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Il futuro del cinema d’Essai, la tavola rotonda agli Incontri di Mantova 2011

Proseguono in questi giorni gli Incontri del Cinema d’Essai a Mantova, ormai giunti alla loro XI° edizione. Ieri si è tenuta un’interessante tavola rotonda dal tema “Essai Domani: Innovazione, incentivi, mercato” moderata da Laura Delli Colli, Presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani. Al dibattito hanno partecipato Mario Lorini (Presidente FICE), Nicola Borrelli (Direttore generale…

Proseguono in questi giorni gli Incontri del Cinema d’Essai a Mantova, ormai giunti alla loro XI° edizione. Ieri si è tenuta un’interessante tavola rotonda dal tema “Essai Domani: Innovazione, incentivi, mercato” moderata da Laura Delli Colli, Presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani.

Al dibattito hanno partecipato Mario Lorini (Presidente FICE), Nicola Borrelli (Direttore generale Cinema MiBAC), Massimo Zanello (Sottosegretario al cinema della Regione Lombardia), Riccardo Tozzi (Presidente Anica), Filippo Roviglioni (Presidente sezione distributori Anica).



È stato Mario Lorini a tenere l’intervento introduttivo. Inizialmente ha ricordato l’obiettivo principale, che è mantenere e fortificare il ruolo strategico della sala cinematografica ed è sempre più realizzato grazie agli interventi di Anica, Direzione Cinema e delle Regioni.

Il mercato cinematografico tuttavia sta subendo repentini e radicali cambiamenti, che colpiscono in primo luogo il settore d’essai, un esercizio sparso per tutto il territorio a cui corrisponde il 22% circa delle sale italiane. Il momento di profonda crisi sta colpendo anche il cinema: gli incassi sono in calo del 9% in media e gli spettatori di circa il 6% rispetto all’anno precedente, percentuale che purtroppo sfiora il 10% nelle sale d’essai (addirittura il 15% se si considerano solo i film d’essai).

La crisi inoltre, continua Lorini, rende ancora più difficile affermare le richieste congiunte che il mondo del cinema d’essai sta rivolgendo alle istituzioni. Una delle emergenze attuali riguarda la digitalizzazione totale degli schermi, vista la volontà ferrea delle major di abbandonare la pellicola entro il 2013 e passare interamente ad una distribuzione di tipo digitale.
Il rischio più grave a cui si può andare incontro è quello di un mercato a doppia velocità, con da una parte i due grandi circuiti (che ovviamente non faticheranno a trovare i fondi per la digitalizzazione completa dei propri schermi) e dall’altra le piccole e medie imprese che non hanno le risorse per provvedere autonomamente all’acquisto degli impianti. Una soluzione sarebbe l’introduzione della cedibilità del credito di imposta, ma attualmente è una soluzione non operativa ma che garantirebbe una ventata di respiro finanziario a condizione vantaggiose.

Per questo Lorini afferma che il Ministero e la Direzione Generale Cinema devono svolgere un ruolo fondamentale di impulso e coordinamento, mentre le Regioni devono provvedere alla valorizzazione a livello locale del parco sale in un’ottica di investimento per lo sviluppo del territorio e di rilancio di un’attività culturale essenziale per la vivibilità dei centri urbani.

Si è rivolto infine anche ai distributori, chiedendo condizioni più congrue alle realtà minori rispetto a quelle subite recentemente, che possono andare bene per i due grossi circuiti nazionali ma che rischiano di stroncare ulteriormente le sale d’essai. Non si rivendica il diritto di “pagare meno”, ma si chiede semplicemente che il prodotto film sia sfruttato meglio. Con l’avvento del digitale Lorini si auspica che prima o poi si esca da logiche di rapporti e di esclusiva e si possa andare verso la “multiprogrammazione” (possibilità per le piccole sale di programmare diversi film nell’arco della giornata) differenziando l’offerta.
Certamente una maggiore apertura al dialogo contribuirebbe ad alleviare le sofferenze dei cinema di città con beneficio reciproco delle parti.

Ha proseguito Nicola Borrelli della Direzione Cinema, che in larga parte ha condiviso le parole di Lorini. Il ruolo di supporto del Ministero è importante ed essenziale, ha ricordato, ma allo stesso tempo è necessario valutare le sale come tutte le imprese sulla base dei ricavi.
Lo stato del cinema autoriale si basa sugli incassi ma anche sulla varietà di genere e di tipologie di pubblico. Per migliorare entrambi i fattori bisogna innanzitutto trovare ed attirare gli spettatori, soprattutto i più giovani, nelle sale d’essai.
Già con il prossimo decreto sviluppo si spera di poter reperire ulteriori risorse, anche perché secondo Borrelli la questione della digitalizzazione è davvero cruciale: si parla di vita o morte delle sale d’essai.

Alcune regioni si stanno muovendo perfettamente, con interventi complementari che si integrano perfettamente con quelli statali. Tra queste vi è la Lombardia, e il sottosegretario Massimo Zanello ha ricordato di essere tra le prime regioni in assoluto ad essersi mossi rispetto al problema.
La collaborazione con Agis è ottima e il bando è già giunto alla terza edizione: gli strumenti ci sono e devono essere resi più integrati e l’obiettivo per i prossimi anni è quelli di far arrivare nuovi fondi per gli operatori.

Riprendendo la parola Lorini ha ricordato che su 3870 sale italiane circa 1004 schermi sono digitali, ma solamente 200 di essi sono sale d’essai. Il gap è destinato a crescere se il sistema a doppia velocità dovesse mantenersi .

Si è collegato alle sue parole Riccardo Tozzi, il cui intervento ha assunto un carattere ancor più allarmistico. Secondo il presidente di Anica ci sia sta muovendo e coordinando bene, ma i classici “tempi biblici” all’italiana non ce li si può più permettere in questo caso. Bisogna aumentare la velocità e trattare la questione della digitalizzazione con estrema urgenza ed obbligare le amministrazioni a muoversi.

Sarà essenziale accedere ai fondi europei, a cui gli italiani troppe poche volte hanno fatto affidamento. Le risorse ci sono, devono solo essere razionalizzate perché non necessariamente devono pervenire nuovi introiti per risolvere il problema.

Si è poi soffermato sulla questione delle sale di città. Secondo Tozzi la salute del cinema italiano è sempre derivato dalla sua varia offerta, e una componente importante è sempre stato il cinema d’autore che deve necessariamente passare dalla sala di città.
Il problema è che esse vengono a mancare con frequenza sempre più elevata (ha fatto esempi di alcuni quartieri di Roma e Milano). Il pubblico quindi, più che diminuire semplicemente sta traslando. “Non si può aumentare la fetta (del cinema d’essai), deve aumentare la torta” ha dichiarato Tozzi, e quindi deve essere ricostruito necessariamente il tessuto delle sale di città.

I grossi multiplex sono centri di attrazione per il pubblico, e sono particolarmente accessibili e aumentano i loro ricavi con la vendita di altri prodotti. Anche le sale di città devono diventare imprese con una loro economicità: si deve attirare il pubblico, si deve associare la vendita di altri tipi di prodotti, ci devono essere sgravi sulle tariffe ma allo stesso tempo ci deve essere una “facilitazione del contesto”. Troppo spesso i numerosi limiti imposti al traffico nei centri urbani spingono gli spettatori a recarsi nei multiplex di periferia in quando maggiormente accessibile. Per Tozzi la chiusura totale dei centri urbani rischia di provare la morte degli stessi, anche se allo stesso tempo, come ricorda Zanello, gli stessi centri sono sempre meno zone residenziali rispetto al passato. Sarebbe quindi necessario aprire nuove sale di città nei nuovi quartieri residenziali in modo che diventino un punto di riferimento ed un centro di aggregazione.

In sostanza vi è stata grande concordanza ed integrazione tra le varie parti intervenute, che certamente devono agire con sinergia in questo cruciale momento. L’azione deve avvenire su più fronti: risolvere la questione della digitalizzazione delle sale prima che il mercato assuma un irrevocabile caratteristica a doppia velocità, sostenere e credere nella sala cittadina d’essai come vero centro culturale e non solo luogo di proiezione di pellicole, attirare nuovi spettatori (soprattutto i giovani) creando nuovi canali di comunicazione e diversificando sempre più l’offerta.

Fonte: Cineguru

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