita personale erano accusati di cose ben peggiori. Però, lo sappiamo, i princìpi magari si applicano agli amici e si dimenticano per i ‘nemici’ (o semplicemente, gli antipatici). Questo non per difendere (o accusare) Vacchi – ci penseranno giudici e avvocati a far luce sui fatti – solo per capire.

Cosa buffa. Per due settimane ho considerato questo prodotto la prima puntata di una serie. D’altronde, se vedo ogni volta, legato a questo titolo nella home di Amazon Prime Video, la scritta “Riproduci S1E1”, penso sia normale confonderlo con qualcosa che andrà avanti per più puntate. Mi ha ricordato questo articolo di David Poland, su come le piattaforme in generale non comunichino proprio benissimo quando uno spettatore possa aspettarsi la nuova puntata di una serie. Se poi una serie non è una serie (come deduco dal fatto che non escono nuove puntate), mi sa che l’attesa sarà lunga…

Ma passiamo alle cose che possiamo imparare da questo documentario (no, il titolo non voleva essere provocatorio, penso veramente che ci sia da imparare). Partiamo da…

Comunicare al pubblico
“Qualcosa diventa veramente popolare quando risulta molto interessante anche alle persone che non sono appassionate”, diceva Chuck Klosterman nel suo libro But What If We’re Wrong?: Thinking About the Present As If It Were the Past. Ecco, se c’è un problema del nostro audiovisivo, è quello di comunicare a un pubblico ampio e generalista e non solo agli abitanti di Roma Prati con due lauree e frequentazione costante del cinema Eden. Dite quello che volete, ma Vacchi riesce a comunicare bene e in maniera efficace. Che poi i suoi contenuti non siano quelli che cerchiamo di solito noi, non significa che il resto del mondo condivida il nostro disprezzo.

Questo significa che sto suggerendo ad attori e registi italiani di andare su TikTok a fare balletti bizzarri? No, assolutamente, mi basterebbe che gli artisti italiani nelle loro interviste non parlassero dei social come il demonio e con un tono che fa pensare più a quello che fa Vladimir Putin in Ucraina che (appunto) a dei balletti inoffensivi. Semplicemente, mi piacerebbe che certi artisti provassero a non rinchiudersi nella loro torre d’avorio e a parlare anche a chi è diverso da loro. Perché proprio per i tanti discorsi sociali e impegnati che fanno spesso, sarebbe importante non parlare solo a quelli che già sono d’accordo con te. E, chissà, magari si porterebbe anche qualche persona in più al cinema…

TikTok
A proposito di TikTok (ossia della “fine della civiltà occidentale”, almeno per qualcuno), non c’è dubbio che, tra tutti i social, è quello più incomprensibile – a livello viscerale – per la mia generazione. Ma proprio per questo uno sforzo va fatto per cercare di entrare nell’idea che questo tipo di comunicazione, spesso breve/brevissima, funziona molto bene con i più giovani. Non si tratta di decidere se TikTok è un nuovo linguaggio che rimarrà nei secoli, come lo è stato finora il cinema e la televisione (troppo presto per dirlo). Ma almeno dobbiamo tentare di capire come funziona o, se proprio non ci riusciamo, lasciare che del tema se ne occupino persone più competenti di noi. A me, per esempio, è stato molto utile capirne di più a Riccione durante l’Anec Lab e rendermi conto che le mie (poche) idee in materia erano per lo più superficiali e sbagliate. Partendo dalla più semplice: TikTok, in realtà, non è un social…

E a proposito del demonio…
Il lusso e i soldi mostrati a tutto spiano. Molto spesso sento prendere in giro alcuni film italiani, in cui si mostrano case troppo belle e inverosimili rispetto ai personaggi che le abitano. E’ un atteggiamento che ho avuto anch’io. Ma è un atteggiamento miope. Perché la realtà è che c’è una larga fetta di pubblico che è interessato a vedere il lusso, non importa quanto ci possa sembrare pacchiano ed eccessivo, anche volgare (o, semplicemente, incoerente con la storia a cui stiamo assistendo). E, non giriamoci intorno, una parte consistente di questo pubblico questo lusso non lo vede nella sua vita abituale (d’altronde, se così fosse, avrebbe meno bisogno di cercarlo sui social o in generale su qualche schermo). Insomma, se pensate che questo tipo di prodotti li vedano solo Briatore e i suoi amici, vi sbagliate. Tante serie di successo di Netflix ce lo hanno insegnato, penso (solo per fare due nomi) a Sex/Life e Selling Sunset. Accettiamolo: il lusso mostrato attira pubblico. E chiunque produca contenuti audiovisivi non si può permettere di fare lo snob, ma anzi deve ricordarselo per le sue produzioni…

Ridicolo (in)volontario
A mio avviso, spesso in questi documentari ci sono quei momenti di ridicolo che ci piace definire ‘involontario’, ma che penso siano voluti (altrimenti, devo credere che un’intera squadra produttiva non se ne sia accorta). E’ un po’ come se si dicesse al pubblico: “sì, il personaggio in questione è eccessivo e talvolta anche un po’ ridicolo, non abbiamo problemi ad ammetterlo”. Penso a un momento all’inizio, in cui la mattina presto vediamo Vacchi mettersi nella camera iperbarica in cui dorme per due ore, dicendo anche “per gli altri è difficile immaginare quanto sia ferrea la mia disciplina e la mia propensione al sacrificio per stare nella condizione nella quale sto” mentre intanto vediamo i suoi collaboratori domestici che sistemano la sua villa (a proposito di sacrifici). Ecco, non mi sarebbero dispiaciuti un maggior numero di momenti del genere…

Ma è veramente un prodotto commerciale?
Infine, una constatazione. Per quanto possa sembrare assurdo, il documentario che viene fuori da Gianluca Vacchi: Mucho Mas è molto legato alla tradizione del cinema del reale italiano e, paradossalmente, è quasi un prodotto d’autore (sì, lo so, vi viene da ridere, ma seguitemi un attimo). Personalmente, ritengo che ormai i documentari più interessanti per il pubblico siano quelli che cercano di creare un lavoro che definiremmo ‘scripted’, mettendo in scena tensioni e ‘costruendo’ una narrazione da fiction. Netflix, in questo, è stata fondamentale per rendere mainstream questo genere, di solito più da festival che da grande pubblico. Il documentario italiano invece quasi sempre preferisce una tecnica da reportage giornalistico e non si preoccupa molto di dar vita a una storia con un arco narrativo. In effetti, questo prodotto è decisamente frammentato, pieno di momenti diversi e spesso scollegati tra loro. Non c’è nessun ‘antagonista’ alla narrazione, nessuna vera sfida da superare (non sappiamo, per esempio, come stanno andando gli investimenti di cui si parla, ma allora perché mostrarceli?). Certo, in questo specifico caso ci sarà anche il desiderio di Vacchi di comunicare senza contraddittorio. Ma mi conferma che una delle problematiche dei prodotti italiani, è che ha difficoltà a essere strutturata come un prodotto commerciale anche quando dovrebbe. E se non si è narrativamente commerciali con Gianluca Vacchi, c’è da farsi qualche domanda…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
Top
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI