E’ stata una trimestrale positiva per Netflix e che conferma come la crescita iniziata con la decisione di bloccare la condivisione delle password non si è ancora interrotta, anche se è chiaro che non può durare per sempre.

In ogni caso, Netflix ha migliorato i suoi numeri grazie a 8 milioni di abbonati in più nel secondo trimestre (nel primo erano state 9,3M le aggiunte agli abbonamenti), quando le aspettative erano di 4,7 milioni, superando decisamente quanto ottenuto nel secondo trimestre 2023 (5,9M di abbonati in più). Insomma, la crescita continua e sempre con numeri alti, come potete vedere nell’infografica qui sotto:

Anche i ricavi sono stati (leggermente) migliori del previsto, arrivando a 9,559 miliardi (+17%), così come il margine operativo (27%, un anno fa era il 22%). Questo ha portato a previsioni sull’intero 2024 leggermente migliori, con una crescita dei ricavi tra il 14 e il 15% (in precedenza era stimata al 13-15%) e un margine operativo del 26% (prima era il 25%).

E allora, perché il titolo è leggermente in calo nelle contrattazioni dopo la chiusura dei Mercati? La ragione è semplice, Netflix ha annunciato di aspettarsi ricavi in aumento del 14% per il terzo trimestre 2024 (quindi, una crescita minore rispetto a questo secondo trimestre) e un tasso di crescita degli abbonati inferiore a quanto fatto segnare nell’analogo periodo del 2023. Inoltre, l’ARPU, il ricavo medio per abbonato rimarrà stabile (insomma, non crescerà) nel prossimo trimestre.

A questo è collegato il problema per cui le zone in cui si cresce di più come numero di abbonati sono anche quelle con l’ARPU più basso. Per esempio, questo trimestre la regione con il maggior incremento di abbonati è stata l’APAC (Asia del Pacifico) con 2,82 milioni, ma è anche quella con un ARPU da 7,17 dollari (la zona UCAN, Stati Uniti e Canada, ha un ARPU di 17,17 dollari).

Una situazione da risolvere ancora è relativa alla versione con pubblicità, che chiaramente non sta crescendo come sperato, né come numero di abbonati né come aziende interessate a promuovere i loro prodotti (e a pagare CPM alti, visto che l’azienda ha dovuto diminuire le pretese rispetto a quello che chiedeva inizialmente). Come è sempre successo finora, si ha difficoltà ad avere dati assoluti e si parla di “un aumento della versione con pubblicità del 34% rispetto al primo trimestre” e che questa opzione “ormai rappresenta il 45% dei nuovi abbonamenti nei territori in cui è disponibile”. E non è neanche stato fornito un aggiornamento sul numero di Utenti mensili attivi (metrica discutibile, ma è quella che Netflix utilizza), che a maggio era di 40 milioni.

Così, non sorprende che si dica esplicitamente che questa opzione non fornirà un contributo significativo ai ricavi dell’azienda prima del 2026. Questo significa che Netflix si trova a dover riflettere se spingere con decisione sull’opzione con pubblicità, che sicuramente al momento non porta ricavi importanti, neanche rispetto alla versione senza pubblicità più economica.

Infine, nella lettera agli azionisti, Netflix ha confermato che non parteciperà a bundle con altre piattaforme come Max o Disney+, che recentemente hanno annunciato piani proprio per vendere questi streamer (e Hulu) in un pacchetto scontato. D’altronde, Netflix è ormai diventata la piattaforma indispensabile, quella con il minor tasso di churn e non si capisce perché dovrebbe ‘aiutare’ la concorrenza ad aumentare i propri numeri. Continueranno invece gli accordi con gli operatori di Pay Tv e di telefonia mobile, come già sapevamo da recenti accordi con Verizon e Comcast…