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Barnier: dalla UE un invito alla riforma del diritto d’autore

Il Commissario europeo considera non più appropriata una normativa risalente al 2001, che non tiene in considerazione le ultime innovazioni tecnologiche e i nuovi canali di sfruttamento delle opere dell’ingegno. E auspica un equilibrio tra tutela dei diritti e limitazione degli stessi, mantenendo come priorità quella di garantire il giusto ruolo e riconoscimento a coloro che investono nel settore.

Lo scorso 7 novembre il Commissario europeo Michel Barnier, nella sua qualità di responsabile del dipartimento relativo al Mercato interno e Servizi finanziari, ha puntualizzato gli obiettivi che intende perseguire nel settore della proprietà intellettuale. Il copyright rientra infatti tra le materie che, nel rispetto del mandato del Commissario, devono essere riformate nell’ottica di creare un unico mercato ed eliminare frammentazioni che, non da ultimo a livello economico, sono dannose sia per i cittadini, sia per le industrie.

Dal discorso del Commissario si evince come la Direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, detta “Sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessi nella società dell’informazione” e risalente al 2001, non sia più adeguata a regolare quelli che Barnier ritiene i punti essenziali della sua “missione”: garantire il maggior accesso possibile ai contenuti; riconoscere equi compensi ai creatori degli stessi e incentivi a chi li produce; garantire, infine, sicurezza nel loro sfruttamento. L’avvento dell’era digitale ha infatti reso il provvedimento inadeguato: per quanto la Direttiva 2001/29/CE regoli i principali diritti patrimoniali d’autore e connessi sulle opere dell’ingegno, sarebbe opportuna una riforma della stessa che le permetta di comprendere i nuovi mezzi, canali e modalità di sfruttamento dei contenuti che lo sviluppo e le novità tecnologiche hanno introdotto.

Nel corso degli anni la Commissione Europea, proprio in conseguenza delle innovazioni tecnologiche, è già intervenuta in materia con diversi strumenti normativi, tra i quali ricordiamo prima di tutto la Direttiva 2004/48/CE. Conosciuta come Direttiva Enforcement, con tale provvedimento si è cercato di introdurre alcune misure, procedure e mezzi per assicurare il rispetto della proprietà intellettuale, ed è stato attuato nel nostro Paese con il D.lgs n. 140/2006 che, modificando la Legge sul diritto d’autore n. 633/1941, ha regolato alcune tutele processuali in favore dei danneggiati dalle violazioni e il risarcimento del danno. Da segnalare anche la Direttiva 2011/77/UE “Concernente la durata di protezione del diritto d’autore e di alcuni diritti connessi”, che deve essere recepita dagli Stati Membri entro il 1 novembre 2013 e che ha subito nel tempo diverse modifiche (la precedente era la 2006/116/CE). Il suo obiettivo, è quello di armonizzare anche la durata dei diritti connessi al diritto d’autore e quindi quelli spettanti agli artisti, interpreti, esecutori e produttori di fonogrammi. Il tutto nel tentativo di garantire maggiore certezza nei diritti sui contenuti e quindi sulla loro circolazione e sfruttamento.

Anche la recente adozione, da parte della Commissione, della Direttiva sulle c.d. “opere orfane” (il nostro articolo a questo link) rappresenta solo una parziale attuazione degli obiettivi del Commissario, in particolare quello di garantire, per usare le parole di Barnier, una “seconda vita” a quelle opere che non hanno avuto una distribuzione in quanto non è stato possibile identificarne i titolari dei diritti.

La legge italiana sul diritto d’autore risale al 1941 (il testo a questo link) e le varie modifiche ed integrazioni che ha subito, in attuazione anche delle varie Direttive emanate dalla Commissione Europea, l’hanno adeguata solo parzialmente, e in maniera frammentata, alle continue novità del mercato digitale. La mancanza di una riforma organica, che regoli in maniera uniforme la creazione come l’utilizzazione dei contenuti, sta penalizzando sempre di più tutti i soggetti coinvolti. Una norma che regola un settore così importante per l’economia del Paese andrebbe infatti rivista in maniera omogenea sia dal lato dei contenuti, e quindi degli autori e produttori, sia dal lato degli utilizzatori  e quindi dello sfruttamento e della tutela delle creazioni.

Tornando alla dimensione europea, un altro limite all’accesso ai contenuti viene individuato dal Commissario nella territorialità del diritto d’autore e nella complessità delle licenze di sfruttamento che Barnier auspicherebbe in forma multi-territoriale. Sempre attraverso le licenze vorrebbe raggiungere un equilibrio tra tutela dei diritti e limitazione degli stessi, mantenendo come priorità quella di garantire il giusto ruolo e riconoscimento a coloro che investono nel settore. Infine viene ribadita da Barnier la necessità di eliminare tutti quei modelli di business che si basano sostanzialmente sulla violazione del diritto d’autore. Il Commissario individua nella collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nella creazione, produzione e sfruttamento dei contenuti un sistema per trovare soluzioni pragmatiche a problematiche piuttosto complesse. Obiettivi quindi molto ambiziosi, per raggiungere i quali certamente il tavolo del confronto è indispensabile, in ragione anche dei molteplici interessi in gioco.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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