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Quanto conta Cannes per il botteghino italiano?

E’ ancora l’appuntamento più prestigioso per il Festival e il Mercato. Ma quanto incide un passaggio a Cannes sul box office?

Non c’è dubbio che l’attenzione mediatica verso il Festival di Cannes sia ancora molto alta. Ma questo si traduce anche in incassi importanti? E questa manifestazione è in grado in particolare di lanciare nuovi autori e di attirare il pubblico in sala?

Domanda complicata, ma proviamo a dare una risposta. Iniziamo con l’infografica (qui la versione interattiva) con i risultati dei film italiani negli ultimi cinque anni:

E’ decisamente un’infografica con dei risultati molto variegati, a dimostrazione di un concetto molto semplice: contano più i registi e il loro rapporto con il pubblico rispetto a quanto possa essere importante Cannes.

Non è certo servito molto Cannes per Mia madre di Nanni Moretti, che ha rappresentato uno dei suoi risultati peggiori negli ultimi tempi, anche per via di un argomento complicato e difficile come la morte. Emblematico invece il dato di Lazzaro felice, che conferma come a un certo punto il pubblico non è molto interessato neanche a un titolo premiato, se trova ostico il tipo di cinema proposto.

Se almeno la situazione dei titoli che passano in concorso può essere letta con una certa facilità, non si può dire lo stesso di tutti i film che sono stati presentati a Cannes nelle sezioni collaterali. Come vedrete, abbiamo fatto due medie: una con il risultato de La pazza gioia, l’altra senza. La differenza è che il film di Virzì, con il suo ottimo risultato, permette di avere una media doppia rispetto a quella che si avrebbe considerando solo gli altri titoli. Ovvio che anche qui un autore importante come Bellocchio (Fai bei sogni) o una commedia in grado di allargare il pubblico oltre i cinefili duri e puri come Troppa grazia possono fare la differenza.

Un’annata interessante è stata invece il 2017, con sei titoli nostrani presenti nelle varie sezioni. Se escludiamo Fortunata di Castellitto, che ovviamente faceva percorso a sé, la media degli altri cinque titoli (Sicilian Ghost Story, L’intrusa, Dopo la guerra, Cuori puri e A ciambra, quest’ultimo film anche diventato il candidato italiano all’Oscar) è di circa 150.000 euro. Veramente troppo poco. Così come quattro titoli italiani che passano a Cannes e non arrivano neanche a 100.000 euro sono inquietanti.

Passiamo invece ai film che vincono la Palma d’oro. Avevamo già analizzato questo aspetto due anni fa (e potete fare riferimento a quell’articolo per un’analisi variegata), ma adesso lo ampliamo agli ultimi vent’anni con questa infografica (qui l’interattiva):

Il calo è evidente anche in questo caso, con un crollo avvenuto già nel periodo 2009-2013 e confermato nei cinque anni successivi. Di sicuro c’è anche una certa difficoltà di alcuni titoli, non semplici per il pubblico. Manca sicuramente, insomma, il titolo in grado di conquistare una platea più ampia, anche solo grazie alle sue star (è sicuramente il caso di The Tree of Life). Ma più probabilmente, sta iniziando a mancare (anche per via di certe pellicole indigeribili, che fanno perdere voglia di andare al cinema) un pubblico curioso e interessato a scoprire cose nuove. A maggior ragione, forse converrà ragionare sull’importanza che diamo a eventi come Cannes: sono realmente importanti? E soprattutto, per chi, forse sempre di più per un pubblico di addetti ai lavori?

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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