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La nuova Paramount e i problemi dello streaming

La società ha annunciato grandi investimenti e importanti contenuti per Paramount+. Wall Street ha reagito facendo crollare il titolo in Borsa. Le ragioni…

Sono stati annunciati i dati dell’ultima trimestrale 2021 di ViacomCBS e non si può dire che abbiano lasciato indifferenti.

Intanto, da mercoledì 16 febbraio, non parliamo più di ViacomCBS, ma del nuovo brand Paramount Global (o, più semplicemente, Paramount), che comprenderà al suo interno tutte le realtà più famose, tra cui Showtime, MTV, Nickelodeon, CBS e ovviamente la piattaforma streaming, Paramount+, così come la Paramount Pictures.

Finalmente, sono stati comunicati i dati della sola Paramount+, che finora invece erano inglobati in una cifra totale, che comprendeva anche gli abbonati a Showtime e altri servizi streaming a pagamento. Bene, Paramount+ è arrivata a 32,8 milioni di abbonati, con una crescita costante in questi mesi. Infatti, era partita con 16,5 milioni di abbonamenti nel primo trimestre del 2021, passata a 21,4 milioni nel secondo, a 25,5M nel terzo e appunto 32,8M nell’ultimo.

Invece, l’intero gruppo di servizi streaming ha aumentato il suo totale di abbonamenti di 9,4 milioni nell’ultimo trimestre ed è arrivato a 54M. Inoltre, aspetto fondamentale per quanto mi riguarda, l’ARPU (ossia, il ricavo medio per abbonato) è arrivato a circa 9 dollari per Paramount+, quindi ben sopra quello di Disney+ (anche solo considerando i dati americani) e non troppo lontano da quello di HBO Max (11,15$ negli Stati Uniti).

Parliamo spesso di Bundle e Paramount+ ha già annunciato il proprio Bundle ‘interno’. Permetterà di avere, entrando nella app che viene già utilizzata, anche la programmazione di Showtime, canale celebre per una serie di show importanti come Dexter: New Blood, Yellowjackets e Billions, solo per citare quelli più recenti e famosi. Va detto che questa possibilità è già una realtà per i consumatori internazionali e comunque non impedisce a chi vuole di abbonarsi esclusivamente a Showtime (che peraltro ovviamente rimane come un’opzione della tv via cavo e fa ancora numeri molto importanti su quel fronte).

I prezzi per l’accoppiata Paramount+/Showtime saranno di 12 dollari per il servizio Paramount+ base, 15 dollari per quello Premium. Inoltre, in estate verrà proposto un servizio di lancio a 9,99 dollari. Ricordiamo che Paramount+ (senza Showtime) costa 4,99 dollari con la pubblicità, 9,99 senza pubblicità.

E passiamo ai numeri economici della trimestrale. Intanto, i ricavi del quarto trimestre sono stati di 8 miliardi. I ricavi globali dallo streaming sono arrivati a 1,3 miliardi (erano poco più di 1 miliardo nel trimestre precedente) e tra questi spicca il risultato del servizio AVOD Pluto Tv, che ha portato 362 milioni in questo periodo (è veramente una delle realtà più sottovalutate del mondo, come sostiene la dirigenza di Paramount Global), arrivando a 64 milioni di utenti attivi al mese (+10M nell’ultimo trimestre).

Di sicuro, non c’è dubbio che la neonominata Paramount Global aumenterà decisamente gli investimenti nei contenuti streaming, che passeranno dai 2,2 miliardi spesi nel 2021 ai 6 miliardi nel 2024. Tuttavia, bisognerà aspettare il 2024 prima che Paramount+ possa proporre i nuovi film della Paramount e “mettersi a pari” con HBO Max e Disney+, che già propongono i nuovi titoli theatrical di Warner e Disney. Si dovrà attendere invece il 2025 (per gli Stati Uniti) per vedere tutta la serie di South Park su Paramount+, mentre i territori internazionali potranno averla a disposizione già nel 2022. Le nuove puntate della stagione 27 saranno disponibili invece sulla piattaforma in tutto il mondo dal 2024. Già quest’anno invece gli abbonati a Paramount+ potranno vedere i nuovi episodi e il nuovo film di Beavis and Butt-Head.

E non poteva mancare il Taylor Sheridan Universe, che si arricchisce di un nuovo tassello, ossia 1932, un altra serie prequel di Yellowstone, dopo che 1883 è partita benissimo (tanto che sono stati annunciati dei nuovi episodi). Ma ci sono anche altre serie ideate da Sheridan e che andranno presto in produzione (come Land Man con Billy Bob Thornton e Lioness con Zoe Saldana), così come tanti altri prodotti di brand importanti, come Spongebob, Teenage Mutant Ninja Turtles, Transformers, oltre a una seconda stagione di Halo (nonostante la prima non sia ancora stata trasmessa). In tutto questo, paradossalmente, manca su Paramount+ il gioiello della corona, ossia proprio Yellowstone, che per accordi precedenti è disponibile in streaming su Peacock. Non mi soffermo troppo sul fronte contenuti, perché preferisco concentrarmi sugli aspetti economici di questi dati, ma oggettivamente ci sono tante cose interessanti.

Così, i dirigenti di Paramount sono arrivati a un obiettivo molto ambizioso per il 2024: 100 milioni di abbonati (nota: qui non ho trovato da nessuna parte alcuna indicazione se questa cifra si riferisce alla sola Paramount+ o a tutti i servizi streaming combinati della società, presumo questa seconda ipotesi), rispetto ai 65-75 che erano stati dichiarati in precedenza.

Tutto bene insomma? Non proprio. Sebbene le previsioni per i ricavi del reparto direct-to-consumer siano di 9 miliardi per il 2024 (dai 6 miliardi previsti in precedenza), aumentano decisamente anche i costi e le perdite. Per il 2022, si prevede una perdita operativa di 500 milioni di dollari e anche nel 2023 (ma qui non sono state annunciate cifre ufficiali e precise) si rimarrà in rosso. D’altronde, anche nelle presentazioni agli investitori, veniva segnalato come i cali nel valore del “utile operativo prima di ammortamenti e svalutazioni” (“Adjusted OIBDA”) sia per il reparto “Tv Entertainment” (-73% rispetto al 2020) e per quello dei “Network via cavo” (-34%) fossero dovuti all’aumento di investimenti su Paramount+ e sugli altri servizi streaming.

Tutto questo alla fine non ha convinto gli investitori e la sfiducia generale si è vista in Borsa, dove il titolo Paramount Global ha perso quasi il 18% nella giornata di mercoledì 16 febbraio, trascinando con sé anche una realtà come AMC Network, che contemporaneamente ha perso più del 15%.

L’analista di Bank of America Jessica Reif Ehrlich ha ridotto il valore previsto per le azioni di Paramount sui 12 mesi, passando da una previsione di 52 dollari a 39 (e mentre prima consigliava di comprare, ora il suo giudizio è cambiato in “neutrale/mantenere in portafoglio”). La sua preoccupazione è che i conti del Direct-To-Consumer non andranno sotto controllo prima della seconda parte di questo decennio.

Discorso simile per gli analisti di MoffettNathanson, che si concentrano sulla crescita dei profitti e del free cash flow per raggiungere i livelli del passato. “Purtroppo, non abbiamo ricevuto informazioni che ci spingono a credere che la risposta sia positiva, almeno nel futuro prossimo”, hanno scritto.

Insomma, c’era un tempo in cui spendere per lo streaming veniva visto con favore da Wall Street. Adesso, sembra invece che anche in Borsa si siano resi conto di quanto siano onerose le guerre dello streaming e che i profitti tarderanno ad arrivare per molti dei partecipanti (e, forse, per qualcuno non arriveranno mai).

La realtà è che molte società stanno evidenziando un errore fondamentale, che non è soltanto essere arrivate in ritardo sullo streaming, ma non essere andati all in come Disney. In effetti, l’arrivo di Disney+ è stato preceduto da un lavoro straordinario (e anche molto oneroso, perché si è trattato di perdere soldi sicuri senza conoscere i risultati che sarebbero arrivati dalla piattaforma) nel recupero dei diritti dei loro contenuti, così da averli interamente a disposizione per il servizio streaming interno.

Invece, una realtà come Paramount+ si ritrova a combattere senza avere ancora a disposizione property come Yellowstone e South Park (oltre ai propri film per altri due anni!), mentre HBO Max dovrà aspettare ancora qualche anno per poter esordire in Paesi come Italia, Regno Unito, Germania e Austria (circa 220 milioni di consumatori occidentali), visto che i diritti di tanti contenuti Warner sono stati affidati a Sky fino al 2025.

Inoltre, il fatto di stringere accordi con realtà come Sky (o anche come Canal+ in Francia), sia per Showtime che per Paramount+, significa ottenere rapidamente un aumento di abbonati senza i relativi costi di marketing, ma anche entrare a far parte di un bundle di fatto, che per forza di cose non potrà mai portare a un ARPU troppo alto (fosse così semplice, tutti chiuderebbero accordi con Sky di questo tipo e non renderebbero disponibile il servizio nel mondo in forma autonoma).

Tutto questo porta a una considerazione: se dovessi scommettere punterei sul fatto che Paramount, nel giro di 2-3 anni, venga acquisita da qualche realtà importante. Si era già parlato di una fusione con Comcast, ma avrebbe creato problemi legati alla libera concorrenza. Così com’è al momento, ossia da sola, rende lo scetticismo di Wall Street comprensibile…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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