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Perché Avengers: Endgame fa molti più soldi di Red Notice

E’ possibile paragonare il maggiore successo della Storia del cinema con il maggiore successo di sempre su Netflix? Sì. E facendolo, scopriamo la forza del modello theatrical rispetto a quello streaming…

In questi anni, ho spesso detto che non ha senso paragonare i risultati di un film che esce al cinema, con uno che va direttamente in streaming, sia che si tratti di un servizio in abbonamento come Netflix, che un titolo che viene venduto in TVOD (e quindi con un costo supplementare). Da una parte, si prende l’inizio di un lungo percorso; dall’altra si prende quella che (per un’uscita theatrical) sarebbe solo una tappa del cammino, addirittura (se parliamo di un prodotto che va in un servizio SVOD) la tappa unica del percorso (che quindi non è neanche un percorso, visto che si va dal punto A… al punto A).

Detto questo, ovviamente, nulla vieta di provare a paragonare le visioni che può fare un film che parte dalle sale con uno che parte (e magari termina) nello streaming. Certo, non è facile, ed è per questo che sono rimasto ammirato dall’articolo uscito sulla newsletter The Ankler (al link trovate solo una piccola parte, ma se lo volete leggere tutto, dovete abbonarvi) a inizio febbraio (mi spiace, ho avuto modo di leggerlo solo ora) e scritto da Entertainment Strategy Guy (da questo momento, ESG per comodità), pseudonimo dietro il quale si nasconde un ex dirigente nel mondo dello spettacolo.

Tutto è partito dal titolo di un sito, che paragonava il successo di Red Notice (364 milioni di ore viste nei primi 28 giorni su Netflix, record assoluto) a quello di Avengers: Endgame. E va ricordato che anche Ted Sarandos ha più volte cercato di confrontare i risultati dei film Netflix con i maggiori successi theatrical, come ha fatto nel 2020 (“abbiamo 70, 80, 100 milioni di persone che vedono i nostri film nei loro primi 28 giorni di sfruttamento, in termini di impatto culturale è l’equivalente di un miliardo di dollari al botteghino”).

ESG parte subito forte, ricordando che, secondo i dati Nielsen, Endgame nel 2021 (due anni dopo il suo arrivo in sala!) era tra i film più visti in streaming negli Stati Uniti, con 61 milioni di ore su Disney+, contro le 92 milioni di Red Notice. Già questo basterebbe per dimostrare che – dopo un passaggio in sala che batte tutti i record (almeno come numero di spettatori, così non iniziamo a discutere se ha fatto di più Avatar o meno) – poi si può continuare senza problemi a essere visti e rivisti in tanti modi diversi. D’altronde, Avengers: Endgame dà la possibilità a tutto il mondo di vederlo in una gran varietà di modi, mentre Red Notice può essere visto solo da chi ha un abbonamento Netflix (e ovviamente ha un tetto di spettatori collegato al numero di abbonati al servizio).

ESG ricorda che Avengers: Endgame non è in esclusiva in America su Disney+, ma può essere visto anche sui canali TNT/TBS, dove è stato trasmesso 14 volte in prime time l’anno scorso. Grazie agli ascolti di questi passaggi, l’autore dà vita a questo grafico:

E poi specifica che ovviamente non sono conteggiate le visioni di chi ha registrato il film e se lo è rivisto in seguito, di chi lo vede in dvd/blu-ray e dei passaggi non prime time su TNT. Ovviamente, facile notare che si sta confrontando un anno completo di visioni di Avengers: Endgame con meno di due mesi di Red Notice (che è uscito su Netflix il 4 novembre).

A questo punto, ESG (dopo aver sottolineato quello che già dicevo in apertura di questo pezzo, ossia il problema di un confronto tra window diverse) cerca di fare un riepilogo dei risultati di tutte le window che i due film hanno affrontato (o meglio, quelle di Endgame, visto che Red Notice ne ha solo una di ‘window’, che quindi non è neanche tale).

Il primo paragone (questo permette di avere parità di condizioni ‘temporali’) è sulle ore di visione dei primi 90 giorni di Avengers: Endgame al cinema e di Red Notice su Netflix (qui grazie al fatto che il film è rimasto nelle top ten mondiali per dodici settimane consecutive, per gli ultimi sei giorni mancanti immagino che l’autore abbia utilizzato come riferimento i dati del decimo posto di quella settimana). ESG ha calcolato che dovrebbero essere stato venduti 416 milioni di biglietti, partendo dal totale di 2,8 miliardi incassati e dividendo per una media del prezzo del biglietto di 9,16 dollari per Stati Uniti/Canada e di circa 6$ per i territori internazionali (qui forse l’autore ha considerato una media internazionale troppo alta e non escluderei che il totale dei biglietti venduti in questo senso sia un po’ più alto di quanto abbia indicato, quindi con un dato ancora più favorevole per Endgame). Inutile dire che c’è una bella differenza tra uscire di casa e andare al cinema pagando un biglietto singolo e vedersi un film nel salotto all’interno di un abbonamento già pagato (opzione decisamente più semplice ed economica). In ogni caso, il risultato non ammette discussioni: 1,25 miliardi di ore per Avengers: Endgame e 444 milioni di ore per Red Notice. E non è il caso di pensare che il film Netflix aumenterà molto quel numero nei prossimi mesi, visto che uscire dalla top ten significa stare sotto i 5-6M di ore ogni settimana (e ovviamente il calo è sempre più accentuato man mano che passa il tempo).

Inoltre, ESG prova anche a fare un confronto sulle ore viste su tutte le window negli Stati Uniti (non avendo dati completi a livello internazionale). Lo fa ipotizzando gli stessi risultati streaming del 2021 anche nel 2019 e nel 2020 (discorso complicato: in quegli anni gli abbonati a Disney+ erano molti meno, ma sicuramente come ‘share’ sarà stato sicuramente più alto, visto che il film era meno ‘vecchio’). Il risultato è questo, più di sei volte tanto nel confronto:

Anche qui, si può dire che un percorso di due anni e mezzo di un film non può essere paragonato a due mesi di un altro, ma ripeto per l’ennesima volta: si conferma l’assurdità di certi paragoni.

E passiamo all’argomento che interessa tutti noi: quanti soldi ha portato un film alle casse della sua società? Discorso complesso anche qui, come vedremo, ma vale comunque la pena farlo. ESG aveva calcolato il valore dei profitti di Avengers: Endgame per Disney in 1,8 miliardi di dollari (potete leggere la sua analisi qui, già solo la fase theatrical aveva permesso di recuperare tutti i costi di produzione e P&A, fornendo un profitto di 550 milioni di dollari, da dividere con i talent che avevano diritto a percentuali sugli incassi), mentre Deadline era stata più ‘cauta’, parlando di 900 milioni.

In questo caso, peraltro, non stiamo neanche calcolando entrate come quelle del merchandising, né cose più intangibili (quanto vale un enorme successo del genere come lancio per i risultati delle future pellicole Marvel? Tanto, direi). Insomma, comunque, anche prendendo il modello meno ‘entusiasta’, Avengers: Endgame ha portato profitti per 900M a Disney.

E Red Notice per Netflix? Secondo un modello elaborato dallo stesso autore (qui maggiori informazioni in merito), Netflix otterrà 33 milioni da Netflix. Ma ESG prova anche una seconda strada: quella di basarsi sull’informazione uscita (illegalmente), secondo cui Squid Game ha un valore per Netflix di 900 milioni di dollari e da quello arriva a un risultato di 72 milioni per Red Notice (che ha fatto il 22% delle ore della serie coreana e che ovviamente è costato molto, ma molto di più in costi produttivi e di marketing).

Qui apro una parentesi io: non credo che i 900 milioni indicati da Netflix, siano una cifra di ‘profitto’ (infatti parlano di ‘impact value’), ma una metrica che utilizzano internamente per paragonare titoli diversi tra loro, magari non solo partendo dal numero di ore viste, ma anche da altri parametri (faccio delle ipotesi, magari sbagliate: quante persone hanno visto quel prodotto per primo subito dopo essersi abbonati, quanto è stato l’aumento di abbonati in quel periodo, soprattutto nelle zone in cui è andato meglio, quanti vedono pochi prodotti e hanno visto quel prodotto in particolare, che quindi è stato importante per mantenerli abbonati, ecc.). Mentre insomma Disney sa esattamente qual è stato il profitto di Avengers: Endgame al centesimo di dollaro, è impossibile poter definire un numero preciso per un prodotto che arriva su un servizio in abbonamento e che si divide l’attenzione degli spettatori con altre migliaia di titoli. Se volete la mia, in generale è semplice: non sono i prodotti a fare la forza di Netflix, ma è Netflix a dare forza ai suoi prodotti. Sì, anche Squid Game (che comunque è molto importante, così come in generale lo sono i grandi successi): pensate se fosse uscito su una piattaforma che non aveva 220 milioni di abbonati nel mondo, ma magari ‘solo’ 30 o 40 milioni e concentrati soprattutto in America. Sarebbe diventato lo stesso un fenomeno? Assolutamente no. Detto questo, considerando anche l’impact value di Netflix come profitto e quindi il risultato di 72M, c’è una bella differenza con i (almeno) 900 milioni di Avengers: Endgame.

Comunque, è importante non cadere nell’errore opposto: non significa che Netflix deve portare i suoi film al cinema con una finestra tradizionale. Su questo la penso diversamente dall’autore, che nel suo articolo sul valore di Endgame cerca di calcolare anche quanto avrebbero incassato al cinema i maggiori successi di Netflix. Lì si aprirebbero scenari molto complessi, come Netflix che mette una window ‘impegnativa’ ai suoi film (cosa che fa soltanto per titoli da Oscar e comunque con finestre intorno alle 3 settimane, mai oltre questa ventina di giorni), investe cifre importanti e in generale ‘toglie’ un po’ di valore al suo abbonato (che deve aspettare un contenuto, che prima passa in sala, e che comunque non è più in esclusiva assoluta sulla piattaforma).

Lasciando perdere questa ipotesi poco concreta e riassumiamo. Dopo tutte queste cifre, volete ancora paragonare un grande successo theatrical a un grande successo streaming? Più in generale, non vi sembra che il modello theatrical faccia fare più soldi e non sia assolutamente da abbandonare per un modello ‘esclusiva assoluta streaming’? E non vi sembra che anche semplicemente ragionare sui dati di Red Notice, faccia capire quanto sia difficile per chiunque guadagnare veramente dallo streaming?

Perché, in effetti, il problema che non è facile spiegare ai cantori de “il cinema è morto, il pubblico vuole lo streaming”, è che stiamo parlando non solo di due mezzi diversi (uno dei quali limitato a se stesso, lo streaming), ma che li stiamo valutando in due momenti storici totalmente diverse e ingannevoli. Il theatrical magari vive un momento di difficoltà e non sappiamo se tornerà ai livelli di un tempo o se produrrà meno entrate rispetto al prepandemia, così come non sappiamo il calo (piccolo/medio/grande) che subirà. Peraltro, non possiamo far finta che il calo sarà uguale per tutto il mondo, già adesso è evidente che la situazione della Cina o della Francia è ben diversa da quella degli Stati Uniti o dell’Italia.

D’altro canto, valutare oggi lo streaming è ingannevole, perché siamo in una fase in cui le società investono (e perdono) tantissimi soldi per ottenere abbonati e sconfiggere la concorrenza. Così, rendono generalmente felici chi crea il prodotto (i produttori che vengono ripagati anche per la cessione dei diritti e sostanzialmente non possono perdere, così come gli attori più importanti che ricevono cospicui assegni) e i consumatori, che sono abituati da alcuni anni a ricevere tanto contenuto per (relativamente) pochi soldi. Ma non sarà sempre così, i conti a un certo punto dovranno tornare. E allora, l’idea che tante visioni domestiche per contenuti ad alto budget siano sufficienti per parlare di un ‘successo’, verrà messa seriamente in discussione…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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