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Le piattaforme stanno uccidendo le sale?

E’ ormai un coro: i problemi dei cinema dipendono da Netflix e dagli altri servizi SVOD. Eppure, i dati non confermano questa ipotesi…

Fatto: dalla riapertura delle sale nel 2021, gli incassi sono decisamente inferiori agli analoghi periodi del 2019 (ultimo anno normale). Opinione comune: è colpa delle piattaforme streaming.

Ho sintetizzato in maniera estrema un discorso complesso, ma che i mass media italiani stanno raccontando in questo modo. E allora, come sempre, vediamo qualche dato, partendo da questa infografica (qui la versione interattiva) sul numero di abbonamenti SVOD a persona negli Stati Uniti e nei principali Paesi europei:

Nell’infografica trovate il numero di abbonati medi in ogni nazione rispetto agli abitanti totali. Se la teoria che il cinema in sala va male per colpa delle piattaforme è vera, significa che in Italia abbiamo un numero record di abbonati, giusto? Eppure, come dimostrano i dati del Digital Tv Research di ottobre (desunti tra le previsioni che fanno sul 2026 e gli aumenti che segnalano rispetto a quest’anno), non è così. Negli Stati Uniti al 2020 ci sono stati 338 milioni di abbonamenti, quindi con 1,02 abbonamenti per persona. In Europa, il Regno Unito vede 41 milioni di abbonamenti (0,61 abbonamenti a persona), la Germania 34 milioni (0,40), la Francia 24 milioni (0,35). E l’Italia? Fanalino di coda con 13 milioni di abbonamenti, quindi con un numero (basso) di 0,21 abbonamenti a persona, un quinto degli Stati Uniti, un terzo del Regno Unito. Insomma, negli Stati Uniti da anni le sale avrebbero dovuto già essere tutte chiuse, visto che ormai da loro il Mercato SVOD è molto maturo. Eppure…

Come spiegare quindi il coro assordante di chi sostiene che le piattaforme uccidono il cinema in Italia, magarì citando come ‘fonte autorevole’ “i miei amici non vanno più al cinema e rimangono a casa a vedere Netflix” (grande indagine di Mercato, complimenti)? Provo a fare alcune ipotesi:

– La prima è una pigrizia generale, adottata per altre spericolate analisi simili. Slogan accattivante e semplice e un rapporto causa/effetto (o meglio, un presunto rapporto) facile e affascinante, con il nuovo che uccide il ‘vecchio’.

– Voglia di apparire moderni e informati. Si inneggia alla forza del nuovo media per far vedere come si è aggiornati, mentre chiunque ponga dei dubbi è rimasto al ventesimo secolo ed è un retrogrado che non ha capito la rivoluzione (che esiste, ma non deve necessariamente cancellare tutto quello che esisteva prima). Anche questo, molto efficace nella comunicazione, soprattutto per chi non cerca dati affidabili, ma slogan.

– Un capro espiatorio fa comodo a tutti. C’è un intero sistema industriale che deve decidere che strade prendere e che nel farlo rischia di provocare grossi danni. Se diciamo tutti “è colpa di Netflix, non possiamo competere con questi giganti”, qualsiasi fallimento del cinema in sala non dipende da noi, ma dai miliardi di Reed Hastings. Comodo…

C’è poi il solito problema di confondere mele e pere, in questo caso delle realtà molto diverse e che hanno obiettivi assolutamente differenti (in primis, consumo culturale a casa contro consumo culturale fuori casa). Vi propongo il seguente scenario (un po’ rozzo e ovviamente estremizzato, ma seguitemi) per capire meglio cosa intendo.

Una coppia passa la sera a casa quasi tutto il mese a vedere quello che gli propongono Netflix e Amazon Prime, ma due volte al mese va al cinema. Dieci anni fa, questi spettatori vedevano solo tv generalista e andavano sempre al cinema due volte al mese. Chi è il danneggiato in questo scenario? E’ evidente che il problema ce l’hanno le tv generaliste e (guarda caso) i numeri ufficiali lo confermano, considerando che a ottobre le tv generaliste hanno perso 2,5 milioni di spettatori in prima serata.

Insomma, se una persona passa la maggior parte del suo tempo a casa, non è un problema della sala. Lo è invece cosa fa quando decide di uscire, se insomma preferisce andare al ristorante o a fare sport piuttosto che vedere un film sul grande schermo. In questo senso, mi ricorda quando tutti, 15-20 anni fa, dicevano che la pirateria avrebbe ucciso il cinema in sala, mentre era evidente che avrebbe ferito mortalmente l’home video (e infatti…).

La realtà è che ormai basta pochissimo per diventare uno spettatore di cinema superiore alla media italiana. In effetti, nel 2021 sono stati staccati 17,3 milioni di biglietti (il buon Michele Casula di Ergo Research stima che provengano da 12 milioni di italiani). Quindi, se domani va al cinema (anche solo per un unico film) una persona che quest’anno ancora non lo aveva fatto, supera decisamente la media, che al momento è inferiore a 0,3 biglietti comprati da ogni italiano (insomma, al momento con un biglietto comprato ci si può vantare di essere di tre volte superiore al livello medio). Semplicemente, la possibilità che ha la sala di chiedere un ‘premium price’ (premium si fa per dire, vi risparmio la mia solita tiritera sul fatto che il prezzo del biglietto in Italia è basso, anche se è ancora così) non è confrontabile con chi vede a casa un contenuto all’interno di un abbonamento.

Inoltre, già in passato analisi importanti avevano evidenziato che molti appassionati vedono molti film e serie in tanti modi diversi, mentre chi non va mai in sala è meno propenso ad avere abbonamenti (che fossero per Sky o una piattaforma). Insomma, anche se non abbiamo dati precisi a riguardo, è molto probabile che un abbonato Netflix vada al cinema più di chi non è abbonato a questa piattaforma (e – ripeto – quest’anno ci vuole proprio poco per stare sopra la media).

Proviamo a riassumere. Io non dico che non ci siano persone che abbiano deciso di passare più tempo sulle piattaforme e abbiano limitato/annullato le loro visioni in sala. Ci saranno sicuramente, ma i dati sul numero di abbonamenti nei Paesi occidentali indicano come in generale sia assolutamente da escludere un rapporto diretto e inverso del tipo “più abbonamenti alle piattaforme significano automaticamente meno visioni in sala”. Anzi, se volessimo per forza trarne un rapporto causa/effetto (cosa che io mi guardo bene dal fare, visto che la situazione è complessa e i fattori sono ben di più che il perentorio ‘sala contro piattaforma’), avremmo più facilità a dimostrare che gli abbonati alle piattaforme vanno di più al cinema. Lo so, tutto questo articolo non si riassume in uno slogan facile e che permette di apparire ‘esperti’ che hanno ‘capito’ cosa succede e che futuro ci aspetta. Ma quando la realtà è complessa, le risposte facili sono pericolose…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.

2 thoughts on “Le piattaforme stanno uccidendo le sale?

  1. Complimenti, ottima analisi! Nel nostro cinema in ottobre abbiamo raggiunto i numeri di ottobre 2019. C’è voglia di cinema! E confermo che da abbonato a diversi servizi di streaming, io stesso amo andare al cinema alcune sere alla settimana, quindi paradossalmente sono portato a credere che siano proprio gli abbonati ai servizi on demand che poi vanno ANCHE al cinema.

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