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I risultati dello sciopero degli attori

Come capitato con gli sceneggiatori, la valutazione del nuovo contratto concordato tra SAG, il sindacato degli attori, e AMPTP, che mette assieme i produttori, è veramente complessa…

Due settimane fa, la conclusione dello sciopero degli attori a Hollywood ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Ma vediamo quello che è stato ottenuto (e invece quali obiettivi non sono stati raggiunti).

Per quanto riguarda i minimi, non c’è dubbio che il fatto di avere un aumento del 7% già dal primo anno sia una vittoria, anche considerando che registi e sceneggiatori si sono dovuti accontentare del 5% (almeno, i registi non hanno dovuto fare neanche un giorno di sciopero per ottenerlo, per gli sceneggiatori non si può dire che sia valsa l’attesa invece).

Sulla AI, non sembra che ci siano stati progressi così enormi. Non mi sentirei di farne una colpa, come ho letto in giro, ai responsabili della SAG, visto che è una materia talmente complicata e piena di lati ancora oscuri, da non poter dar vita a soluzioni facili. E continuo a pensare che tutto il discorso dell’intelligenza artificiale sia un problema generale della nostra società, non di una specifica categoria legata all’audiovisivo. Nello specifico, comunque, è stato interessante vedere le norme di protezione soprattutto per le comparse. Ma mi chiedo: non spingeranno le produzioni semplicemente a fare come negli ultimi vent’anni per le scene di massa dei grandi blockbuster, ossia utilizzando la CGI?

Per quanto riguarda i residuals sui successi delle piattaforme dello streaming, apparentemente le condizioni sono identiche a quelle ottenute dagli sceneggiatori: si ottengono quando un film o una serie vengono visti da almeno il 20% degli abbonati allo streamer. Tuttavia, è diversa la formula di condivisione di queste entrate, visto che il 75% arriva esclusivamente agli autori di quei prodotti (e si dice che la somma totale sia decisamente maggiore rispetto a quella che va agli sceneggiatori) e il 25% va a finire in un fondo che, secondo il sindacato, lo suddividerà su un gruppo maggiore di attori di serie streaming rispetto al consueto (i dettagli non sono ancora stati spiegati). Speriamo sia effettivamente così e che tutto funzioni bene.

Tuttavia, la richiesta iniziale del sindacato degli attori di voler avere una fetta dei ricavi delle piattaforme, con una percentuale su ogni abbonato (prima è stato chiesto il 2%, poi l’1%, per poi passare a una cifra fissa, che la SAG aveva dichiarato essere di 57 centesimi a consumatore iscritto alla piattaforma), era già molto discutibile e ingenua (infatti, non ha portato a nulla). la richiesta di calcolare il successo in base ai dati di Parrot Analytics (che monitora sostanzialmente l’interesse online verso i prodotti, ma non è assolutamente in grado di rilevare gli ascolti) è invece un caso di analfabetismo, che non è tollerabile quando si ha a che fare con la vita delle persone il cui lavoro viene fermato (e si ritrovano senza mezzi di sostentamento), sia che si tratti degli attori stessi che dei tanti lavoratori delle troupe che sono disoccupati (e non per loro scelta).

Una critica assolutamente fondata fatta dai responsabili della SAG è la difficoltà nelle trattative con gli intermediari e la necessità di avere a disposizione, fin dall’inizio, i maggiori CEO coinvolti. Questo ha portato a estremi (e non necessari) ritardi. Si presume che eventuali, future trattative (a cominciare da quelle che l’anno prossimo vedranno impegnata la AMPTP con i rappresentanti delle troupe) verranno condotte da chi veramente può prendere decisioni.

Ma, in generale, mi chiedo: per cosa si festeggia? E’ ormai chiaro che si produrrà decisamente di meno e con meno soldi per singolo prodotto medio. Leggo per esempio da questo articolo sugli assistenti degli sceneggiatori televisivi quanto sia difficile e complicata la loro vita, soprattutto perché non sembra avere grandi prospettive di cambiamento, e si rischia di rimanere a lungo nella stessa posizione, che un tempo sarebbe stata affidata soltanto a chi era entrato da poco nel mercato del lavoro. E c’è chi sostiene che il numero di serie prodotte diminuirà del 50% (mi sembra un po’ eccessivo, ma non certo folle). Insomma, gli attori vedranno aumentare i loro compensi per singolo lavoro. Ma, temo proprio, mediamente vedranno ridotte le occasioni di lavoro…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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